L’attivista Marie Claire-Graf al Monte Verità

Soprannominata la Greta Thunberg della Svizzera, l’attivista per il clima e le questioni di genere Marie-Claire Graf domenica 8 maggio alle 11.00 sarà ospite all’Auditorium Monte Verità. Classe 1996, nata a Gelterkinden nel Canton Basilea Campagna, Marie-Claire Graf è cofondatrice del movimento Sustainability Week International ed è attiva nell’ambito dei Fridays for Future. La giovane attivista è inoltre alla guida di diverse associazioni e movimenti dedicati al clima, allo sviluppo sostenibile, ai diritti dei giovani e delle donne. Grazie al suo lavoro, ha ottenuto diversi premi e riconoscimenti, come lo Youth Climate Champion delle Nazioni Unite in Svizzera. Sarà in dialogo con la giornalista Natascha Fioretti. L’evento è organizzato in collaborazione con Congressi Stefano Franscini – ETH Zurigo.


Se le opere nascono dal cestino dei rifiuti

Al Monte Verità l’artista Enrica Borghi e la giovane attivista Marie-Claire Graf riflettono sulle questioni ambientali
/ 02.05.2022
di Ada Cattaneo

Il mondo dell’arte, più di altri, è da tempo sensibile alle questioni ambientali. Anzi, si può affermare che il cambiamento climatico sia, negli anni recenti, fra le tematiche più sentite e più percorse dagli artisti. Questo interesse ha radici profonde: basti pensare alle riflessioni nell’ambito della Land Art emerse sul finire degli anni Sessanta o a quelle dell’artista tedesco Joseph Beuys, di poco successive. Nella stringente attualità, la linea di ricerca più sviluppata è quella che si avvale dell’arte quale mezzo per sensibilizzare il pubblico ai temi ambientali. Le esperienze più significative sono però quelle di artisti che hanno deciso di travalicare il loro consueto ambito di azione e si sono impegnati in progetti di concreto sforzo verso la sostenibilità. È emblematico il caso di Olafur Eliasson, con lavori come Ice Watch dedicato allo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia, o quello di Tomás Saraceno, che ha fondato insieme al MIT di Boston la comunità interdisciplinare Aerocene per lo sviluppo di nuovi e più sostenibili stili di vita.

Qualcuno commenterà sprezzante che non sarà certo l’arte a salvare il mondo, ma quantomeno gli artisti ci stanno provando con fermezza e l’occasione per parlarne è data da Giardini in Arte che ha organizzato un weekend dedicato alla riflessione sul tema. Il 7 maggio alle 17.00 si inaugura la personale di Enrica Borghi, artista che oggi vive e lavora sulle colline del lago d’Orta, e da sempre utilizza il recupero dei materiali quale modalità creativa per dare vita alle proprie opere che saranno in mostra al Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona e al Monte Verità.

Enrica Borghi in questa intervista ci racconta le tematiche che più la impegnano, della genesi dei suoi progetti creativi e degli artisti che più l’hanno ispirata in questo percorso fra arte e ambiente.

Può descriverci gli interventi artistici che presenterà ad Ascona?
Molecole d’Acqua, questo il nome della mostra, nasce da una collaborazione sinergica con l’Accademia di Belle Arti di Venezia, nello specifico con il direttore Riccardo Caldura. Il tema affrontato è quello dell’acqua, come se fosse vista attraverso una lente di ingrandimento. Parliamo quindi di alghe, molecole, forme batteriche primordiali, conchiglie e forse fossili. L’acqua quindi come collegamento. Qui ad Ascona e al Monte Verità, da sempre sensibile alle tematiche della natura e dell’ambiente, a ricordarcelo c’è anche il lago. Acqua, quindi, come bene comune da salvaguardare, ma anche luogo di processi fluidi.

Con quali materiali ha lavorato? Quali ragioni sottendono alla scelta di questi medium?
Il materiale che ho utilizzato e che mi accompagna da ormai venticinque anni di sperimentazioni è quello delle bottiglie e dei flaconi in plastica, nello specifico P.E.T.
Un materiale che connotiamo come «nocivo» e strettamente legato alle problematiche dell’inquinamento ambientale. Questo materiale mi interessa perché ha in sé delle caratteristiche molto interessanti dal punto di vista estetico: deformabile con il calore e sezionabile con una lama. Appartiene inoltre alla nostra quotidianità.
Le mie opere nascono da questo, proprio da questa indagine: uno studio che a volte si trasforma in discarica e a volte diventa prezioso come una gioielleria. Sono opere che nascono dal cestino dei rifiuti, da quello che io getto quotidianamente e quello che la società ritiene non abbia più valore. La mia ispirazione deriva dal fatto che io stessa a volte mi sento rifiuto in una società che non lascia spazio visibile allo «scarto».

Qual è stata la genesi di queste sue esperienze artistiche, sviluppatesi in anticipo rispetto alle attualissime riflessioni a livello internazionale sulla sostenibilità?
Il mio lavoro nasce negli anni Novanta. Iniziava allora l’attenzione per la raccolta differenziata dei rifiuti. Il «Decreto Ronchi», del 1997, è stata la prima legge a occuparsi di smaltimento differenziato dei rifiuti in Italia, con normative europee. La mia ricerca inizia proprio in questi anni, ma le mie motivazioni partono da alcune considerazioni molto personali sul tema del rifiuto. Da una parte quindi si colloca l’interesse «ecologico», in particolare con il mito di un artista come Joseph Beuys, che se n’è ampiamente occupato già negli anni Settanta. Dall’altra si colloca poi la questione di agire come artista donna in un contesto culturale ancora maschile. Da ultimo, non si può certo ignorare l’aspetto consumistico della nostra società.

Quale può essere, a suo modo di vedere, il ruolo di un’artista nel dibattito sul cambiamento climatico?
Credo che l’arte abbia il compito di porsi come «conduttore» di messaggi legati alla società. Occuparmi con costanza di questi temi significa per me sottolineare in modo continuativo questa problematica, oggi più che mai urgente e attuale. Non è quindi solo una denuncia e una riflessione sull’entità e sull’impatto dei nostri scarti, ma è anche una proposta per riappropriarsi di questi materiali, in vista di una giusta riconversione di essi, nel rispetto dell’ambiente. Credo che si tratti della nostra società in generale e del passaggio di testimone alle generazioni future.