Dove e quando

Musée de Gustave Moreau. 14, rue de La Rochefoucauld, Parigi. Me-lu 10.00-18.00.

www.musee-moreau.fr

(Hartl-Meyer)

Moreau l’alchimista

Case Museo/6 ◆ Viaggio tra la pittura, i sogni e la dimora del pittore francese
/ 21.11.2022
di Gianluigi Bellei

Per cercare di capire le opere di Gustave Moreau bisogna prima leggere À Rebours di Joris – Karl Huysmans (Parigi, 1848-1907) l’autore che ha contribuito fortemente alla «vittoria del Simbolismo sul Naturalismo», come scrive Carlo Bo. Huysmans racconta la storia dell’aristocratico Jean Des Esseintes il quale disgustato della vacuità della vita parigina sceglie di isolarsi fuori città, in una sorta di annullamento della realtà, all’interno di un sogno. Des Esseintes cerca di sottrarsi a «un’odiosa epoca di tangheri indegni» creando una sua immaginaria collezione di dipinti realmente esistenti di autori come Odilon Redon, Rodolphe Bresdin, il lugubre, veemente e selvatico incisore olandese Jan Luyken e appunto Gustave Moreau che lo faceva andare in estasi. Nel libro diverse pagine sono dedicate a due dipinti dell’artista: Salomé e L’Apparition. In quest’ultimo di Salomè scrive: «Una gorgiera le serra la vita come un corsaletto e, come un superbo fermaglio, un gioiello meraviglioso dardeggia i suoi lampi nella divisione dei seni… Infine sul corpo rimasto nudo, fra la gorgiera e la cintura, il ventre si inarca, inciso da un ombelico la cui fossa sembra un sigillo di onice, dai toni lattiginosi, dalle tinta di rosa di unghie».

Moreau (1826-1898) parimenti ai grandi visionari di inizio Ottocento, Füssli e Blake, lavora la materia come un gioielliere e un alchimista tra fantasticherie solitarie, il mondo dei sogni ed «erudite isterie». «Non credo che a quello che non vedo e unicamente a quello che immagino», dice l’artista che riempie le sue tele di risonanze mitiche e significati arcani.

Nel 1846 è ammesso all’École des Beaux-Arts, ma per la sua formazione è fondamentale il soggiorno in Italia. Tra il 1857 e il 1859 visita Roma, Firenze, Milano, Venezia. Ed è proprio qui che scopre Carpaccio e ne rimane folgorato. Dopo anni di frustrazioni nel 1864 espone al Salon Oedipe et la Sphinx che segna l’inizio della sua fortuna. La sua pittura gira attorno a sé stessa e, in prevalenza, al soggetto di Salomè. E un’ossessione: la decadenza, che corrisponde allo stesso evolvere degli avvenimenti: la guerra Franco-prussiana, la Comune. L’artista ci lascia molti scritti e in uno di questi intitolato Riflessioni personali scrive: «… i miei soggetti sono il simbolo degli avvenimenti e delle aspirazioni, nonché dei cataclismi attuali. Giacobbe sarebbe così l’angelo che ferma la Francia nella sua corsa idiota verso la materia; Mosè, la speranza in una nuova legge… David la cupa malinconia del tempo passato della tradizione… l’angelo ai suoi piedi è pronto a restituire l’ispirazione se si acconsente ad ascoltare Dio».

Uno dei suoi capolavori, anzi uno dei capolavori del XIX secolo, è sicuramente La Vie de l’humanité (1879-1886). Un polittico ad olio su legno con una grandiosa cornice dorata e a fianco due colonne corinzie. L’opera riassume la storia dell’umanità secondo le età dei greci – l’oro, l’argento e il ferro – attraverso nove pannelli che si possono leggere sia da destra verso sinistra, sia dall’alto verso il basso che viceversa. Sopra una lunetta con il Cristo, mentre i tre registri iniziano con il Paradiso terrestre di Adamo ed Eva, che rappresenta l’infanzia. Il secondo registro raffigura l’età dell’argento incarnata in Orfeo per terminare con l’età del ferro e l’omicidio di Abele da parte di Caino nella quale il mattino rappresenta il lavoro, il pomeriggio il riposo e la sera la morte.

Dopo anni di intenso lavoro Moreau si dedica al suo ultimo sogno: la casa museo. Gustave Geffroy scrive: «Era solo, sapeva che i suoi giorni erano ormai contati e che aveva giusto il tempo di schizzare i suoi sogni, di portare in luce il mondo delle forme e dei colori, delle espressioni che aveva dentro di sé. Chiuse dunque la porta, ma la chiuse su sé stesso…».

La sua abitazione, comprata dal padre Louis nel 1852, si trova al 14 di rue de la Rochefoucauld, nel quartiere de la Nouvelle Athènes cosiddetto per le caratteristiche architetture neoclassiche e abitato da pittori, musicisti e scrittori. Nel 1895 incarica il giovane architetto Albert Lafon di trasformare la casa in un museo. I lavori durano un anno durante il quale Moreau ne prepara l’allestimento. Alla morte nel 1898 l’amico e assistente Henri Rupp si incarica dell’inventario delle opere. Nel testamento l’artista dona tutto allo Stato. Nel 1902 il lascito viene accettato e l’anno seguente viene inaugurato il Musée national Gustave Moreau.

La casa è disposta su quattro piani e contiene 25’000 opere in un contesto spettacolare e intimista. Orologi, scacchiere, vasi, farfalle, piatti, oggetti musicali come la lira che è servita da modello per l’Orphée del 1866, foto di Henri Rupp rappresentanti nudi come la modella che posa per il Parsiphaé e tanti, tanti dipinti appesi uno sopra l’altro.

Al pianterreno per esempio troviamo gli acquerelli Polyphème e Ulysse et les sirènes; al primo piano la copia dal Carpaccio Le Congédiement des ambassadeurs, nella camera che era la vecchia sala della madre c’è anche un ritratto dell’artista realizzato Edgar Degas e nel boudoir gli oggetti e i souvenir appartenuti all’unica sua amica: Alexandrine Dureux. Al secondo piano si trova l’atelier dell’artista. Il terzo è diviso in due sale e vi si può ammirare, fra gli altri, La Vie de l’Humanité.

Colpisce la particolare scala elicoidale (nell'immagine a lato) che porta al terzo piano.