Per Gabriel Garcia Marquez «non è vero che le persone smettono di sognare perché diventano vecchie, diventano vecchie perché smettono di inseguire i sogni», mentre Shakespeare fa dire a Prospero che «siamo fatti della stessa sostanza dei sogni e nel tempo di un sogno è racchiusa la nostra breve vita».
Abbiamo scelto due celebri passaggi letterari per entrare nella dimensione della delicata tematica della demenza senile con due affermazioni che contengono parole come vecchiaia e sogno. Dimensioni comuni a tutti ma che, con la fondamentale perdita della memoria, in età avanzata possono diventare oggetto di una realtà compromessa, conosciuta come la malattia di Alzheimer, molto presente nel nostro Paese, dove ogni anno si contano oltre trentamila nuovi casi, quasi uno ogni 17 minuti. Senza dubbio è un tema complesso che ha stimolato il regista tedesco Volker Hesse, chiamato a dirigere gli studenti del terzo anno di Bachelor dell’Accademia Teatro Dimitri in Dementia, uno spettacolo che ha da poco debuttato a Verscio ed è in tournée in Svizzera e in Italia. Hesse non è nuovo alla regia di aspiranti attori. Per questo lavoro ha rinnovato la collaborazione con la coreografa Andrea Herdegg aggiungendovi quella di Pavel e Helena Stourač nella creazione di 5 meravigliosi fantocci a dimensione umana per incarnare alcuni ospiti di una clinica immaginaria animati sulla scena dagli stessi attori. Basandosi sul testo Bewohner (residenti) dello psichiatra Christoph Held, il regista ha creato una serie di situazioni attorno ai personaggi che gravitano nella clinica, fra malati, parenti e personale curante con un carosello di storie che, oltre a mettere in luce le qualità degli interpreti, toccano le corde di una sensibilità profonda e diffusa. Emozioni che gli attori suscitano muovendo i fantocci, mettendo in campo tutti i loro mezzi espressivi per dar loro vita e respiro a sogni e memorie difficili da resuscitare ma ancora latenti.
Una composizione difficile ma non impossibile. Un affresco di umanità che letteratura e cinema conoscono bene ma che il teatro avvicina con una finzione che obbliga la platea a commuoversi da vicino, a riconoscere situazioni famigliari, a considerare il declino delle cognizioni intellettive un problema sociale diffuso e non solamente clinico. In questo Dementia è esemplare nonostante l’indulgenza su aspetti perfettibili.