L’Occidente impari dagli scacchi

Tattiche e strategie – L’influenza geopolitica di Russia e Cina e le minacce che rappresentano per l’Occidente spiegate dal più grande scacchista della storia, Garry Kasparov
/ 11.11.2019
di Giulia Pompili

Siamo tornati al gioco degli scacchi, come durante la Guerra fredda. E serviva il più grande scacchista della storia, Garry Kasparov, per spiegare in modo semplice la differenza con cui l’Occidente dovrebbe trattare con la Russia e con la Cina, sulla base della diversità delle loro visioni. In un’intervista alla Cnbc, Kasparov ha detto che la minaccia tecnologica che arriva da Mosca è «tattica», cioè si basa su obiettivi a breve termine e punta a «benefici immediati», mentre per Pechino si tratta di un approccio «strategico». «Riguarda l’enorme raccolta di dati. La Cina fa un gioco sul lungo periodo», ha spiegato Kasparov. «Se Vladimir Putin cerca dollari e benefici politici immediati, Xi Jinping pensa in termini di secoli». Sembra quasi un luogo comune usare la metafora degli scacchi per spiegare l’influenza geopolitica delle grandi potenze globali. 

Eppure Kasparov, che oggi lavora come ambasciatore per la sicurezza informatica della ceca Avast, parla in realtà di una questione concreta: dal punto di vista tecnologico, una volta raggiunta la consapevolezza di questa enorme differenza di metodo, allora sappiamo anche come reagire. Perché per contenere la Russia, secondo lo scacchista, basterebbe una tecnologia adeguata. Per esempio per fermare il diffondersi delle fake news e delle «fabbriche di troll», che secondo varie indagini sono parte del progetto russo di destabilizzazione e influenza sulle elezione dei paesi stranieri, è sufficiente usare bene le tecnologie di cui già disponiamo. Ma con la strategia sul lungo termine di Pechino come si fa?

Se si escludono i fattori di rischio tradizionali alla sicurezza pubblica – per esempio l’estremismo, il terrorismo – per anni l’intelligence americana si è concentrata su quella che considerava la maggior minaccia alla sicurezza nazionale: la Russia. Mosca rappresentava il nemico da contenere. Soltanto da pochi anni, anche in Europa e in America, la Cina viene considerata come una «minaccia strategica», e non più come un «mercato lontano», come veniva descritta sui documenti ufficiali. Questo cambio di direzione ha a che fare con l’arrivo di Xi Jinping a Pechino e il suo Sogno cinese: modificare lo status quo globale e rendere la Cina di nuovo una potenza, al pari di quella americana.

In Asia orientale già da tempo le mire assertive della Cina rendevano i rapporti con Pechino complicati: il libro bianco della Difesa giapponese sin dal 2010 mette la Cina al primo posto tra le minacce correnti insieme con la Corea del nord. E infatti in Asia la metafora più popolare non è quella degli scacchi ma quella del go, il gioco più antico del mondo nato proprio in Cina 2500 anni fa. I giocatori sono sempre due, si sfidano sul goban, cioè la scacchiera, e le pietre bianche e nere hanno come scopo non l’avvicinamento ma l’accerchiamento. Insomma, la dominazione, e non la conquista.

Per Washington è stato più difficile riconoscere l’importanza della Cina nello «scacchiere» globale, ma tutto è diventato più chiaro grazie alla corsa tecnologica. Secondo la Commissione europea entro il 2025 la nuova rete di internet che rivoluzionerà il nostro sistema di comunicazione, il 5G, produrrà un giro d’affari da 225 miliardi di euro l’anno, e tutte le nostre informazioni passeranno attraverso quelle reti. Ecco perché l’infrastruttura ha un enorme valore nella politica di sicurezza nazionale, ed ecco perché Pechino ha investito così tanto nella ricerca tanto da diventare leader del settore – attraverso il suo colosso delle telecomunicazioni, Huawei.

La stessa Commissione europea la scorsa settimana ha pubblicato un report per spiegare i danni che potrebbe fare una «eventuale potenza straniera ostile» se si impossessasse della rete 5G europea. È uno scenario apocalittico, che va dal blocco delle comunicazioni al controllo su infrastrutture strategiche come i trasporti, la fornitura di energia, ma anche i più piccoli elementi tecnologici ormai presenti in molte case europee, come gli assistenti vocali. Il report non cita direttamente la Cina, ma certo è che Huawei si è ormai inserita nel settore, a differenza della Russia. E non vuol dire che gli atti ostili ci saranno, ma che potrebbero esserci, e questa possibilità segna un vantaggio enorme per Pechino.

«Russia e Cina rappresentano sfide distinte per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti», si legge in un recente studio dell’americana Rand corporation, «La Russia non è un concorrente alla pari, piuttosto uno Stato canaglia ben armato che cerca di sovvertire l’ordine mondiale, ma che non può sperare di dominarlo. La Cina invece è un concorrente alla pari che vuole modificare l’ordine internazionale e potrebbe dominarlo». Se Mosca ha compiuto azioni, in patria e all’estero, per eliminare gli oppositori e creare caos negli altri paesi, cercando di minare le istituzioni europee e atlantiche, finora, secondo Rand, «la crescente influenza di Pechino si basa in gran parte su misure positive: commercio, investimenti e sviluppo. Questo rende la Cina una minaccia meno immediata ma una sfida a lungo termine molto più importante». 

Anche per quanto riguarda l’intelligence, la Russia usa i suoi agenti dormienti all’estero per compiere azioni da cui trarre un beneficio immediato, mentre la Cina ha già più volte dimostrato di aver costruito una rete impenetrabile fatta di influenze e favori anche all’estero, e di saper gestire molto bene la materia. Un paio di anni fa uno scoop del «New York Times» rivelò che tutte le operazioni segrete della Cia in Cina, tra il 2010 e il 2012, erano sistematicamente fallite grazie all’intervento di Pechino, che ha imprigionato ed eliminato tutte le risorse americane. Allora i funzionari dell’intelligence americana dissero che la Cina era il più grande fallimento dello spionaggio statunitense. La partita a scacchi era già cominciata, ma nessuno se n’era accorto.