In Svizzera cresce l’impronta statale

Avenir Suisse valuta l'attivismo dello Stato e suggerisce alcune possibilità per limitarne gli aspetti problematici
/ 22.05.2023
di Ignazio Bonoli

È fuori di dubbio che, anche in Svizzera come in altri Paesi, le attività dello Stato – e anche la cosiddetta quota fiscale – stanno aumentando. Il recente intervento della Confederazione nell'affare Credit Suisse, del resto preceduto di poco dagli interventi eccezionali per combattere la pandemia da Coronavirus, è solo l’ultimo segnale, invero urgente e necessario, di una tendenza che è in atto da alcuni anni. La serie numerosa di nuovi compiti assunti dallo Stato – alcuni dei quali con effetto ridistributivo – ha indotto gli esperti di Avenir Suisse (il think-tank dell'economia svizzera) ad allestire un rapporto sulla situazione nel nostro Paese. Anche la Svizzera, come molte altre realtà europee, non è più un'eccezione nel «neo-statalismo» che vede un aumento costante della quota dello Stato e della quota fiscale. Avenir Suisse definisce questa situazione come un aumento dell'«impronta statale», le cui conseguenze sono rilevabili nel costante aumento del numero dei dipendenti pubblici e parapubblici, tra l'altro con vantaggi sociali evidenti. Il che, a sua volta, mette lo Stato in concorrenza sul mercato del lavoro, dove si vede perfino una penuria di mano d'opera qualificata.

La situazione viene poi aggravata dai deficit di finanziamento, che per la Confederazione dovrebbero superare, già nel 2022, i 4,3 miliardi di franchi e di alcuni Cantoni che si vedono mancare i contributi della Banca Nazionale percepiti negli ultimi anni. Nonostante ciò non si fa strada (salvo qualche eccezione) l'idea di attuare importanti risparmi. Si cercano piuttosto nuove forme di finanziamento (per la Confederazione attraverso l'IVA) invece di contenere il volume delle prestazioni dello Stato. A livello politico è anche circolata l'idea di abbandonare – almeno temporaneamente – lo strumento del freno alla spesa, finora molto efficace.

Nell'analisi della situazione odierna, Avenir Suisse costata dapprima che la quota fiscale dal 2010 è aumentata del 10% ed è perfino raddoppiata rispetto al 1950. Oggi essa non è più inferiore a quella di altri Paesi, se si tiene conto di tutti i prelevamenti obbligatori (primo e secondo pilastro della previdenza sociale, premi di casse malati). Essa salirebbe dall'ufficiale 28% al 40% e sarebbe superiore a quella della Germania e vicino a quella dell'Austria. Un altro testimone importante è quello della crescita dell'impiego pubblico: oltre allo Stato (395'000 dipendenti equivalenti tempo pieno) e alle imprese controllate dallo Stato (225'000 dipendenti), lo studio tiene conto anche delle imprese parzialmente controllate e finanziate dallo Stato (330'000 dipendenti). In totale il settore pubblico occupa 950'000 persone, il che corrisponde al 23% di tutti i salariati in Svizzera (sempre sulla base di impieghi a tempo pieno). Negli ultimi dieci anni l'aumento del personale è stato del 13%, mentre nel settore privato si è limitato all'8%. La parte più forte di aumento è dovuta ai Comuni (14%) e ai Cantoni (9%), mentre la Confederazione ha visto aumentare i propri dipendenti di meno del 5%. Un'eccezione è dovuta alle scuole politecniche federali che hanno registrato un aumento superiore alla media.

Il rapporto di Avenir Suisse dedica poi un capitolo all'aumento delle regolamentazioni, con conseguenti aumenti di atti legislativi, di oneri amministrativi a carico delle aziende e agli influssi dello Stato sulla formazione dei prezzi. Confrontando questa situazione con quella di altri Paesi, per mezzo di indicatori della regolamentazione e della competitività, si può vedere che, nonostante il buon grado di competitività, la Svizzera presenta un elevato grado di regolamentazione. Inoltre, oltre la metà dei prezzi dei consumi privati non è il risultato del confronto fra offerta e domanda, ma è influenzata o direttamente controllata dallo Stato. A titolo di esempio si può vedere che i mezzi dedicati al turismo sono più che triplicati negli ultimi trent'anni e che il settore culturale, da tempo sovvenzionato, costa ormai 2,5 miliardi di franchi all'anno all'ente pubblico. Lo stesso settore dei media dipende sempre più dai sussidi statali. In conclusione: anche se la Svizzera è ancora considerata un Paese snello, l'influsso dello Stato è grande e continua a crescere.

Da questa analisi Avenir Suisse trae alcuni suggerimenti per mantenere o ridurre la crescita dell'impronta dello Stato. Per quanto attiene alla quota dello Stato e alla quota fiscale, chiede di conservare il sistema del freno all'indebitamento e di accompagnarlo da un referendum finanziario facoltativo a livello federale che si estenda, oltre ai crediti d'impegno, anche ai limiti massimi di spesa, in modo da comprendere anche le spese per la formazione e l'agricoltura.

Nel settore dell'impiego pubblico chiede di creare «audit» esterni periodici di controllo, di attenuare i picchi temporanei di nuovi posti di lavoro, dilatandoli nel tempo; di migliorare la mobilità del personale fra l'amministrazione e il settore privato. Chiede inoltre analisi e confronti dei salari, per certi impieghi, nei quali la concorrenza per la mano d'opera è forte. Per quanto attiene alle regolamentazioni, si dovrebbe migliorare la trasparenza delle analisi degli impatti legislativi e applicarne le conclusioni. Il problema di chi controlla i controllori all'interno dell'amministrazione potrebbe essere risolto mediante una commissione esterna con ampi poteri di verifica e di proposte. Per esempio applicando la regola dell’«one in, one out» (per una legge che entra, una che esce), che finora il Parlamento non ha voluto, ma che è già applicata all'estero. Potrebbe realizzarsi attraverso atti parlamentari già in discussione, come l'iniziativa sul freno alla regolamentazione o quella sull'alleggerimento dei costi della regolamentazione, che potrebbe anche supplire alla mancanza attuale di una valutazione «ex post» efficace delle regolamentazioni e dei loro costi. In questa direzione va anche un'iniziativa parlamentare che chiede la creazione di un organismo indipendente di controllo. Si dovrà però evitare il rischio di creare nuovi organi di controllo esterni per sorvegliare altri organi di controllo esterni, magari creando un solo organo di controllo.

Se la regola dell’«one in, one out» non è gradita dalla politica, la si potrebbe sostituire con una specie di «pulizia primaverile» alla quale il Parlamento potrebbe dedicare un periodo di tempo predefinito. Sistema che avrebbe il vantaggio di sensibilizzare i politici sulla necessità di sopprimere leggi e ordinanze magari vecchie e superate. Avrebbe anche il vantaggio della trasparenza nei confronti dei cittadini, favorirebbe una certa flessibilità e complementarità dei lavori parlamentari. Criteri di trasparenza e clausole di caducità (fine predeterminata) potrebbero essere applicati alle numerose sovvenzioni. Criterio, quest'ultimo, che però non ha ancora provato la sua efficacia sul controllo delle spese. Anzi, in Svizzera certe decisioni adottate per un tempo determinato vengono spesso e volentieri prolungate. In sostanza, i suggerimenti di Avenir Suisse hanno lo scopo di favorire un atteggiamento liberale dello Stato, che deve essere forte però sobrio. La sua sfera di competenze dovrebbe rispondere a tre principi: garanzia della sicurezza (giuridica) e protezione della proprietà; correzione dei difetti del mercato; correzione di situazioni non gradite dalla società.