Da amante vilipesa a regina

L’ascesa di Camilla, a fianco di Carlo III da mezzo secolo in Gran Bretagna
/ 22.05.2023
di Barbara Gallino

Da donna più odiata del Regno a trionfante regina. E a pieno titolo, non solo consorte come invece indicato originariamente dalla ormai defunta suocera Elisabetta II. Per Camilla (nella fotografia) la vita ricomincia a 75 anni. Con la corona sul capo e al fianco dell’uomo che ama da oltre 50 anni. Mezzo secolo trascorso con Carlo, del quale decenni come «amica particolare» – come a suo tempo rivelato al mondo intero dalla principessa Diana quando, nella celebre intervista con la BBC del 1995, aveva affermato di essere sempre stati in tre nel suo matrimonio – e 18 anni come moglie.

Un matrimonio d’amore, ma anche riparatore dell’immagine della ex signora Parker Bowles, additata per molto tempo da stampa e opinione pubblica come una fedifraga rovina-famiglie e in qualche maniera anche come responsabile ultima della tragica fine dell’amata Lady D. Un’unione formalizzata nel 2005 con una cerimonia civile, seguita da una formale funzione religiosa nella Cappella di St. George a Windsor, alla quale la Regina Elisabetta non partecipò, salvo poi però ospitare un ricevimento per gli sposi nel castello, attribuendo alla nuora il titolo di duchessa di Cornovaglia, esplicitando così in maniera pubblica, ma non plateale, il suo supporto al controverso sposalizio.

La redenzione di Camilla è stata il frutto di un processo di riabilitazione molto graduale, attuato con l’aiuto di esperti di comunicazione, ma anche con intelligente riservatezza e pazienza da parte della stessa interessata. La marchesa di Lansdowne – amica di lunga data della moglie di re Carlo, tanto da essere stata insieme alla sorella della neo-sovrana, Annabel, sua damigella di onore alla cerimonia d’incoronazione a Westminster lo scorso 6 maggio – ha ricordato di recente quanto fossero stati difficili gli anni Novanta, con i fotografi che la inseguivano dappertutto e si accampavano fuori dalla casa dove viveva con l’allora marito Andrew Parker Bowles.

Doveva cavarsela, senza poter contare su alcun tipo di protezione. Ma Camilla era forte e pragmatica. «È stata cresciuta con uno straordinario senso del dovere che le impone di andare avanti con il sorriso sulle labbra e senza lamentarsi», ha raccontato al «Sunday Times Magazine» Lady Lansdowne, sottolineando come anche il senso dell’umorismo e le amiche abbiano molto aiutato la consorte del sovrano a riscattarsi, superando le intemperie degli anni passati. Una strategia confermata dalla stessa Camilla del resto, in un’intervista rilasciata lo scorso anno a «Vogue UK» in occasione del suo 75esimo compleanno. «A nessuno piace essere costantemente scrutinato e magari criticato», aveva dichiarato. «Tuttavia cerco alla fine di essere superiore e proseguire per la mia strada. Nella vita, bisogna andare avanti». Il motto della famiglia reale «never complain, never explain» (mai lagnarsi, mai spiegare) in fin dei conti l’ha sempre guidata da molto prima che entrasse a palazzo.

Anche dopo il divorzio dai rispettivi consorti, Carlo e Camilla avevano dovuto per molto tempo nascondersi, viaggiando o partecipando a impegni ufficiali raramente insieme. Fu il guru delle pubbliche relazioni e allora segretario del principe di Galles, Mark Bolland, a orchestrare un’astuta campagna di comunicazione per riabilitare l’immagine di quella che, agli occhi dei sudditi, era l’amante senza scrupoli dell’erede al trono. Occorreva far cadere nell’oblio le scabrose conversazioni della coppia intercettate dai tabloid e condivise con il mondo intero e soprattutto far dimenticare la sofferenza che quell’ostinato amore proibito aveva causato all’adorata Lady D e di riflesso anche ai piccoli William e Harry.

Pertanto, non c’erano altre soluzioni: visto che Carlo aveva fatto presente chiaramente alla famiglia reale che Camilla era una parte «non negoziabile» della sua vita, bisognava spianare la strada alla loro unione in modo che venisse accettata e sostenuta nonostante tutto dalla regina Elisabetta, da Downing Street, dalla Chiesa anglicana e soprattutto dai sudditi del Regno. Un percorso cominciato con la prima uscita pubblica della coppia nel 1999 al Ritz di Londra, dove i due parteciparono alla luce del sole ai festeggiamenti per il compleanno della sorella di Camilla, Annabel, facendosi fotografare indisturbati dai paparazzi di mezzo mondo; proseguito con l’annuncio del fidanzamento e poi le nozze celebrate a Windsor nel 2005, con tanto di elevazione di Camilla a duchessa di Cornovaglia; e concluso con l’incoronazione di entrambi il 6 maggio al grido di «Vivat Regina Camilla, Vivat Rex Carolus!» nell’abbazia di Westminster, dove 26 anni prima era stato celebrato il funerale di Diana. Una parabola incredibile, che pochi – inclusi gli stessi protagonisti – avrebbero immaginato.

Nata a Londra il 17 luglio del 1947, Camilla Rosemary Shand – questo il suo nome di battesimo – è la primogenita dei tre figli del maggiore Bruce Shand e Rosalind Cubitt, figlia quest’ultima del barone Ashcombe. Dopo avere frequentato prestigiose scuole private prima nel Regno Unito, poi in Svizzera e in Francia, bazzica fin da giovane negli stessi altolocati circoli dell’allora principe Carlo. Sarebbe stata la comune amica Lucia Santa Cruz a presentarli nel 1971, mettendoli ironicamente in guardia visti i trascorsi dei loro avi: Alice Keppel, bisnonna di Camilla, era stata infatti l’amante di re Edoardo VII, trisavolo di Carlo. Nonostante l’immediata simpatia per l’erede al trono, Camilla – che comunque non era di rango abbastanza elevato per il giovane Windsor – convola a nozze nel 1973 con il brigadiere Andrew Parker-Bowles, al quale era legata ad intermittenza per alcuni anni. Insieme hanno due figli e un matrimonio segnato da svariate infedeltà reciproche, culminate nel divorzio annunciato nel 1995.

Il resto è storia. Oggi Camilla è a testa alta regina, con l’accortezza di non rubare mai la scena al marito, a differenza di quanto succedeva con la sua prima moglie Diana, la cui maggiore popolarità era fonte di grande frustrazione per Carlo. Lo sostiene con il suo senso dell’umorismo e una leale devozione che lui ricambia. L’ex amante più odiata del globo ne ha fatta di strada: se nel 2006 solo il 21% dei sudditi era a favore di vederla sul trono, secondo un sondaggio di YouGov condotto subito dopo la scomparsa di Elisabetta, il 53% di loro reputa che sarà una buona regina.