Oltre gli spazi vuoti di ogni biografia

by Claudia
2 Ottobre 2023

Cara Silvia,
ho cinquant’anni e un’ottima posizione lavorativa in un Istituto internazionale di ricerca scientifica. Prima delle vacanze mi sono recata a un incontro con le mie ex compagne di Liceo. Era la prima volta e tutte avevamo qualcosa di bello da raccontare. C’era chi presentava innanzitutto le sue realizzazioni familiari (matrimoni, figli, animali domestici che spesso prendono il posto dei bambini mai nati) e chi privilegiava i successi professionali. Io sono tra queste perché la passione per il mio lavoro mi ha sequestrato tutte le risorse impedendomi di approfondire i vari approcci amorosi. Non nutro, in proposito, né rimorsi né rimpianti e devo dire che quella sera mi sono sentita stimata e apprezzata da tutte. Eppure, non so perché, a un certo punto mi ha preso una sorta di tristezza, di malinconia, come se la scena avesse perso colore, le voci si fossero appannate, e mi trovassi lì senza essere davvero nella realtà che pure mi circondava. Tornata a casa, mi sono chiesta il perché di quell’improvviso mutamento d’umore e, non sapendo rispondere, lo domando a lei. Seguo da anni questa Rubrica, oggi però mi sono messa davanti al computer e ho trovato la voglia di parlare con lei e con i lettori della «Stanza del dialogo». Grazie se vorrà pubblicarmi. /
Valeria

Cara Valeria,
e perché non dovrei? Il senso di questo spazio è proprio di proporre un dialogo dove tutti possano riconoscersi nella vita degli altri. Siamo convinti che le nostre esperienze, le nostre emozioni, siano uniche e inconfrontabili ma, in realtà, le parti in comune, fattuali e mentali, sono molte di più di quelle strettamente personali.

Per la maggior parte delle donne circostanze analoghe accadono nelle Feste comandate quando la famiglia allargata si ritrova intorno alla tavola imbandita per un tempo che a molti sembra interminabile. Le confesso che nella mia lunga esperienza di corrispondenza con i lettori ho ricevuto decine di lettere che lamentano i tormenti di quelle conversazioni. I successi scolastici dei figli, le carriere professionali di ognuno, l’ammontare del patrimonio immobiliare, malattie, lutti e litigi diventano pagelle della vita, attestati di successo o di sconfitta, mentre sappiamo che il senso della nostra storia è soprattutto nel modo con cui la viviamo, nel senso che le attribuiamo, nel modo con cui la raccontiamo a noi stessi e agli altri. Le chiamiamo «Feste» e le consideriamo occasioni di allegria e di felicità. In parte lo sono, e così le ricordiamo. Ma ogni luce ha le sue ombre e i confronti non sono mai neutri.

Nel suo caso, mettendo in comune tante vicende sono emersi, com’è inevitabile, i più e i meno di ogni vita. Non esiste un’esistenza completamente realizzata. Ciascuna di voi ha compiuto delle scelte e ogni opzione genera rinunce. Se imbocco una via, ne escludo altre. Ed è proprio paragonandole che emergono gli spazi vuoti di ogni biografia. Noi siamo fatti dalle nostre realizzazioni ma anche di sentieri interrotti oppure mai percorsi. Molte persone sfuggono i confronti esistenziali perché li temono. Ma i 50 anni sono comunque tempo di bilanci: la giovinezza è finita e, per noi donne, si sta concludendo la stagione della fertilità, per cui ci troviamo di fronte a un «mai più» da accettare ed elaborare. Per fortuna non ci mancano le capacità di creare alternative rispetto alle scadenze biologiche. Se evitiamo rimorsi e rimpianti, ci troviamo tra le mani un patrimonio inestimabile di energie fisiche e di risorse morali da investire in relazioni affettive, associazioni sociali, progetti culturali. La politica contemporanea è talmente impegnata nell’affrontare emergenza climatica, guerre, crisi economica che non trova tempo e spazio per evocare speranze e proporre modi nuovi di fare società. Di conseguenza un impegno «al femminile», una voce di donna, non sono mai stati così opportuni e necessari. In questa prospettiva ogni incontro, come quello che tanto l’ha turbata, rappresenta un’occasione per uscire dall’egemonia dell’Io e cominciare a pensare nei termini solidali del Noi, atto preliminare alla sopravvivenza stessa dell’umanità.