Si è tenuta nelle scorse settimane la nuova edizione della conferenza pubblica del TX-Group, il grande gruppo economico zurighese che ingloba attività di vario genere, tra cui l’editore Tamedia, i siti web Homegate, Autoscout24 e molto altro. L’occasione è stata molto interessante perché ci ha permesso di dare un’occhiata dietro le quinte, per quanto possibile, dell’attività di un’azienda sicuramente molto complessa e, possiamo dire, per molti versi fuori dagli schemi di business tradizionali.
Combinazione ha voluto che proprio nei giorni precedenti il presidente di Tx Group, Pietro Supino, fosse a Lugano, invitato per una conferenza dalla Fondazione Moebius. L’occasione era stata davvero rara, e significativa la presenza in sala di un folto gruppo di giornalisti ticinesi, ma anche di editori. Entrambi si aspettavano da Supino risposte e indicazioni legate all’avvenire dell’informazione e dei giornali stessi, che stanno vivendo una drammatica contrazione di vendite e il cui futuro è incerto. Supino era stato molto chiaro e lineare nel suo ragionamento: la crisi della carta stampata è dietro l’angolo, ha detto, principalmente perché già oggi si può notare come l’industria manifatturiera non si preoccupi più di costruire nuove rotative né programmi informatici evoluti per la stampa di giornali cartacei. Entro pochi anni mancherà quindi tutta l’infrastruttura tipografica e l’informazione sarà costretta a percorrere nuove strade, con evidenza quelle digitali.
Tornando comunque alla TX Conference 2023, è stato interessante notare come il programma fosse largamente incentrato proprio sul tema dell’informazione. Diversamente dall’anno scorso, in cui erano state proposte riflessioni interdisciplinari sul tema dell’intelligenza artificiale (si era parlato di robot e quant’altro), i contributi quest’anno ci sono sembrati focalizzarsi di più sulla pratica giornalistica, per mostrare come l’AI venga implementata nel lavoro delle moderne redazioni. Al centro dell’interesse naturalmente le testate di Tamedia. La nostra impressione personale è stata che questa contestualizzazione abbia reso la discussione molto concreta e utile. Insomma la Tx Group di quest’anno è stata meno glamour e più informativa. In particolare abbiamo apprezzato gli interventi di Dominic Herzog, Chief Data Scientist del TX Group (fa un po’ impressione vedere assegnata a un giornalista una simile carica) e di Désirée Pomper, caporedattrice di «20 Minuten».
Il primo ha mostrato come i processi di creazione dell’informazione di oggi non possano più fare a meno di utilizzare le nuove tecnologie. L’intelligenza artificiale, insomma, è una risorsa che non può essere ignorata. Nell’ottica di un servizio di informazione però è opportuno usare l’AI non per replicare quello che l’uomo fa già, ma per aumentare le possibilità e la prospettiva. In modo molto interessante ha indicato che il percorso da compiere è quello dall’AI all’IA, cioè dall’«Artificial Intelligence» all’«Intelligence Augmentation», cioè all’incremento delle possibilità di utilizzazione, con l’allargamento dello spettro di analisi dell’informazione che la nuova tecnologia permette.
Dal canto suo Désirée Pomper ha invece mostrato come una riorganizzazione nella gestione delle notizie all’interno di «20 Minuten» ha portato una concreta inversione di tendenza nel calo di lettori a cui era andato incontro il quotidiano gratuito dopo la pandemia. Oltre a una ridefinizione nel tono dell’informazione, che era ritenuto troppo negativo e foriero di preoccupazione da parte dei giovani lettori, un elemento di svolta è stata potenziare i servizi giornalistici originali, realizzati da cronisti in loco, anche all’estero. In questo modo si è attribuita maggiore autorevolezza e novità a una testata che veniva percepita come omologata all’informazione generale, d’agenzia. Investire nel lavoro giornalistico: una buona ricetta per i media, in generale? Chissà.
Un ultimo appunto, di colore, per segnalare la generale indifferenza verso la chat di discussione offerta ai partecipanti da remoto alla conferenza. Se lo scorso anno vi si erano viste critiche molto vivaci e ostili all’AI e alle sue applicazioni, quest’anno nessun segno di dissidenza. Probabilmente ci siamo tutti abituati, rassegnati all’idea.