È solo una questione di cultura

by Claudia
23 Ottobre 2023

Nel 1980, quando esplose il caso del Totonero, che comportò numerose squalifiche e retrocessioni nel calcio italiano, nessuno dell’attuale Banda Scommesse – per intenderci Zaniolo, Fagioli, Tonali e associati – era già nato. Il trionfo azzurro nella Coppa del Mondo del 1982, in Spagna, aveva spazzato via tutte le nubi. Di quella triste e squallida vicenda delle scommesse illecite, affiorava di tanto in tanto un pallido ricordo, soprattutto negli sfottò rivolti dai tifosi rivali alle nobili decadute, costrette a recitare sui palcoscenici della Serie B.

Più di duemila anni or sono, nel De Oratore, Cicerone scriveva: «La storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità». Vero, a condizione che la storia la si studi, la si soppesi, la si metta in relazione con le vicende del presente. Stando al bubbone esploso nel calcio italiano negli scorsi giorni, sembra proprio che l’insegnamento della storia non sia passato.

Il fatto che i ragazzi coinvolti non fossero ancora nati nel 1980 non giustifica la gravità dei loro comportamenti. Mi sono fatto l’idea che queste derive siano figlie della noia e del vuoto esistenziale che sovente imprigiona questi giovani milionari. Credo che l’ingaggio corrisposto a Tonali da parte del Newcastle sia il più elevato: sette milioni di euro a stagione, più due di bonus. Una bella somma per un 23enne che da quando ne ha sei vive di calcio. Come dire che, conti alla mano, questi ragazzi non sarebbero confrontati con l’imprescindibile necessità di arrotondare il salario.

Anni fa, a Cervia, durante un meeting per sportivi e imprenditori, ebbi l’occasione di assistere a una conferenza di Alberto Zaccheroni. Il tecnico, che allora sedeva sulla panchina del Milan, rivelò che i suoi ragazzi erano impegnati per un’ora e mezza al giorno per cinque giorni, oltre alla partita della domenica. In totale nove ore di «lavoro» settimanale. Una situazione aberrante. Giovani di vent’anni, ricchi, famosi, coccolati, viziati da pubblico e media, in balia del vuoto assoluto. Qualcuno, un’esigua minoranza, ne approfitta per studiare. Altri rivolgono lo sguardo al futuro e si preoccupano di investire oculatamente i loro guadagni. Molti cercano invece di arrabattarsi per impiegare il tempo. Play Station? Lettura della stampa sportiva? Festini? Fidanzate e fidanzatine collaterali? Scommesse, lecite e illecite? Oppure tutte le varianti messe insieme?

È gigantesca la tentazione di attribuire solo ai giocatori le responsabilità di questo nuovo scandalo scommesse. Ma sarebbe un atteggiamento iniquo. Sono adulti, quindi le colpe maggiori è giusto che ricadano su di loro. Tuttavia, il mondo del calcio nella sua globalità si dovrebbe porre delle domande. È giusto lasciare dei giovani senza formazione, da soli, con praterie di tempo libero e montagne di denaro a disposizione? O nella migliore delle ipotesi in balia di squali travestiti da impresari? Non sarebbe opportuno proporre suggerimenti su come impiegare tempo e soldi in modo adeguato?

Una fetta di responsabilità credo che la dobbiamo assumere anche noi rappresentanti dei media. Il più delle volte, il nostro atteggiamento è tutt’altro che propositivo, complice la nostra smania di creare nuovi eroi da osannare, o demoni da condannare. Spesso utilizzando come strumento le nostre domande vacue dei dopo-partita, che propongono stimoli e riflessioni, anche se il termine mi suona iperbolico, che si clonano di domenica in domenica, e non vanno mai oltre l’applicazione di un modulo di gioco, l’analisi di un presunto errore, o la celebrazione di un gesto tecnico spettacolare.

Se fossimo degli sparring partners più curiosi, più disposti a scavare nell’animo degli interlocutori senza scadere nel pettegolezzo, più stimolanti nel porre questi ragazzi di fronte alle responsabilità che derivano dal loro ruolo ritenuto socialmente prestigioso, più attenti nel porli in relazione con tutto quanto accade nel mondo, buono o gramo che sia, probabilmente saremmo co-protagonisti di un utile e benefico processo di trasformazione.

Il calcio è un gioco meraviglioso, coinvolgente, emozionante. Ma se tutte le sue componenti non si daranno una mossa, se non contribuiranno a costruire un futuro fatto da uomini maturi per uomini maturi, rischia veramente di sprofondare sotto le macerie delle sue derive.