«Ho scoperto un dupe favoloso!», dice la (nano)influencer di turno che disamina prodotti cosmetici. Ancora una volta a dettare le mode tra Le parole dei figli è TikTok dove i video con l’hastag dupe hanno 10 miliardi di visualizzazioni (MILIARDI, notate bene!): «Ho scoperto nuovi beauty dupe – dice un’altra –. E come sempre ho deciso di condividerli con voi!». E avanti così. Ma che cos’è un dupe? Difficilmente una mamma sotto i 30 ne conosce esattamente il significato prima di aver sentito pronunciare il termine dalla propria Gen Z o dalle sue amiche. Ebbene: non è un fake, ma un facsimile. Nessun marchio è stato contraffatto, quello che conta è la sua resa. La parola, che è una versione abbreviata di duplicate (duplicato), viene utilizzata soprattutto nell’ambito del beauty per indicare un prodotto di make-up molto simile a uno di una marca nota, ma più economico. Stesse caratteristiche, costo decisamente inferiore.
I video che invadono TikTok sono molto simili: il viso diviso in due da una riga fronte-mento tracciata con una matita colorata, la beauty-guru (così almeno la vedono le nostre figlie) che si stende su una metà viso un fondotinta per dire di Dior o Armani, e sull’altra metà viso uno di una marca assolutamente ignota. Il confronto tra i due è dettagliato: colore, texture che sta per consistenza/densità/grana, durata. Per il rossetto sono le labbra a essere divise in due; e il paragone può essere per esempio tra uno di Chanel e un Labello. Messi a confronto ancora una volta il colore, ma anche la capacità di idratare e/o di rimpolpare. Poi, correttori, blush (dire fard è da boomer), gel per fissare le sopracciglia, mascara, ombretti, e perfino profumi: il rito, con dimostrazione pratica, si ripete. Un prodotto in una mano, uno nell’altra, a seguire l’enunciazione dei relativi prezzi: 40 euro contro 10, per dire. Poi, immancabile, l’interrogativo finale: «E tu quale preferisci?». Messa così la domanda fa sentire fessa chiunque pensa che qualche differenza deve pur esserci se il prodotto A cosa tre/quattro/fino a dieci volte di più del prodotto B.
In ogni caso sbaglia, a mio avviso, chi di noi archivia il fenomeno alla voce: «Tutte cavolate!». Nella maggior parte dei casi l’analisi delle caratteristiche dei prodotti è davvero dettagliata, fino a spingersi alle loro componenti. Sono tutti prodotti made in China destinati a rovinare la pelle? No! È molto probabile, peraltro, che la Gen Z appassionata di dupe abbia scaricato sul cellulare Yuka o App simili nate per informare il consumatore della presenza di sostanze nocive nei prodotti di bellezza (o nei prodotti alimentari). In base alla presenza di interferenti endocrini, cancerogeni, allergeni, irritanti o inquinanti. Al prodotto viene, poi, dato un voto da 1 a 100 (inutile qui dissertare sull’affidabilità di queste App: i pareri sono, come ovvio, discordanti). Che dire, allora, del fenomeno dupe? Sicuramente è un modo delle giovanissime per comprarsi prodotti di moda a prezzi contenuti e più accessibili. Dopodiché nei video su TikTok con l’immancabile indicazione del costo e l’interrogativo finale io ci vedo anche un po’ la strafottenza di chi crede di prendere in giro il sistema dei grandi marchi.
A tal proposito mi viene in mente Miranda Priestly (Meryl Streep), l’influente e tirannica direttrice della rivista di moda «Runway», che ne Il Diavolo veste Prada dice alla giovane e inesperta Andy (Anne Hathaway): «Ma certo ho capito: tu pensi che questo non abbia niente a che vedere con te. Tu apri il tuo armadio e scegli, non lo so, quel maglioncino azzurro infeltrito (…). Quello che non sai è che quel maglioncino non è semplicemente azzurro, non è turchese, non è lapis, è effettivamente ceruleo, e sei anche allegramente inconsapevole del fatto che nel 2002 Oscar de la Renta ha realizzato una collezione di gonne cerulee e poi è stato Yves Saint Laurent se non sbaglio a proporre delle giacche militari color ceruleo. E poi il ceruleo è rapidamente comparso nelle collezioni di otto diversi stilisti. Dopodiché è arrivato a poco a poco nei grandi magazzini (…). Tuttavia quell’azzurro rappresenta milioni di dollari e innumerevoli posti di lavoro…». Una cosa può costare poco perché qualcuno investendoci un sacco di soldi ci ha pensato prima.