Storia e memoria di un colosso architettonico nazista mai completato che si è oggi trasformato in un complesso di appartamenti di lusso sul Mar Baltico
Se approdate nella più grande isola della Germania, l’isola di Rügen nel Mar Baltico, fra le molte bellezze naturali e luoghi d’interesse storico, non potrà sfuggirvi, situata tra la ridente stazione balneare di Binz e il porto di Sassnitz, una località dal nome latino, Prora, custode di una storia che pochi oggi conoscono.
È qui che, tra il 1936 e il 1939, Adolf Hitler realizzò almeno in parte il più imponente e monumentale resort mai concepito da mente umana per accogliere i lavoratori tedeschi in vacanza per due settimane all’anno, sotto stretto controllo delle autorità preposte. Facciamo un passo indietro.
Divenuto cancelliere nel gennaio 1933, pochi mesi più tardi Hitler scioglie e vieta tutte le organizzazioni sindacali, destinate a confluire obbligatoriamente nel DAF (Deutsche Arbeitsfront), ente parastatale della Germania nazista. Ma come «risarcire» 14 milioni di lavoratori privati dei loro diritti, primo fra tutti quello di sciopero, divenuto reato passibile di pena capitale? Con la «Forza attraverso la Gioia»! Si chiamava proprio così, «Kraft durch Freude» (KdF), l’organizzazione ricreativa interna al DAF che dal 1933 gestiva il tempo libero dei lavoratori tedeschi, fornendo attività ricreative di vario genere (gite, teatro, sport, concerti, vacanze) a basso costo.
Tra i massimi progetti messi in campo, la costruzione di un complesso di edifici lungo 4,5 km, con appartamenti in grado di ospitare fino a 20mila persone, dotato di un ampio salone per le feste, uffici direttivi, piscina coperta, cinema, caffetteria, molo per attracco navi. Avrebbero dovuto essere cinque i centri balneari disseminati sulle coste tedesche per vacanze di massa, ma soltanto Prora fu almeno in parte realizzata, in seguito al concorso vinto dall’architetto Clemens Klotz, che con il suo progetto si aggiudicò il Grand Prix d’Architecture all’Expo di Parigi nel 1937.
Si trattò di un progetto di risonanza internazionale, volto a diffondere nel mondo un’immagine positiva del Terzo Reich, e a infondere fiducia nei lavoratori tedeschi vessati dai bassi salari. I lavori erano già cominciati fin dal 1936, inizialmente con la costruzione di una strada parallela alla bella spiaggia di fine sabbia bianca e una stazione ferroviaria, proseguendo poi con il getto delle fondamenta, ma nel ’39 lo scoppio della guerra li interruppe e tutte le risorse furono destinate a scopo bellico.
Gli otto blocchi contenenti gli appartamenti per i vacanzieri erano comunque già edificati e si estendevano lunga la costa come il più importante esempio di architettura razionalista della Germania hitleriana. Che farne? Il Führer avrebbe voluto riconvertirli in ospedale militare, ma non fu possibile farlo su vasta scala, perciò ebbero vari usi durante la Seconda guerra mondiale: accolsero prigionieri polacchi costretti a lavori forzati, furono sede di addestramento militare per ragazzi e ragazze e divennero un rifugio per gli abitanti di Amburgo durante i bombardamenti britannici. In sostanza non ci fu mai un giorno in cui Prora venisse utilizzata per la sua prima destinazione, né vi soggiornò mai come villeggiante un lavoratore della Germania nazista.
Nel 1945 l’esercito sovietico se ne impossessò, ne demolì una parte e si portò via tutto ciò che era utile come risarcimento di guerra. Per una decina d’anni il «colosso di Prora» fu utilizzato come base militare, poi, recuperato nella DDR, divenne sede di vacanza per gli ufficiali dell’esercito della Germania Est, e dal 1964 al 1990 fu usato per ospitare gli obiettori di coscienza, costringendoli a pesantissimi lavori di ricostruzione. A loro è dedicata un’esposizione all’interno del Dokumentationszentrum Prora, museo realizzato nell’unico blocco ancora oggi di proprietà dello Stato e da visitare assolutamente se ci si trova da quelle parti, non solo perché contiene una vasta e accurata documentazione sulla realizzazione del colosso, sull’isola stessa, sull’ideologia nazista, sull’antisemitismo locale e sui principali aspetti della vita e della società tedesca in epoca hitleriana, ma anche perché, essendo realizzato in forma assai semplice e spartana, utilizzando le strutture preesistenti senza modificarle, ha conservato quasi intatti i locali che ospitano la mostra permanente, le numerose mostre temporanee, la caffetteria e perfino le severe toilette.
All’esterno, ad accogliere i visitatori è l’invito che suona ironico sopra l’entrata del museo: «Macht Urlaub» («Prendetevi una vacanza»), e certo di fronte allo scenario desolato che quelle vecchie mura esprimono, le vacanze appariranno sotto una luce sinistra, ovvero le vacanze che quelle mura avrebbero dovuto accogliere.
Prora fu anche luogo di addestramento per la polizia segreta della DDR, la famigerata Stasi, e per formazioni militari e paramilitari, tra cui l’OLP di Arafat. Tuttavia il colosso, privo di un progetto di risanamento, cominciò a declinare fin dagli anni Cinquanta. La riunificazione delle due Germanie portò il Governo federale a chiedersi cosa fare dello storico monumento e infine si decise di venderlo a privati.
È cominciata così, dai primi anni Duemila, la «rinascita» di Prora, a opera di diversi imprenditori, sotto il segno di una ristrutturazione intesa a farne un pregiato resort turistico senza alterarne le caratteristiche originali, ma trasformando in bianco abbagliante il marrone del cemento armato che caratterizzava l’enorme complesso all’epoca di Hitler, e aggiungendo balconi ai singoli appartamenti con vista mare. Impressionante è il contrasto tra vecchia e nuova Prora, ben evidenziato nei pressi del museo, dove il blocco originario triste e scuro confina e contrasta con quello candido dei rinnovati edifici (vedi foto).
Sono sorti alberghi di lusso con piscine, ristoranti, caffè, ma soprattutto costosi appartamenti di vacanza, il tutto all’insegna del comfort e della tranquillità, in contrapposizione con la vicina e popolare spiaggia per famiglie di Binz. A Prora la spiaggia è silenziosa e poco affollata anche d’agosto, con qualche rara Strandkorb (sedia da spiaggia), i viali pubblici d’accesso non troppo curati, il molo semidistrutto e abbandonato ancora carico di memoria.





