I viaggi e il turismo sono in continua evoluzione, tanto che a volte penso che proprio il cambiamento sia l’unica costante. Ogni generazione reinventa da capo quell’antica passione di andare per il mondo. Mete e stili di viaggio vengono riscoperti ciclicamente: i viaggi organizzati per esempio.
Negli euforici anni Ottanta del secolo scorso il villaggio turistico attira perché incarna una nuova idea di libertà e leggerezza: poche formalità , pochissima cultura, tanta socialità e poi sole, sport, flirt, balli. In quegli anni la formula «tutto compreso» conquista la nuova classe media europea, che vuole viaggiare senza pensieri. Con l’arrivo del nostro millennio la moda però cambia, quel che piaceva non piace più, il nuovo sembra improvvisamente vecchio. Soprattutto i giovani preferiscono l’organizzazione indipendente dei viaggi, favorita anche dallo sviluppo delle risorse online. E poi, in tempi a noi più vicini, tutto si trasforma ancora e i viaggi organizzati sembrano tornare al centro della scena, anche per i giovani. Infatti, secondo una ricerca di Expedia, nell’ultimo anno oltre il 40% dei viaggiatori della Generazione Z (nati dopo il 1997) ha rivalutato l’opzione all-inclusive, con un forte aumento (+60%) delle ricerche per i resort di questo tipo.
La nostalgia è solo un aspetto. Molti hanno scoperto per esperienza diretta che organizzare un viaggio da soli richiede tempo, energie e conoscenze. Certo, può essere divertente, a volte, ma in altri momenti anche banalmente faticoso: bisogna navigare decine di siti, verificare se le promozioni sono davvero convenienti, controllare l’affidabilità delle recensioni, combinare voli, hotel, attività ed escursioni. Alla fine, nonostante tutto questo lavoro, il risparmio è spesso minimo rispetto ai prezzi dei Tour Operator. Inoltre i viaggi a lungo raggio possono costare migliaia di euro e restare comunque esposti a infiniti imprevisti; quindi il prezzo fisso permette di controllare meglio il budget. E così si finisce per riscoprire l’agente di viaggio di fiducia, una figura che qualche anno fa pareva destinata all’estinzione e gode invece di buona salute.
Naturalmente il ritorno al passato non è mai integrale; formule già sperimentate devono essere adattate a nuove motivazioni. E quindi il viaggio organizzato contemporaneo vorrebbe offrire esperienze «autentiche», immersioni nella natura, workshop e occasioni d’incontro con la popolazione locale; anche la gastronomia riceve cure particolari rispetto al buon vecchio buffet, abbondante ma di modesta qualità . In sintesi: più flessibilità e cura dei dettagli.
I social danno un contributo, in forme originali. Le piattaforme, governate dagli algoritmi, tendono a polarizzare e radicalizzare la nostra percezione della realtà . E poiché per una parte crescente del pubblico hanno sostituito più tradizionali fonti di informazione, a cominciare dai giornali, il mondo ci appare più instabile, pericoloso, inaffidabile, tra epidemie, guerre, crisi economiche e scontri di civiltà . Ne consegue quel bisogno di sicurezza lontano da casa che gli operatori sono ben lieti di promettere. Da quando poi le relazioni personali si sviluppano soprattutto attraverso i social, il viaggio di gruppo è diventato anche un’occasione per conoscersi di persona; sarebbe l’obiettivo del 50% dei turisti che scelgono queste proposte, secondo un tour operator specializzato. Naturalmente in tale prospettiva i gruppi sono organizzati con maggiore attenzione: numeri ridotti (una quindicina di partecipanti o poco più), limiti d’età (per esempio under 30, o dai 30 ai 50), un coordinatore (distinto dalla guida) per creare e mantenere lo spirito giusto.
Anche il cambiamento climatico ha aperto nuove prospettive. La vacanza «tutto compreso», affermano alcuni esperti, potrebbe essere il modello del futuro. Già di suo il viaggio di gruppo è tendenzialmente più sostenibile; inoltre concentrare i turisti in pochi luoghi potrebbe ridurre la pressione sulla popolazione locale, poiché molte destinazioni non dispongono delle infrastrutture necessarie per accogliere tutti coloro che vogliono visitarle. E se in passato i pacchetti turistici all-inclusive sono stati giustamente considerati il modo meno sostenibile di viaggiare, in futuro potrebbero però essere organizzati in modo nuovo: adottare modelli architettonici locali, gestire in modo più efficiente acqua, energia e rifiuti, utilizzare fornitori di cibo e servizi del territorio.
Lunga vita ai viaggi organizzati, dunque; in attesa che il pendolo inverta nuovamente la sua oscillazione.