Edifici industriali, l’occhio di architetti e ingegneri

by azione azione
8 Dicembre 2025

Il settimo Seminario dedicato alla promozione della cultura della costruzione e dell’ingegneria quale disciplina creativa si è chinato sul problema della rivitalizzazione del patrimonio industriale

Aree dismesse, edifici recuperati e valorizzati con nuove funzionalità, costruzioni che testimoniano il trascorso industriale del nostro cantone ancora in cerca di una nuova destinazione. Sono molteplici le situazioni di questo genere nel panorama architettonico urbano ticinese che inducono a una riflessione sulle strategie per riqualificarle. Sul tema si sono chinate di recente la Sezione Ticino della Società svizzera degli ingegneri e degli architetti (Sia sezione Ticino) e la Società per l’arte dell’ingegneria in occasione del settimo Seminario dedicato alla promozione della cultura della costruzione (Baukultur) e dell’ingegneria quale disciplina creativa. È infatti necessario uscire dalla ristretta visione di questa professione come operato meramente tecnico per evidenziarne l’apporto nella qualità estetica dei progetti edificatori, siano essi nuove costruzioni o trasformazioni di opere esistenti. In tutti i casi si tratta di interventi complessi che, tenendo in considerazione anche gli aspetti legati alla sostenibilità ambientale ed economica, richiedono un impegno trasversale. In team lavora pure il comitato organizzativo dei seminari, composto da ingegneri e architetti e di cui fa parte Laura Ceriolo, architetta e ricercatrice multidisciplinare attiva a livello europeo, che pone l’accento sull’importanza di questo approccio con esempi concreti presentati da diversi professionisti durante il Seminario.

L’edizione di quest’anno, intitolata Rivitalizzazione del patrimonio industriale per nuovi scenari urbani fa seguito alla riflessione dello scorso anno Riduci, Riusa, Ricicla, già focalizzata sul patrimonio architettonico esistente, ma incentrata sulla sostenibilità. Punto di partenza per il recente approfondimento la pubblicazione Tracce e storie del Ticino industriale di Valeria Frei, storica dell’arte e dell’architettura. Una prima considerazione riguarda l’ubicazione di questi edifici, molti dei quali costruiti ai margini delle città, ma che con l’espansione di queste ultime si trovano oggi nel contesto urbano. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, da quelli di maggiori proporzioni come le Officine FFS di Bellinzona, ai macelli di Locarno e Lugano. Le prime fanno parte di un patrimonio architettonico numeroso e variato, quello delle FFS appunto, che comprende ad esempio stazioni, centrali di controllo, binari e centrali elettriche. Su passato e futuro delle infrastrutture ferroviarie, che costituiscono una presenza capillare in tutto il Paese, si sono soffermati durante il Seminario Gilbert Moro e Barbara Berger. Per il Ticino, asse di collegamento fra nord e sud, il tema delle vie di comunicazione e della ferrovia è particolarmente importante, come ha rilevato Aurelio Muttoni, membro del comitato della Società per l’arte dell’ingegneria, associazione che da tre decenni ha fra i suoi obiettivi quello di «incrementare la consapevolezza della componente culturale dell’ingegneria civile».

«Nella realizzazione di tutte queste opere – osserva Laura Ceriolo – l’ingegneria ha sempre dialogato con altre discipline. Strade, ponti, gallerie, impianti energetici sono infrastrutture quotidiane spesso date per scontate eppure essenziali alla vita collettiva e protagoniste dei precedenti seminari, organizzati con regolarità dal 2016. Il tema non riguarda solo il Ticino: in Italia e nel resto della Svizzera esistono aree dismesse anche più vaste accanto a esempi virtuosi che mostrano come sia possibile sfruttare il potenziale di strutture esistenti per realizzare spazi con nuove finalità». È quindi a questi modelli che guardano i professionisti per stimolare la riflessione sul patrimonio esistente, frutto di visioni ingegneristiche all’avanguardia al tempo della loro costruzione risalente in gran parte al secolo scorso e in alcuni casi a quello precedente. Fra gli esempi citati da Giotto Messi nel suo intervento sulle «Realizzazioni passate e recenti» troviamo il Toni-Areal a Zurigo, trasformato da caseificio a centro educativo e culturale e la ex fabbrica di macchine Sulzer-Burckhardt a Basilea, oggi luogo di incontro sociale e culturale conosciuto con il nome di Gundeldinger Feld. Non tutti i progetti di recupero vanno però a buon fine, come dimostra il caso presentato dallo studio Camponovo Baumgartner. All’Aebi-Areal di Burgdorf nel canton Berna la grande sala macchine è infatti stata sacrificata e demolita nel 2017. La perdita del patrimonio industriale è quindi un rischio concreto.

Laura Ceriolo ammette che la rivitalizzazione del patrimonio industriale è un’operazione complessa che richiede molto impegno e un approccio multidisciplinare sempre più partecipativo. «Da un lato vi è l’aspetto legato alla trasformazione della struttura e dall’altro quello del suo futuro utilizzo», precisa al riguardo l’esperta. «È infatti necessario progettare, oltre agli spazi, i contenuti attraverso una visione che tenga in considerazione il contesto sociale odierno. Recuperare non è necessariamente la scelta meno onerosa, ma il valore culturale e territoriale giustificano la scelta».

Per quanto riguarda il Ticino la curatrice del seminario ricorda il grande progetto in corso legato alle Officine FFS di Bellinzona e, quali esempi di recupero riuscito, il centro culturale La Filanda a Mendrisio e le Cave di Arzo. La copertina del volume che racchiude gli atti del Seminario (acquistabile presso Sia sezione Ticino) è invece dedicata all’ex cementificio situato nel Parco delle Gole della Breggia, sempre nel Mendrisiotto. Laura Ceriolo: «Si tratta di un edificio simbolico. Benché non abbia ancora trovato un riuso interno, gli spazi verdi esterni sono ben frequentati e la struttura è riconosciuta come parte significativa del paesaggio culturale». Il Seminario ha dato spazio anche all’aspetto umano legato agli edifici industriali dismessi con la lettura di brani tratti dal volume Quaderno della Monteforno. Un racconto di fabbrica nel quale Sara Rossi Guidicelli racconta la storia dall’acciaieria di Bodio anche attraverso le testimonianze di operai, dirigenti, politici e abitanti della regione.

Se finora i seminari organizzati da Sia e Società per l’arte dell’ingegneria avevano avuto un pubblico misto di professionisti, da quest’anno, grazie all’incontro organizzato alla SUPSI di Mendrisio presso il Dipartimento ambiente costruzioni e design, sono stati coinvolti anche gli studenti. «Rappresentano il nostro futuro – chiosa Laura Ceriolo – per cui la loro partecipazione numerosa e attiva offre nuova energia». Anna Karla De Almeida Milani, moderatrice della discussione generale, ha d’altronde evidenziato come in realtà ci si debba interrogare anche su quanto viene costruito oggi, approfondendo da un punto di vista biopolitico il rapporto fra l’eredità materiale dell’epoca industriale e i nuovi distretti dell’innovazione, con le rispettive logiche di potere e di emancipazione. Un approccio più sociologico che dimostra l’importanza e la vastità del tema legato agli edifici industriali.

Architetti e ingegneri con questi seminari, oltre a valorizzare l’operato ingegneristico, propongono una riflessione critica sulle due discipline che – conclude Laura Ceriolo – «deve promuovere una visione integrata delle rispettive competenze e favorire la creazione di reti di scambio. Con questo spirito e incentivando il contributo delle donne, desideriamo stimolare la promozione della cultura della costruzione offrendo strumenti di conoscenza concreti del territorio ticinese. Dallo scorso anno Sia sezione Ticino è co-presieduta dalle architette Silvia Barrera ed Elena Fontana, una scelta che assicura nuovo slancio in questa direzione».

Per quanto riguarda nello specifico le aree industriali dismesse, esse offrono secondo i professionisti della costruzione nuove sfide e opportunità. Architettura e ingegneria, unitamente ad altre discipline, possono contribuire a preservare il loro valore storico trasformandole in risorse sostenibili per il futuro.