«Non finiamoci più nel sesso occasionale», cantava dal palco del Festival di Sanremo 2022 l’allora 27enne Tananai: la sua volontà di abbandonare le avventure di una notte evidentemente per lui suona come una dichiarazione d’amore perché controcorrente rispetto a quella che ne Le parole dei figli è la Hookup culture.
Il termine inglese hookup significa letteralmente agganciare e, nello slang giovanile, il gancio è l’incontro sessuale. Di conseguenza, con Hookup culture (o cultura del gancio) si intendono gli incontri sessuali senza impegno. Non c’è alcuna promessa di una relazione romantica più tradizionale, e neppure il desiderio di averla. Ecco perché la Hookup culture è altrimenti definita: la cultura del rimorchio. Mamme e papà, però, prima di mettervi le mani nei capelli, arrivate a leggere fino alla fine!
Sull’argomento c’è una review molto interessante (uno studio che raccoglie e analizza ricerche precedenti), pubblicata sulla «National Library of Medicine». La ricerca evidenzia un punto cruciale: «L’età del primo matrimonio […] è stata drasticamente posticipata, mentre […] l’età della pubertà è diminuita, […] determinando un divario temporale storicamente senza precedenti in cui i giovani adulti sono fisiologicamente in grado di riprodursi, ma non psicologicamente o socialmente pronti a “sistemarsi”».
In altre parole, si è creato un lungo periodo in cui i giovani hanno desideri sessuali ma non sono pronti a impegnarsi in una relazione stabile. È proprio questo divario temporale a spiegare la nascita e la diffusione della Hookup culture. La conseguenza? Dati impressionanti: «L’81% degli studenti universitari Usa intervistati ha avuto qualche forma di rapporto occasionale, […] il 34% ha avuto rapporti sessuali nel contesto di un rapporto occasionale».
Ebbene, sapete a quale anno risale questa review? La sua pubblicazione è avvenuta il primo giugno 2013 e gli studi citati sono ancora più vecchi. Che cosa significa? Per dirla come mio marito Riccardo: la cultura del rimorchio c’è sempre stata! E, in effetti, se la vogliamo mettere in modo più scientifico, la stessa review ci riporta indietro fino agli anni ’60, spiegando che i giovani adulti «divennero ancora più liberi sessualmente […] con l’ascesa del femminismo, […] la diffusa disponibilità di contraccettivi […] e l’abbandono delle aspettative dei genitori sul matrimonio».
Morale: quando sentiamo i nostri figli fare riferimento alla Hookup culture dobbiamo sapere che il termine, per molti di noi, è nuovo, ma fotografa un fenomeno che esiste almeno dai nostri tempi. Semplicemente, oggi vanno per la maggiore gli inglesismi. Ne Le parole dei figli abbiamo già visto che la crush è l’innamoramento, essere friendzonato è il due di picche ricevuto da un/a amico/a, ghostare è sparire da una storia, la situationship è una relazione non definita e i Friends with Benefits sono amici che vanno a letto insieme.
Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, in Svizzera l’età media del primo rapporto sessuale si attesta intorno ai 17 anni (16,8 per la precisione, secondo l’ultima rilevazione del 2022 nella fascia 15-24 anni).
La buona notizia? L’età si è alzata gradualmente: nel 2012 era 16,4 anni. Possiamo tirare un sospiro di sollievo? Non proprio. Come ci siamo già detti in un Caffè dei genitori, il sospetto è che i giovani non siano più così attratti dal sesso come una volta. Ma i motivi non possono rallegrarci: siamo davanti a adolescenti più liberi, ma che allo stesso tempo battono in ritirata. È più complicato capire cosa desiderano (amore fluido), hanno paura di mostrarsi senza i filtri di TikTok e subiscono l’ansia da prestazione che deriva dalla pornografia online.
Ecco, in questa confusione generazionale si inserisce anche la Hookup culture. È un pezzo del complicatissimo puzzle delle loro relazioni, un modus vivendi che è meglio conoscere per capire se riguarda anche i nostri figli. E magari dare due semplici consigli: non fare mai nulla di cui non si è convinti, anche se va di moda; e usare sempre le precauzioni necessarie. Per il resto, forse, dobbiamo accettare l’incertezza che esprime Tananai nella sua canzone ammettendo: «Ma sappi che tra un anno, un giorno, non avrò capito ancora di cosa hai bisogno».