In Ticino sorride la strada e piange la ferrovia

by azione azione
1 Dicembre 2025

Istantanee sui trasporti: cosa dice la perizia del Politecnico federale sullo sviluppo delle infrastrutture di trasporto

Lo scorso 9 ottobre il professor Ulrich Weidmann della Scuola politecnica federale di Zurigo ha presentato i risultati della perizia sullo sviluppo futuro delle infrastrutture di trasporto. L’incarico, conferito dal Dipartimento federale competente, verteva sulle priorità degli investimenti previsti per il periodo 2025-2045 dai programmi di sviluppo delle strade nazionali, delle ferrovie e del traffico negli agglomerati.

Il rigetto nella votazione popolare del novembre 2024 del potenziamento delle strade nazionali ha evidenziato una forte resistenza all’estensione della rete. Nel contempo è stato annunciato un significativo incremento dei costi per la realizzazione della «tappa 2035» del programma di sviluppo dell’infrastruttura ferroviaria, che, già decisa nel 2019, ha successivamente incontrato numerosi problemi realizzativi.

Con questa perizia il Consigliere federale Albert Rösti ha inteso definire il quadro di riferimento tecnico per rispondere a queste opposizioni e difficoltà. Consiglio federale e Parlamento sono ora chiamati a prendere le decisioni definitive. Dal giugno 2026 si svolgerà la consueta procedura di consultazione e per il febbraio del 2027 è stato preannunciato un messaggio all’intenzione del Parlamento.

Al Politecnico federale sono stati sottoposti i progetti non ancora entrati nella fase formale di approvazione dei piani. Ne sono così stati esaminati circa 500 per un volume di investimenti pari a 112.7 miliardi di franchi: 40 oggetti per un importo di 39.1 miliardi interessano le strade nazionali, 135 toccano la ferrovia per un totale di 62.2 miliardi di franchi e 51 sono annunciati nei programmi di agglomerato per complessivi 11.4 miliardi. I limiti di spesa, stabiliti dal Consiglio federale, sono di 9 miliardi per le strade nazionali, 14 o 24 miliardi per la ferrovia – secondo due varianti che il Parlamento dovrà scegliere – e 7.5 miliardi per i progetti degli agglomerati. Da queste cifre appare evidente quanto distanti siano le aspettative dalle risorse disponibili.

Per il Ticino che cosa risulta dalla perizia? Esulta la strada e piange la ferrovia. Sono infatti confermati il collegamento autostradale verso Locarno e il potenziamento tra Lugano e Maroggia/Melano. Il primo gode di un sostegno ampio e trasversale; sul secondo i pareri e le attese sono divergenti. L’intervento come è stato finora messo sulla carta appare doloroso, in particolare per il Mendrisiotto. Si fatica a condividere una proposta che alla promessa di una non garantita migliore e duratura gestione del traffico (già parzialmente smentita da preannunciati maggiori carichi sulla rete locale) non unisce l’opportunità per un effettivo risanamento paesaggistico e territoriale, che sarebbe l’unico risultato certo.

Nel campo ferroviario la perizia menziona unicamente un marciapiede supplementare alla stazione di Locarno. Il sistema ferroviario regionale e transfrontaliero ticinese, in piena crescita, è così condannato all’immobilismo per venti anni? Stando agli studi svolti dal Cantone i problemi si pongono già all’orizzonte 2035. Gli interventi acquisiti in base a decisioni precedenti (in particolare il completamento del terzo binario tra Giubiasco e Bellinzona) non sarebbero infatti più sufficienti per colmare le lacune di servizio dell’orario di riferimento per il 2035, di recente rimaneggiato per tener conto di cambiamenti sul piano nazionale. Occorrerebbe dunque disporre del raddoppio completo della linea per Locarno e provvedere ad adeguamenti nelle stazioni di Bellinzona, Lugano e Mendrisio. Si riuscirà a recuperare i «pezzi» mancanti?

Sulla direttrice nord-sud la perizia non si esprime. AlpTransit scivola dunque in orizzonti del tutto incerti. Il Consigliere federale Rösti, recentemente ospite della Camera di commercio ticinese, ha parlato di un «progetto complesso e costoso». Come dargli torto? L’investimento si aggira attorno ai 20-25 miliardi di franchi, di cui una decina in Ticino. Non solo. La capacità per il traffico merci è ampiamente sottoutilizzata e il traffico viaggiatori a lunga distanza, di competenza delle FFS, non ha avanzato richieste di ampliamenti. Sul fronte internazionale gli interessi e le priorità sembrano altrove. Il periodico appello a salvifici finanziamenti privati o inverosimili contributi dell’UE cadono regolarmente nel vuoto.

Bisognerebbe cambiare prospettiva. Un programma di servizi regionali e transfrontalieri per il Ticino del 2050 che propugnasse la realizzazione di collegamenti ogni 15 minuti sulla rete interna e insubrica e collegamenti internazionali ogni mezz’ora con Milano e con Zurigo/Lucerna-Basilea sarebbe una buona base. Occorre dunque partire dai bisogni per poi desumere le infrastrutture necessarie e attuarle a tappe compatibilmente con le risorse disponibili e senza pregiudicare una futura completazione di AlpTransit, che al momento appare fuori scala.