Un periodo di ricchezza emozionale

by azione azione
1 Dicembre 2025

Il termine perimenopausa indica la fase che precede la menopausa, a raccontarcelo non c’è solo la scienza ma anche giornaliste e scrittrici tra scompensi ormonali e nuove opportunità

La parola «perimenopausa» è entrata a pieno regime nel dibattito internazionale. Ricercatrici, giornaliste, scrittrici, attrici, influencer statunitensi e anglosassoni stanno contribuendo alla recente diffusione di questo termine, usato per la prima volta negli anni Sessanta, secondo l’Oxford English Dictionary, ma rimasto a lungo nell’ombra. Mentre con «menopausa» si intende la fase di cessazione delle mestruazioni spontanee per dodici mesi consecutivi (in media tra i quarantanove e i cinquantadue anni, con ampie possibilità di variazione), con «perimenopausa» ci si riferisce al periodo precedente. Prima di oltrepassare del tutto la soglia della fine dell’età riproduttiva, le donne devono affrontare le conseguenze delle fluttuazioni ormonali che non solo durano diversi anni, ma possono avere forti ripercussioni sul fisico e sulla mente. La giornalista Rachelle Bergstein ha scritto su «The Washington Post» che «alle donne è stata a lungo raccontata (anche se in modo vago e inadeguato) la menopausa, ma non il viaggio turbolento per arrivarci. Nessuno le ha preparate a questo shock». L’attrice e autrice Samantha Bee, che ha dedicato al tema un programma, sostiene che la perimenopausa «è come la pubertà, ma al contrario» ed è molto dura perché, a differenza di quando si era giovani, si hanno responsabilità, figli, un lavoro e mutui da pagare.

I dati di Google Trends mostrano che le ricerche del vocabolo «perimenopausa» sono iniziate ad aumentare alla fine del 2022 e sono tornate a crescere all’inizio del 2024, senza alcun segno di rallentamento. Sui social network è tutto un fiorire di pubblicità e indicazioni su come affrontare al meglio gli anni di passaggio. Se da un lato vengono suggerite soluzioni (anche mediche) che agiscono sui sintomi, da un altro si sta creando una nuova consapevolezza. Certe donne si chiedono, ad esempio, se l’irritabilità dovuta alle variazioni ormonali, e la conseguente improvvisa perdita di pazienza, non possano forse portare a un nuovo modo di essere. Diventare meno docili e accondiscendenti è davvero così negativo? La perimenopausa può forse essere vista come un avvertimento, che solleva un interrogativo: una prima fase della vita sta terminando. Come voglio vivere il resto dei miei giorni?

Cerca di rispondere a questa domanda la protagonista di quello che è stato definito da «The Guardian» «il primo grande romanzo sulla perimenopausa», il bestseller A quattro zampe, scritto da Miranda July (Feltrinelli, 2024). Tra le pagine, la storia di una donna di 45 anni che si ritrova sull’orlo del precipizio ormonale e, dopo avere intrapreso un viaggio che la mette di fronte ai compromessi accettati nel corso degli anni per il bene degli altri, decide di abbandonare le comode sponde della vita domestica e seguire il proprio istinto. Il risultato è una rivoluzione esistenziale. Il libro è un vero e proprio caso editoriale grazie a un passaparola spontaneo che dura da oltre un anno. La rivista «Time» ha inserito l’autrice, Miranda July, tra le cento persone più influenti del 2025. Negli ultimi anni, ricorda la «BBC», sono stati pubblicati altri testi che hanno indagato quest’età della vita, tra cui Sandwich di Catherine Newman, Amazing Grace Adams di Fran Littlewood e Broken Light di Joanne Harris. Eppure nessuna è stata capace di catturare lo Zeitgeist come July.

La scrittrice Angela Garbes, in un articolo su «The Guardian», ha elencato tutti gli inconvenienti della perimenopausa che sta vivendo da alcuni anni e ha sottolineato che nel dibattito culturale bisognerebbe includere anche la ricchezza emozionale, la confidenza e la crescita individuale che derivano da questo periodo. Parlando di se stessa ha ammesso: «Forse non riconosco del tutto la donna che vedo quando mi guardo allo specchio, ma ne resto incuriosita. La seguirò. Penso che mi porterà in un posto interessante».

Considerare i vantaggi della situazione favorisce uno stato di benessere, secondo un articolo pubblicato lo scorso mese sulla rivista «Nature». Le quattro autrici provengono da diversi ambiti del mondo scientifico, dalla psichiatria all’epidemiologia, e spiegano che smettendo di considerare la menopausa in modo sfavorevole – diversi studi indicano che per molte donne è una fase di crescita psicologica – si può influenzare anche l’esperienza della transizione, cioè la perimenopausa. Si è visto che c’è un peggioramento dei sintomi psico-fisici quando si ha un approccio disfattista. Chi riesce a mantenere più ottimismo e stabilità emotiva, attraverso la regolazione delle emozioni, l’autocompassione e l’autostima, raggiunge «una maggiore soddisfazione di vita e benessere durante la mezza età». Le ricerche citate da «Nature» indicano che le credenze e i valori socioculturali possono influenzare l’atteggiamento nei confronti dell’invecchiamento e quindi, a sua volta, l’esperienza della perimenopausa. In Paesi come Vietnam, Iran, Thailandia e Sri Lanka, con culture collettiviste in cui perdere la giovinezza ha un significato positivo, le donne vedono la fine del periodo fertile come una parte naturale della loro vita che non ne sminuisce il valore. In un articolo su «Psychology Today» la psicologa Karin Arndt ribadisce la necessità di una prospettiva costruttiva. «Se hai quarantasei anni e ti sei appena svegliata alle quattro del mattino, fradicia per la sudorazione notturna, considera che dentro di te sta accadendo qualcosa di unico. Cerca sostegno per alleviare i sintomi fisici, ma poi lasciati guidare dall’idea che questi cambiamenti stanno cercando di “svegliarti” non soltanto nel sonno, ma in senso lato. Come consigliava Rumi, il poeta mistico sufi del XIII secolo: “Non tornare a dormire”».