Parole incrociate

by azione azione
27 Ottobre 2025

Esistono due modalità per giocare con le parole incrociate in treno: da soli, in silenzio, oppure ad alta voce, instaurando una modalità assembleare con quei passeggeri, volenti o nolenti, che hanno avuto la disgrazia sedersi vicino al giocatore. Ho ricevuto in dono questa seconda modalità, durante un viaggio da Torino verso Bologna. Protagonista una vivace anziana con due figlie, sulla quarantina, che si vergognavano della mamma ciarliera.

La signora si assesta, appoggia la borsa in grembo e, da vera professionista, ne estrae matita, gomma da cancellare e una corposa rivista che non è la riconoscibile «Settimana enigmistica». Si sistema e dà inizio alle danze per completare uno schema già iniziato. Appartiene alla specie dei giocatori che coinvolgono i presenti anche quando conoscono già la risposta. Una figlia siede di fronte a lei e finge di leggere una rivista tenendola alzata in modo da coprirsi il viso. Invano. La madre con gesto imperioso gliela abbassa e urla perché è anche sordastra: «Di… puntini puntini… ce n’è una sola». La figlia sbuffa: «Ma dai! Lo sai benissimo! “Di mamma!”» «Io lo so, siete voi due figlie ingrate che non lo sapete! E comunque la risposta giusta è mamme!». La figlia s’intigna: «E perché? Se ce n’è una sola, come dici tu, è singolare, è mamma». «No! Perché c’è una “e” sulla colonna verticale». «Avrai sbagliato l’altra risposta». «Impossibile, questa la sanno anche i bambini dell’asilo. Senti qua: corrente di pensiero praticata dal filosofo Gianni Vattimo. La risposta è: Ermeneutica». Interviene l’altra figlia, stupita: «E tu come fai a saperlo?». «Quando abitavamo in via Mazzini il professor Vattimo era nostro vicino di casa e lo incontravo tutti i giorni dal lattaio. Ma non perdiamo tempo, andiamo avanti», esorta la madre, neanche si trattasse di finire un lavoro urgente. «Sentite questa: Organo del corpo umano, si raccomanda di non metterlo tra moglie e marito. Quattro lettere». «Il dito», mi scappa detto. L’altra figlia si rivolta e mi arruola come suo alleato: «La sente?», mi dice. «Provoca. Non più tardi di una settimana fa io e mio marito ci siamo lasciati per colpa della mia più cara amica e lei allude». La madre, soave, non perde la calma: «Sei tu che hai la coda di paglia. Questa rivista l’hanno stampata prima che Giorgio ti mollasse, come facevano a saperlo? Andiamo avanti. Ha detto: Tale la madre, tale la figlia. Nove lettere. Questa la so: Ezechiele». La figlia è furibonda: «Ma che razza di parole incrociate sono queste dove si parla solo di madri?». «Non è vero, parlano anche di Vattimo. E di scrittori famosi. Senti questa: La scrittrice italiana Grazia Deledda e lo scrittore russo Maksim Gor’kij hanno un titolo in comune. Sette lettere». Cedo alla tentazione e propongo: «La madre». Mi arriva un’occhiata di puro odio dalla figlia tradita da Giorgio. La madre: «Questa è difficile: Titolo italiano del serial televisivo turco Aldatmak. Dieci lettere». Silenzio.

Una voce di donna dalla fila di sedili dietro i nostri: «Tradimento». «Esatto», proclama la giocatrice. Mi sporgo per vedere chi ha parlato e la giovane viaggiatrice non fa in tempo a nascondere lo smartphone. Non vale. Fra le tante vittime di Google c’è anche l’innocente gioco delle parole incrociate. La figlia, livida: «Hai tutte le fortune, anche una viaggiatrice che parla il turco». Mi convinco che Giorgio non aveva poi tutti i torti. La giocatrice mi arruola come suo socio: «Con tradimento abbiamo completato la 15 verticale, sei lettere, Sarabi. Scommetto che lei non sa cosa significa». Ammetto la mia ignoranza: «È la prima volta che sento questa parola». L’altra figlia, sinora muta, lascia cadere dall’alto: «Lo sanno tutti. È il nome della madre del Re Leone». La giocatrice: «Con le parole incrociate non si finisce mai d’imparare. Ti danno gli strumenti per far bella figura in società». La tradita: «Ma se parla solo di madri!». «Non è vero. Guarda qui: quattro lettere. Si trova a Milano, in via Bellerio». «Secondo me – dico – lì c’è la sede della Lega». La figlia non molla: «Magari ci abita la madre di Salvini». La giocatrice non raccoglie e prosegue: «Nelle commedie sta chiuso nell’armadio. Sei lettere». Occhiata di trionfo alla figlia: «Amante». Prosegue, rivolta a me: «Senta questa. Uccello bravo a fare il salto. Sette lettere». Di fronte al mio smarrimento proclama: «Ma è la quaglia! Fa il salto fra moglie e amante!». È la dichiarazione di guerra.

Per fortuna, con il consueto ritardo il nostro treno arriva a Bologna, dove scendo. Mentre cammino sulla banchina, la voce della madre sovrasta l’altoparlante della stazione: «Franti, tu uccidi tua madre. Dice il maestro in un libro famoso». Mi verrebbe da suggerire Cuore ma taccio; ci penserà a chi tocca il mio posto.