Viale dei ciliegi

by azione azione
20 Ottobre 2025

Tove Jansson, Le memorie di papà Mumin, Salani (Da 8 anni)

C’è una persona che ha lasciato il segno nella letteratura per l’infanzia, una donna senza la quale i lettori di lingua italiana non conoscerebbero Roald Dahl, ad esempio. Ma neanche Pippi Calzelunghe, neanche Bibi, neanche i Mumin, neanche molti altri, i più grandi insomma. Questa donna, morta qualche giorno fa, si chiamava Donatella Ziliotto, vorrei ricordarla qui. Nata a Trieste nel 1932, in una famiglia colta e aperta alle influenze mitteleuropee, si laurea con lode all’Università di Bologna con una tesi su Collodi e inizia a viaggiare molto giovane, privilegiando il Nord Europa, influenzata dal personaggio di Bibi, la bambina del Nord immaginata dalla scrittrice danese Karin Michaelis, una bambina anticonformista e intraprendente che viaggia sola, così come anticonformista e intraprendente sarà Pippi Calzelunghe, della svedese Astrid Lindgren, con la quale Ziliotto ebbe un incontro straordinario e quasi magico, quando, nel 1958, era alla direzione della collana «Il Martin Pescatore» di Vallecchi. Aveva sentito parlare di un libro su una bambina fortissima e autonoma, che le sembrava perfetto per inaugurare la sua innovativa collana, e allora partì per Vimmerby, città natale di Astrid Lindgren, come ha ricordato la figlia, Martina Forti: «Girò a lungo, ma della scrittrice non trovò traccia, fino a quando, esausta, chiese aiuto a una contadina dalle gote rosse, che stava spaccando un cumulo di legna. “Astrid Lindgren sono io.” Le disse. “Sono forte, ma so anche scrivere”. Dopo una lunga chiacchierata e un the con i biscotti, la scrittrice la congedò con queste parole: “Ho capito che tu sei una Pippi, porta la mia Pippi in Italia con te”».

Donatella Ziliotto non portò in Italia solo Pippi, ma, appunto, tutti i più grandi autori per ragazzi internazionali, tra cui la finlandese Tove Jansson, con la sua saga dei Mumin, che vorrei segnalare qui a chi ancora non la conoscesse. Le storie che l’autrice e illustratrice finlandese dedicò ai Mumin cominciarono nel 1945, e si celebrano tra l’altro quest’anno gli ottant’anni dalla nascita della prima avventura di queste creature fantastiche, simili a piccoli ippopotami, ma così simili anche a noi umani, nelle loro dinamiche familiari, malinconie, dolcezze, irascibilità e gioia di vivere, e capacità di trovare conforto nelle minime felicità domestiche. Con altri personaggi comprimari (tra cui il commovente solitario Morko, che fa paura, con l’aura gelida che lo circonda, che fa congelare chiunque lo incontri, ma che è in costante ricerca della luce), vivono nella valle dei Mumin, le loro storie sono semplici e profonde, e danno calore. Fu lei, Donatella Ziliotto, a farli conoscere ai lettori italofoni, prima per la casa editrice Vallecchi, poi nella successiva collana da lei diretta dal 1987, gli Istrici di Salani. Simbolicamente, ci concentriamo su una citazione da Le memorie di papà Mumin: «Cos’è un nuovo giorno? Un nuovo giorno è una porta aperta verso l’incredibile, il possibile. In un nuovo giorno tutto può accadere se non si ha nulla in contrario». Questo invito a considerare le porte aperte verso l’incredibile, e ad accogliere con gioia ogni nuovo giorno, è uno dei lasciti non solo di papà Mumin, ma anche di colei che li ha portati ai lettori di lingua italiana.

Frida Nilsson, Hedvig e Valdemar, illustrato da Ilaria Mancini, Lupoguido (Da 7 anni)

L’autrice svedese Frida Nilsson è una delle più importanti scrittrici contemporanee per bambini e ragazzi. Classe 1976, ha già al suo attivo romanzi bellissimi, destinati a diventare classici contemporanei, come il teneramente anarchico e surreale Mia mamma è un gorilla, e allora? (Feltrinelli), o come l’intenso viaggio nell’Aldilà in cui ci conduce La spada di legno (Feltrinelli), o l’incantevole storia per l’Avvento Buon Natale, Cipollino!, pubblicata da Lupoguido.

Così come da Lupoguido sono pubblicati anche i romanzi di Hedvig, intraprendente bambina di sette anni che deve inserirsi in una nuova scuola (Hedvig), e che ritroviamo l’anno successivo in seconda, quando le compagne di classe hanno l’ossessione per i cavalli, ma come potrebbe Hedvig avere un cavallo, se costano così tanto? Hedvig non avrà come amico un cavallo, ma un asino, Valdemar, burbero e adorabile, che le cambierà la vita.