Ma i russi a cosa servono?

by azione azione
22 Settembre 2025

Le riflessioni da ascoltare di Paolo Nori

Qualche anno fa, durante un corso di scrittura che aveva tenuto a Lugano, Paolo Nori ci raccontò che ci sono due cose capaci di farlo piangere: la letteratura russa e le partite del Parma. Di calcio, però, in questo podcast non si parla. Il cuore del racconto sta nel legame profondo, affettivo e quasi viscerale che l’autore intrattiene con la grande tradizione letteraria russa e la sua capacità di descrivere il quotidiano fuori dall’ordinario.

A cosa servono i russi? È questa la domanda, insieme provocatoria e affettuosa, da cui prende avvio un viaggio sonoro in sei tappe, che parte idealmente da Casalecchio di Reno, dove Nori vive, e arriva fino alla Prospettiva Nevskij, nel cuore di San Pietroburgo. Un itinerario narrativo che mescola autobiografia, citazioni e riflessioni, con la leggerezza e l’intensità che caratterizzano la scrittura dell’autore.

La risposta a quella domanda iniziale, se mai ce ne fosse una, arriva solo nell’ultima puntata, negli ultimissimi quattro secondi. Ma non è un buon motivo per saltare direttamente alla fine. Anzi: è nelle digressioni, nei percorsi laterali, nei salti logici e affettivi che si nasconde il vero senso del racconto. Molti ricordi vengono dalle esperienze vissute dall’autore: per esempio il ricordo della visita al ponte di San Pietroburgo dove al protagonista di Gogol’ venne rubato il famoso cappotto, oppure del canale dove Bezuchov, in Guerra e pace, gettò un gendarme con un orso legato alla schiena. I racconti di questi viaggi si intrecciano con una serie di aneddoti sorprendenti: lo sapevate, ad esempio, che l’insalata russa in Russia si chiama «insalata Olivier», dal nome del cuoco belga che la inventò?

Laureato in letteratura russa, Paolo Nori è autore di numerosi romanzi e saggi. Accanto alla scrittura narrativa, ha coltivato con passione il lavoro di traduttore e curatore. È spesso ospite nella Svizzera italiana: nel 2019 ha curato per Marcos y Marcos la raccolta Repertorio dei matti del Canton Ticino, coordinando una ventina di autori locali chiamati a delineare una galleria di personaggi eccentrici, al limite tra realtà e invenzione, che restituisce un ritratto non convenzionale del nostro cantone. Non è la prima volta che Nori si cimenta con la narrazione audio, un mezzo che rappresenta quasi una naturale estensione dei suoi «pubblici discorsi»: lunghe e appassionate dissertazioni sui temi più disparati. Già nel 2023 aveva realizzato una serie audio (da recuperare!): Due volte che sono morto. In quel podcast raccontava i due gravi incidenti di cui è stato vittima, a quattordici anni di distanza l’uno dall’altro.

A cosa servono i russi? esce in un periodo difficile, in cui, a causa dell’aggressione all’Ucraina, tutto quello che riguarda la Russia è visto con una certa preoccupazione e diffidenza. Un atteggiamento che a volte ha finito con lo sconfinare nel surreale, come quando, a pochi giorni all’inizio del conflitto, il corso di letteratura di Paolo Nori dedicato a Dostoevskij, all’Università Bicocca di Milano, fu cancellato. «A me se penso a questa guerra mi viene da piangere» dice, senza remore, l’autore. E allora chiudo così questa breve recensione: con queste parole tristi che mi sembrano un vero «finale alla russa», lontanissimo da quel lieto fine al quale ci ha abituato la cinematografia americana.