La Colite ulcerosa e il Morbo di Crohn sono patologie croniche che richiedono cure specialistiche e controlli continui
Nel 2011, a 21 anni, Lisa Ciscato ha iniziato ad avvertire sintomi che inizialmente ha sottovalutato: diarrea frequente, dolori addominali e sanguinamento. Dopo settimane di malessere, affaticamento e perdita di peso si è rivolta al medico: «Dopo il ricovero e la colonscopia, la diagnosi era Colite ulcerosa: una malattia cronica, senza certezza di guarigione e con terapie pesanti». Negli anni, ha provato diverse cure («cortisone, immunosoppressori, biologici»), ma la malattia si è ripresentata ciclicamente, fino ad essere invalidante: «Nel 2021, dopo un lungo periodo di crisi, l’intervento chirurgico: colectomia totale e stomia. Un cambiamento profondo, ma liberatorio. Dopo tre interventi ho riscoperto un nuovo equilibrio fisico e psicologico. Ho imparato ad ascoltare il mio corpo, a gestire l’alimentazione, a prendermi cura di me stessa con consapevolezza».
La Colite ulcerosa è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino che colpisce migliaia di persone in Svizzera e nel mondo. Spesso sottovalutata o confusa con altre patologie intestinali, può compromettere seriamente la qualità della vita, con sintomi come diarrea cronica, dolore addominale, perdita di peso e stanchezza. Malgrado i progressi della medicina, molti aspetti restano ancora poco noti. «In Svizzera, circa 25’000 persone convivono con una malattia infiammatoria cronica intestinale (MICI), tra cui la Colite ulcerosa che colpisce circa 1 persona su 500 abitanti; si manifesta frequentemente tra i 25 e i 35 anni, ma può insorgere a qualsiasi età ; uomini e donne sono colpiti con la stessa frequenza», afferma la gastroenterologa Cristiana Quattropani.
Colite ulcerosa e Morbo di Crohn appartengono alle famiglie delle malattie infiammatorie croniche intestinali: «Il Morbo di Crohn può colpire l’intero apparato digerente, dalla bocca all’ano, interessando tutti gli strati della parete intestinale e spesso formando fistole, evento raro nella Colite ulcerosa. Quest’ultima è limitata al colon, non penetra in profondità ed è trattabile nei casi gravi con la sua rimozione chirurgica. I sintomi tipici sono diarrea con sangue e urgenza, soprattutto se è coinvolto il retto, con forte impatto sulla qualità di vita. Il Crohn, invece, può esordire in modo più subdolo con dolori e malassorbimento, spesso senza diarrea sanguinolenta né urgenza, se il retto non è colpito. Entrambe possono avere manifestazioni extra-intestinali simili». La dottoressa osserva inoltre che la crescita di questi casi dal dopoguerra indica un ruolo importante dei fattori ambientali: «È una malattia multifattoriale causata dall’interazione di fattori genetici, immunologici e ambientali». Secondo la specialista, la predisposizione ereditaria è relativamente bassa: «Se uno dei genitori è affetto, il rischio per i figli è inferiore al 10%». Sistema immunitario intestinale, microbiota e alcuni fattori ambientali contribuiscono allo sviluppo della malattia: «Tipo di parto, uso di farmaci e antibiotici durante l’infanzia, inquinamento, stile di vita urbano e abitudini alimentari. Studi recenti indicano che una buona alimentazione può avere un effetto protettivo e aiuta a prevenire l’insorgenza della malattia nei soggetti predisposti».
Colonscopia con biopsie sono la via per una diagnosi in tempi rapidi della diagnosi della Colite ulcerosa, in presenza di sintomi allarmanti come diarrea frequente con sangue e grazie alla chiarezza dei sintomi, la diagnosi corretta viene solitamente raggiunta in tempi rapidi: «Importante la valutazione della presenza di sindrome infiammatoria, anemia e carenza di ferro o altre vitamine, indicatori della gravità della malattia». Il trattamento varia in base all’estensione della malattia («retto, colon sinistro o tutto il colon»): «Primo passo: farmaci antinfiammatori (relativamente sicuri e ben tollerati). Il cortisone (non a lungo termine per i suoi effetti collaterali) permette di controllare le fasi acute. Nei casi più difficili si impiegano immunosoppressori, ora sostituiti da farmaci biologici o piccole molecole, disponibili dal 2019 e che agiscono su diversi livelli del processo infiammatorio».
Se la colite è grave e non risponde alle terapie di base, bisogna intervenire con terapie più aggressive o chirurgiche («cortisone ad alto dosaggio endovenoso, in situazioni più rare»). Quando il paziente non reagisce a vari trattamenti: «Per prevenire la disabilità causata dai sintomi è fondamentale mantenere sotto controllo l’infiammazione che, se persiste in modo grave e non controllato per molti anni, può comportare l’aumento del rischio di anomalie cellulari o tumori». Tuttavia, rassicura Quattropani: «Grazie ai progressi nelle terapie, alla prevenzione e alle tecnologie endoscopiche avanzate, oggi il rischio di tumori è meno elevato rispetto al passato, poiché il controllo della malattia è molto migliorato».
La Colite ulcerosa è una malattia cronica che richiede un controllo continuo e influisce profondamente sulla qualità della vita, spesso generando ansie e paure anche in remissione: «È importante prendersi cura sia del corpo che della mente: oltre alle terapie farmacologiche, è fondamentale un supporto psicologico e il coinvolgimento in associazioni o gruppi di supporto». Oggi Lisa alle persone con la stessa diagnosi dice: «Non subite la malattia, ma prendetevi la responsabilità di affrontarla. Il corpo, se aiutato, può davvero sorprenderci».