Il prossimo 28 settembre saremo chiamati a votare su tassazione delle abitazioni secondarie e identificazione elettronica
Attesa da decenni, la soppressione dell’imposizione del valore locativo potrebbe finalmente essere accolta in votazione federale il 28 settembre prossimo. Si tratta di porre fine a un’assurdità fiscale, introdotta a livello federale nel 1934 a titolo di tassa federale di crisi e, nel 1940, quale imposta in favore della difesa nazionale. Il valore locativo è calcolato sulla base dell’importo che si potrebbe ricavare dalla locazione di un immobile ed è pari al 60% circa del valore di mercato. Per le abitazioni primarie tale importo è inferiore al valore di mercato.
L’utilizzo dell’alloggio (casa o appartamento) da parte del proprietario è quindi considerato un reddito, che però non percepisce, dato che non esiste. Esso aumenta tuttavia l’imponibile fiscale, sommandosi ai redditi effettivamente percepiti dal contribuente. Tassare un «reddito fantasma» è una vera e propria assurdità fiscale.
Tutti i tentativi per eliminarla sono finora stati vani. Lo scorso dicembre, dopo sette anni di dibattiti, le Camere federali hanno deciso la soppressione del valore locativo sia per gli alloggi principali che per le residenze secondarie. Ma attenzione: in cambio, dalla dichiarazione fiscale non sarà più possibile dedurre (o solo in parte) gli interessi ipotecari, le spese di manutenzione e di rinnovamento dell’immobile. La soppressione del valore locativo dipende dunque dall’accettazione, da parte di popolo e Cantoni, del «decreto federale concernente l’imposta immobiliare cantonale sulle abitazioni secondarie», su cui saremo chiamati a pronunciarci appunto il 28 settembre, trattandosi di una modifica costituzionale. Un’abolizione pura e semplice del valore locativo, che con l’attuale livello dei tassi ipotecari provocherebbe perdite per Confederazione, Cantoni e Comuni valutate in 1,8 miliardi di franchi, non sarebbe stata «ragionevole» senza una contropartita. Le Camere hanno così approvato la citata imposta speciale sulle residenze secondarie occupate principalmente dai loro proprietari. I Cantoni sarebbero poi liberi di riscuoterla o meno. Il voto sull’imposta cantonale speciale per le residenze secondarie è diventato una sorta di referendum sull’abolizione del valore locativo.
Se popolo e Cantoni rifiutano questa modifica costituzionale, respingono anche l’abolizione del valore locativo. Se però l’accettano, quest’ultimo potrà essere soppresso e i Cantoni saranno autorizzati a prelevare la citata imposta speciale sulle case di vacanza. A questo punto, v’è da chiedersi se il sistema proposto, con una nuova imposta sulle abitazioni secondarie e la limitata deduzione delle spese di manutenzione e degli interessi ipotecari, miri effettivamente a sgravare i proprietari immobiliari o se sia un semplice cambiamento di tassazione. Di sicuro non è un «regalo» ai proprietari di alloggi. La riforma dovrebbe comunque giovare a circa l’80% di loro. La soppressione delle deduzioni, invece, interesserebbe meno i proprietari di alloggi recenti, perché hanno poche spese di manutenzione. Approfitterebbero della riforma anche coloro – in genere i pensionati – che hanno già ammortizzato quasi interamente la loro ipoteca, dato che i loro redditi sarebbero sgravati dal valore locativo. I proprietari di immobili vetusti che necessitano un rinnovamento sarebbero invece perdenti: per loro non sarà infatti più possibile dedurre fiscalmente i costi di ristrutturazione.
La mancata deduzione di queste spese si rifletterebbe anche sul settore della costruzione, a causa della flessione dei rinnovamenti. Infine, tra i perdenti della riforma dovrebbero figurare anche i proprietari di residenze secondarie, sebbene non si conosca ancora l’ammontare della nuova imposta immobiliare cantonale. Attualmente in Svizzera solo il 36% della popolazione vive in un’abitazione propria. Si tratta di una proporzione tra le più basse in Europa. A questa situazione contribuisce anche il valore locativo, proprio a causa della progressione fiscale che comporta. Risultato: il nostro Paese è composto in stragrande maggioranza di inquilini, mentre molti proprietari sono indebitati fino al collo, appunto per conservare elevate deduzioni fiscali. I precedenti tentativi di sopprimere il valore locativo sono falliti (l’ultimo nel 2012 con una maggioranza del 53%), perché prevedevano ancora troppe deduzioni fiscali. Per il Consiglio federale la soluzione ora posta in votazione dovrebbe farcela, perché «equilibrata». A livello politico, sono soprattutto i partiti borghesi – UDC, il Centro e il PLR – a essere favorevoli a un cambiamento del sistema. Per loro, quello attuale incoraggia l’indebitamento, perché quasi tutti gli interessi passivi possono essere dedotti dalle imposte.
La ministra delle finanze Karin Keller-Sutter sottolinea che la riforma riduce l’indebitamento e contribuisce alla stabilità del sistema finanziario e alla semplificazione di quello fiscale. Per il comitato borghese, la riforma sgraverà l’onere della classe media, in particolare delle giovani famiglie e dei pensionati. Per i contrari – PS, Verdi, alcuni membri del PLR e del Centro – il cambiamento di sistema porterebbe a nuove ineguaglianze nei confronti degli inquilini, favorendo ancora una volta i proprietari. La soppressione delle deduzioni si tradurrebbe in una diminuzione dei lavori di risanamento degli edifici, ciò che è contrario alla politica climatica svizzera, sostengono soprattutto i Verdi. Sarà dunque la volta buona? Secondo i sondaggi il progetto dovrebbe essere sostenuto dal 58% degli svizzeri, convinti che il valore locativo sia un’assurdità fiscale da abolire. Invece la mancata soppressione delle deduzioni lascia perplessi e appare ingiusta: gli investimenti per le ristrutturazioni dovrebbero ancora poter essere defalcati. Una volta abolito il valore locativo, si potrà verificare se la soluzione oggi proposta sarà stata veramente «equilibrata».