Fuochi d’artificio: s’hanno da fare?

by azione azione
15 Dicembre 2025

Il punto della situazione tra divieti per tutelare persone, animali, ambiente e sentita difesa di business e tradizioni

Un paio di settimane ancora e il mondo festeggerà l’arrivo di un nuovo anno. Un nuovo inizio che sarà come sempre carico di speranze e da celebrare con i tradizionali e maestosi spettacoli pirotecnici. Fuso orario dopo fuso orario. Esplosioni variopinte che spezzeranno il buio della notte e a molti faranno correre il cuore per l’emozione. Non a tutti, però. Alle persone più sensibili e soprattutto agli animali, il cuore batterà all’impazzata per la paura. Per questo – due anni fa – oltre centotrentasettemila cittadini hanno sottoscritto l’iniziativa «Sì alla limitazione dei fuochi d’artificio». Il testo chiede il divieto di tutti i fuochi rumorosi (esclusi dunque bengala e vulcani), mentre continuerebbero ad essere garantiti i grandi spettacoli pubblici. Il testo è sostenuto da diverse associazione e fondazioni per la protezione e il benessere degli animali, ma anche dalla Lega svizzera contro il rumore. Per il Consiglio federale l’iniziativa è però da respingere senza nessuna proposta alternativa, perché Cantoni e Comuni possono già intervenire in quest’ambito. Ed effettivamente nei Grigioni, solo per fare due esempi, i fuochi sono vietati sia a Davos che a St.Moritz.

Eppure il 70% degli intervistati di un sondaggio dell’istituto GFS è a favore della richiesta di proteggere la popolazione, gli animali e la natura dagli effetti negativi dei fuochi d’artificio. Effetti che non sono solo i botti che spaventano persone e animali. Animali, sia da compagnia sia da reddito, che si danno alla fuga o si feriscono (a volte anche mortalmente) o che nella notte di Capodanno per mettersi al riparo consumano energie essenziali o vengono svegliati dal loro letargo. I fuochi d’artificio generano anche centinaia di tonnellate di rifiuti l’anno e polveri fini pari al 2-3% delle emissioni della Svizzera. A tutto questo bisogna poi aggiungere i costi per danni materiali (infortuni e incendi) che, stando a uno studio citato dal Ticino nella sua presa di posizione sul tema, ammontano a oltre tre milioni e mezzo l’anno. Tutto questo ha convinto la maggioranza della Commissione parlamentare competente (Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura del Consiglio nazionale) della necessità di intervenire, di offrire una base legale uniforme a livello nazionale.

Ne è scaturito un progetto di legge (controprogetto indiretto) che ha cominciato il suo percorso parlamentare durante la sessione invernale in corso alle Camere federali. Il testo prevede prima di tutto il divieto di quei fuochi d’artificio che fanno solo rumore senza giochi luminosi. Stando ai dati forniti dai commercianti, questi rappresentano all’incirca il 10% della loro cifra d’affari. Troppo poco per rispondere alle istanze di chi ha sottoscritto l’iniziativa, ha ritenuto la Commissione che ha infatti proceduto a ulteriori restrizioni. Ma se sul divieto dei petardi c’era consenso ampio, sulle altre misure ci si è spaccati.

Prima di continuare dobbiamo sapere che i fuochi d’artificio sono suddivisi in quattro categorie: da F1 (poco rischiosi e rumorosi, possono essere usati anche all’interno) a F4 (riservati ai professionisti). Ora il progetto in discussione in Parlamento prevede due opzioni: quella della maggioranza vuole che la vendita dei fuochi di categoria F3 (grandi razzi e batterie a colpi multipli) sia riservata a chi ha seguito un corso e ottenuto un’autorizzazione. Una minoranza vorrebbe estendere questo obbligo anche ai fuochi inseriti nella categoria F2, fuochi per definizione con un rischio e una rumorosità ridotti. Oggi per ottenere questo tipo di autorizzazione bisogna seguire un corso, superare un esame e spendere fra i 500 e i 600 franchi. È dunque facilmente immaginabile che sarebbero pochi i cittadini talmente appassionati da investire tempo e denaro per godersi in famiglia uno spettacolo pirotecnico al Primo agosto o a Capodanno. Si può dunque prevedere che il numero di fuochi d’artificio sparati, e con loro gli effetti negativi correlati, diminuirebbero di molto.

Commercianti, produttori e importatori sono sconcertati. Affermano che già i fuochi della categoria F3 sono essenziali alla loro sopravvivenza e che se poi si imponesse la versione della minoranza, in fumo andrebbe addirittura l’80% delle loro vendite. Senza contare gli impiegati dei negozi specializzati, a rischio ci sono oltre duecento posti di lavoro. Quelli generati dagli importatori e dai quattro produttori attivi in Svizzera. Uno di loro, nella sua presa di posizione, scrive: «Devo dirvi che preferirei che l’iniziativa sui fuochi d’artificio venisse adottata. Perché in tal caso sarebbero vietati solo i fuochi rumorosi mentre le batterie senza scoppio (categoria F3), che stanno arrivando ora sul mercato, sarebbero ancora consentite». Per il settore si tratta dunque di una battaglia per la sopravvivenza.

Proteggere le persone sensibili, gli animali e l’ambiente oppure i posti di lavoro e le tradizioni? Questa è la difficile scelta. Una prima risposta è arrivata in questi giorni. Il Consiglio nazionale si è espresso con un stretta maggioranza a favore del divieto dei petardi, mentre non ne ha voluto sapere di nuove autorizzazioni. Vedremo cosa decideranno i consiglieri agli Stati. Certo è che anche il 2026 sarà accolto con una rumorosa e colorata festa. Per la gioia di alcuni e gli attacchi di panico di altri. In futuro, si vedrà.