Uno studio dell’Università di San Gallo fotografa il fenomeno del turismo degli acquisti nel nostro Paese
Il turismo degli acquisti è un fenomeno importante in Svizzera, ma da noi, nella regione italofona, assume dimensioni strutturali e ben più marcate rispetto al resto del Paese. Lo conferma lo studio Einkaufstourismus Italienischsprachige Schweiz 2025 (Turismo degli acquisti nella Svizzera di lingua italiana 2025), realizzato da Thomas Rudolph e Tim Florian Gerlach dell’Institut für Handelsmanagement dell’Università di San Gallo (IRM-HSG), che fotografa abitudini, impatti economici e tendenze di un comportamento ormai radicato. Il campione analizzato per la ricerca comprende 4224 consumatori elvetici, di cui 348 provenienti dalla Svizzera italiana, selezionati tra chi acquista almeno occasionalmente oltreconfine in cinque distinti settori: alimentari, drogheria, abbigliamento, articoli sportivi e arredamento. Nel Ticino, il profilo è chiaro: per il 52,3% sono uomini, il 47,1% donne.
Un fenomeno di massa
Con circa 170’000 economie domestiche, il Ticino registra tassi di penetrazione della spesa in Italia impressionanti: l’80,2% delle famiglie compra alimentari oltreconfine, il 46,8% prodotti nell’ambito della drogheria, il 49% nell’abbigliamento, il 24,5% negli articoli sportivi e il 27% nell’arredamento. Anche la frequenza della spesa nella vicina penisola è significativa: si calcolano 16,3 viaggi all’anno per alimentari e drogheria, 3 o 4 per comprare vestiti o articoli sportivi, quasi 3 per l’arredamento. Insomma, il carrello della spesa ticinese varca regolarmente la frontiera.
Per il Ticino, il prezzo di questa diffusissima abitudine è salato, pari a 716 milioni di franchi di mancati introiti annui per il commercio ticinese, di cui 620,3 milioni nei negozi fisici e il resto online. Il settore alimentare è il più colpito (329,5 milioni), seguito dall’arredamento (136,3 milioni) e dall’abbigliamento (104,2 milioni). Il valore medio per acquisto è di 140 franchi per alimentari, oltre 230 per abbigliamento, quasi 800 per arredamento.
Non solo carrelli: cresce l’online
Il turismo degli acquisti non si ferma ai negozi sul territorio oltreconfine. Anche il digitale avanza: dal 12% delle famiglie per alimentari al 36,8% per l’abbigliamento. Le piattaforme più usate? Amazon domina con il 29,4%, seguita da Temu, Zalando, Decathlon e Shein. La spesa media online varia dai 51 franchi per drogheria ai 329 per arredamento.
Le mete preferite sono Como (26,4%), Milano (10,1%), Varese (8,6%). Domodossola e Verbania seguono a distanza. Tra i retailer spiccano Decathlon, Bennet, Tigros, Mondo Convenienza, ma anche Ikea, Carrefour, Lidl, Esselunga, Primark e Zara. Gli abitanti della Svizzera italiana che acquistano fisicamente oltreconfine non solo sono percentualmente più numerosi dei connazionali (86% contro 70%), ma spendono anche in modo significativo: 321 franchi per acquisto contro 218. E coprono con il turismo dell’acquisto il 41% del fabbisogno familiare, contro il 33% delle altre regioni.
Il fenomeno sembra destinato a proseguire, osservano gli studiosi dell’Università di San Gallo. Prezzi più bassi e vicinanza geografica all’Italia sono fattori attrattivi difficili da neutralizzare. Per il commercio locale, la sfida è chiara, e Migros l’ha intrapresa con tenacia e creatività : fidelizzare, differenziare l’offerta, puntare su servizi aggiuntivi. Perché il carrello che varca la frontiera non è solo una scelta di risparmio: è un’abitudine consolidata che ridisegna i confini del retail ticinese.
Lo studio della SUPSI per DISTI
Lo studio dell’Università di San Gallo conferma, da un’angolatura diversa, i contenuti di una recente ricerca della SUPSI per DISTI, l’Associazione Distributori Ticinesi, un’organizzazione che rappresenta le principali insegne della grande distribuzione in Ticino (come Migros, Coop, Manor): il commercio al dettaglio in Ticino è stretto tra il turismo degli acquisti e il boom dell’e-commerce. La ricerca SUPSI – di cui Azione aveva parlato nell’edizione del 20 ottobre – evidenzia il peso strutturale del commercio sull’economia cantonale (4,9 miliardi di giro d’affari, 12 mila posti di lavoro, 49 milioni di gettito fiscale) e i rischi legati alla demografia stagnante e alla concorrenza digitale.
Lo studio dell’Università di San Gallo, come abbiamo visto, conferma e quantifica la tendenza: nel 2025 il turismo degli acquisti costerà al Ticino 716 milioni di franchi, appunto. Entrambi gli studi concordano sul ruolo del cambio favorevole al franco e sul fatto che la pandemia abbia solo temporaneamente frenato la fuga della spesa oltreconfine. SUPSI mostra come le insegne locali investano per restare competitive (nel 2023 42 milioni nella rete vendita, 5,8 milioni in sostenibilità ), ma la ricerca universitaria di San Gallo fotografa un consumatore sempre più attratto da Amazon e Temu. Due analisi che si completano: una misura l’impatto macroeconomico, l’altra mostra i comportamenti che lo generano. Il messaggio è chiaro: senza strategie comuni, la perdita di posti di lavoro è garantita.
