Sanae Takaichi, la Lady di ferro giapponese

by azione azione
9 Dicembre 2025

Potentissime, la prima premier donna del Paese che unisce conservatorismo e passioni non convenzionali, come l’hard rock

Secondo Sanae Takaichi, i turisti prendono a calci i cerbiatti di Nara, la sua città d’origine. E pazienza se non esistono prove di questo deplorevole fenomeno: la premier conservatrice aveva fatto della lotta allo straniero, che sia in vacanza o residente, uno dei suoi temi più rilevanti, prima che le sue dichiarazioni su Taiwan – volute? incaute? ingigantite? – aprissero un caso diplomatico tra Tokyo e Pechino talmente grave da mettere in secondo piano qualunque altra considerazione.

Una «minaccia esistenziale» 

La sessantaquattrenne erede politica di Shinzo Abe, ucciso nel 2022, ha dichiarato che un attacco della Cina nei confronti di Taiwan sarebbe considerata una «minaccia esistenziale» dal Giappone, che in base alla sua costituzione pacifista non può intervenire all’estero salvo alcuni casi specifici la cui definizione è stata volutamente lasciata ambigua ed elastica nel corso dei decenni. «Se ci sono navi da guerra e un blocco navale prevede l’uso della forza, a prescindere da come la si pensi, potrebbe rappresentare una situazione di minaccia esistenziale», ha detto Takaichi il 7 novembre scorso rispondendo a una domanda in Parlamento, e le sue parole hanno avuto un riverbero immediato sui rapporti con la Cina, sui flussi turistici, che molto devono ai vicini cinesi, e sulle esportazioni, anche culturali, con concerti bloccati e star costrette a scendere dal palco. Mentre a Taiwan, che è stato parte dell’impero nipponico per cinquant’anni, è scoppiata la febbre del sushi e tutti impazziscono per il Giappone e per la sua premier, Takaichi, pare anche su pressione di Washington, ha cercato di ridimensionare la portata delle sue parole senza però smentirle, anche perché il 55% dell’opinione pubblica è con lei e l’ambiguità costruttiva nei rapporti con Pechino è sempre più messa a dura prova dall’aggressività cinese.

Ha aperto la strada

Prima donna premier della storia del Sol Levante, dove il potere femminile non ha mai avuto una gran rappresentanza – Go-Sakuramachi, imperatrice dal 1762 al 1771, non era che una burattina nelle mani degli Shogun, secondo gli storici, e dopo di lei la legge imperiale vietò alle donne di accedere al trono – Sanae Takaichi non è una femminista ed è considerata la leader più conservatrice e nazionalista del Giappone dal dopoguerra a oggi. Vuole un aumento della spesa militare e ritiene che la storia giapponese vada giudicata con occhi meno severi. Esponente di lungo corso del partito Liberal democratico, è in politica dal 1993, e il suo culto di Margaret Thatcher non potrebbe essere più evidente in tutto, dalle posizioni ideologiche fino agli aspetti più esteriori. Vanessa Friedman sul «New York Times» ne ha elogiato lo stile, parlando della borsa più influente della storia della politica dai tempi della Iron Lady: la Sanae Tote, com’è stata ribattezzata, è fatta da Hamano, una pelletteria storica che rifornisce anche la famiglia imperiale, è il simbolo di quella promessa di «lavorare e lavorare e lavorare e lavorare» che ha fatto prima di essere eletta e che l’ha portata a convocare con disinvoltura una riunione alle 3 del mattino, salvo poi finire bersagliata dalle critiche visto che in Giappone la tendenza a lavorare troppo è ormai considerata una piaga sociale.

Come l’altra leader del G7, Giorgia Meloni, ha una storia politica di destra, aveva aderito al Nippon Kaigi, associazione ultranazionalista, e sta seguendo la linea dello Strong Japan inaugurata da Abe. Anche se nella grande instabilità della politica giapponese la sua tenuta è tutt’altro che garantita, la figura di Sanae Takaichi ha cambiato le cose. E se fosse questo tipo di empowerment, più che femminismo, a ispirare e rafforzare le donne in un Paese in cui la cultura patriarcale è dominante e non è stata mai messa in discussione? Lei aveva promesso di formare un Governo equilibrato, come in Scandinavia, ma di fatto ci sono solo altre due donne nell’Esecutivo e 73 deputate su 465 seggi. Un fatto molto raccontato è che Takaichi da giovane suonava la batteria in un gruppo hard rock e girava in motocicletta e che la passione per Deep Purple e Black Sabbath non sia del tutto tramontata.

Non è a favore dei matrimoni omosessuali, pensa che le donne debbano portare il cognome del marito per legge ma la sua storia personale è molto diversa: con il compagno di partito Taku Yamamoto si è sposata per la prima volta quando era già un volto noto, anche per dei trascorsi in televisione, e per questo ha continuato a usare il suo cognome da nubile. Poi si sono separati per «vedute politiche divergenti» nel 2017, ma quando si sono risposati, nel 2021, è stato lui a prendere il cognome di lei in modo da rispettare la legge. I problemi del Giappone sono noti, e sembra quasi di guardare al nostro futuro: inverno demografico, inflazione, indebolimento dello yen. Quando ha incontrato il presidente statunitense Donald Trump, in visita in Asia a fine ottobre, i due hanno mostrato grande sintonia e in un comunicato congiunto hanno parlato di andare verso «un nuovo periodo d’oro» dell’alleanza tra i due Paesi. Sperando che sia un periodo di pace.