Il lato buono dell’IA è scientifico

by azione azione
8 Dicembre 2025

Come sapete, le discussioni che demonizzano o esaltano il ruolo giocato dai vari sistemi di Intelligenza Artificiale nella nostra vita quotidiana sono ormai una routine e sono arrivate persino alle discussioni da bar. A seconda dell’orientamento più o meno scettico degli interlocutori se ne sentono di tutti i colori. Noi vorremmo qui tentare di fissare un punto fermo, per quanto possibile, maturato grazie a esperienze raccolte in ambito un po’ più professionale e informato. Parlando con alcuni esperti attivi in vari settori del lavoro universitario, si nota come l’uso delle risorse offerte dall’IA sia ormai diventato insostituibile.

Qualche esempio: l’Officina dei papiri, un istituto che collabora con l’Università di Napoli, ha indetto un concorso per sviluppare sistemi che permettano la lettura dei rotoli ritrovati negli scavi di Ercolano. Si tratta di reperti fragilissimi, carbonizzati, che contengono testi antichi ma che è difficilissimo srotolare per accedere al loro contenuto. Alcuni giovani ricercatori hanno sviluppato un modo per insegnare al computer a «leggere» questi testi, cosa praticamente impossibile a un occhio umano. In questo caso, dopo una sofisticata scansione dei reperti, l’addestramento non si limita a far riconoscere allo strumento i caratteri con cui i papiri sono stati redatti, ma anche a ricostruire parole, poi frasi e infine il contenuto completo dei testi. Naturalmente le informazioni che la macchina raccoglie saranno poi applicate di volta in volta per procedere a ulteriori decrittazioni.

In un altro settore, quello della ricerca che si compie all’interno degli acceleratori di particelle, la complessità dei dati raccolti durante gli esperimenti è talmente ampia che, di nuovo, sarebbe impensabile procedere a un’analisi dei risultati compiuta «a mano» dagli scienziati. Il ricorso a tecniche avanzate di confronto e di elaborazione, utilizzando le enormi risorse a disposizione dall’IA, è quindi inevitabile, e offre il vantaggio di essere più veloce e preciso.

L’ultimo esempio è tratto da un’esperienza reale, e riguarda gli attuali modelli della ricerca medica. Una persona arriva in ospedale con dolori toracici, sintomo fortemente indicativo di un problema cardiaco. Le analisi di routine al Pronto soccorso, però, non rilevano particolari disfunzionalità. Il dolore nel frattempo si va attenuando. Il quadro clinico migliora ma, per sicurezza, viene chiesto alla persona se è d’accordo di sottoporre i suoi dati diagnostici a un progetto di ricerca medica che sta utilizzando le risorse dell’IA (il paziente deve dare il proprio consenso per liberare i curanti dai vincoli del segreto professionale). La persona accetta: ecco che l’AI confrontando esami e sintomi, segnala grave pericolo di vita. La persona viene quindi deviata verso il Cardiocentro e lì si riscontra una chiara insufficienza coronarica, che non era rilevabile con gli esami di routine. Intervento immediato e lieto fine.

Visti questi tre esempi virtuosi, occorre dire che le ricerche scientifiche stanno individuando il lato oscuro dell’IA piuttosto nell’ambito legato al suo uso «informativo». È lì che il suo contributo specifico può rivelarsi non all’altezza del compito. Abbiamo più volte segnalato come le allucinazioni dell’IA siano problemi molto frequenti e come sia facile che lo strumento prenda cantonate davvero fuorvianti. Ora, un interessante articolo pubblicato dal «Tages Anzeiger» mostra come i famigerati Large Language Model dell’IA siano «nutriti» tra l’altro anche con testi tratti dai social media. Purtroppo, a un esame accurato, si scopre come il 45% dei contenuti generati da motori di ricerca e chatbot siano largamente scorretti, proprio perché basati su testi creati dalla stessa IA sui social. Come in un gatto che si morde la coda (l’IA genera automaticamente contenuti per i social che diventano poi cibo per la stessa IA) le risposte fornite sono in molti casi vere bufale, e producono affermazioni false e tendenziose. Questo è uno dei vari problemi che mostrano come lo strumento IA abbia ancora molta strada da compiere prima di arrivare a una sua versione affidabile. Analogamente a molti altri prodotti informatici, l’IA è arrivata sul mercato troppo presto e necessiterà ancora di una lunga messa a punto.