Fiuto e coraggio tra i campi minati

by azione azione
24 Novembre 2025

Parlano uomini e donne della Fondazione svizzera per lo sminamento che sono attivi in Ucraina insieme ai loro cani

Nelle zone orientali dell’Ucraina, in un campo agricolo, gli sminatori della Fondation suisse de déminage (FSD), Yevhenii e Yuliia, avanzano con cautela alla ricerca di ordigni nascosti. Ad ogni passo il rischio di un’esplosione è concreto. Ad aiutarli ci sono i pastori belga malinois, Dodo e Zara, addestrati a fiutare esplosivi. Questi cani anti-mine della FSD individuano le bombe sottoterra, restituendo sicurezza ai villaggi dell’Oblast di Kharkiv, nel frattempo la guerra continua a seminare mine. Yuliia ha 29 anni ed è laureata in medicina veterinaria; prima addestrava cavalli mentre ora si occupa di cani impegnati nelle missioni di sminamento. Yevhenii, come lei ucraino, ha 42 anni, faceva il falegname a Kharkiv. Ma la guerra gli ha tolto tutto: casa, lavoro, sogni. «Un giorno ho visto degli operatori anti-mine lavorare sotto il fuoco nemico, calmi e concentrati. Mi sono detto: anche io posso essere utile». Così è entrato nella FSD.

Miliardi di dollari

Dal 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa, è difficile tenere la conta dei civili uccisi o feriti. E il conflitto «contamina» anche i campi agricoli, impedendo ai contadini di tornare a coltivare le terre. Sherii Zemlyn, zootecnico e collaboratore di una fattoria collettiva, racconta: «La nostra casa è stata spazzata via. Per salvarci ci siamo riparati sotto lastre di ardesia. Quando abbiamo tentato di ricostruire il villaggio, i campi erano già pieni di ordigni». Oggi 138 mila chilometri quadrati – quasi un quarto del Paese, quanto la superficie della Grecia o due volte la Repubblica Ceca – sono «contaminati». La Banca mondiale stima che bonificarli completamente nei prossimi trent’anni costerà 34 miliardi di dollari. Per milioni di ucraini il pericolo di morte è quotidiano. Per far fronte a questa emergenza, Kiev collabora con numerose Ong internazionali. Come la Fondazione svizzera per lo sminamento di Ginevra, alla quale il Consiglio federale ha destinato 30 dei 100 milioni di franchi previsti per il periodo 2024–2027 a sostegno delle operazioni di sminamento in Ucraina.

Gravi danni alle persone

«La priorità è mettere in sicurezza le aree orientali», spiega Alex Van Roy, responsabile regionale FSD in Ucraina, con esperienze in Sudan, Iraq, Pakistan, Afghanistan e Colombia. Attiva dal 1998 – quando «ripulì» il villaggio olimpico di Dobrinja, in Bosnia-Erzegovina – l’organizzazione conta oggi oltre 560 operatori in Ucraina, di cui quasi 540 ucraini, distribuiti in 56 squadre che operano nelle regioni di Černihiv, Kharkiv, Donetsk, Kryvyj Rih e nel nord-est di Cherson. Dal 2022 FSD ha bonificato 3,5 km² e ispezionato altri 127 km² di terreni ucraini. Nonostante questi risultati, gran parte del territorio rimane contaminato dalle bombe: i combattimenti si concentrano spesso nelle stesse aree, vanificando ogni progresso. «È una guerra di trincea, lenta e statica», osserva Van Roy. «Gli stessi territori si riempiono ci continuo di mine di ogni tipo: ad esempio TM-62, una mina anti-veicolo di origine sovietica progettata per distruggere mezzi pesanti come carri armati e veicoli corazzati. Oppure le mine anti-uomo OZM-72 a frammentazione che, quando esplodono, scagliano schegge in tutte le direzioni, causando gravi danni alle persone nel suo raggio d’azione».

Metal detector «impazziti»

Sotto i piedi le bombe accumulate rendono il suolo saturo di metalli e i metal detector della FSD «impazziscono», incapaci di distinguere gli ordigni dai frammenti metallici residui. È qui che entrano in azione gli sniffer dogs della FSD. Lontani dall’essere guidati dai metalli, i cani sono addestrati a percepire anche le più piccole tracce di TNT o RDX. Questi composti chimici esplosivi, anche se solidi, rilasciano nell’ambiente microscopiche molecole volatili che l’olfatto dei cani riesce a percepire. La loro abilità è preziosa soprattutto nei casi più insidiosi, come le PFM-1 – le famigerate mine «a farfalla» di fabbricazione sovietica – il cui involucro mimetico di plastica rende difficili da individuare e poco rilevabili con gli strumenti tradizionali. «Le mine a farfalla vengono inoltre sganciate come munizioni a grappolo e affondano in profondità nel terreno, rendendo ancora più difficile la loro rilevazione coi metal detector» spiega Van Roy. Grazie al loro fiuto, i cani riescono a controllare in pochi minuti sette metri quadrati di terreno, uno spazio che a una persona richiederebbe ore.

Addestramento e dedizione

Ma come è iniziata «l’avventura»? Nel 2024 otto cani anti-esplosivo arrivano in Ucraina, vicini ai loro conduttori ucraini, pronti a iniziare un percorso che si rivelerà più lungo e complesso del previsto. Gli animali e i loro compagni vengono addestrati da esperti provenienti da Colombia, Svezia e Norvegia, un programma pensato inizialmente per durare pochi mesi. Ma corsi obbligatori aggiuntivi e inverni gelidi trasformano quei mesi in quasi due anni di prove e sacrifici. «Volevamo formare cittadini ucraini che un giorno potessero continuare da soli lo sminamento», racconta Van Roy. Tuttavia, prima di diventare conduttori di cani anti-esplosivo, ogni candidato ha dovuto qualificarsi come sminatore a tutti gli effetti. A complicare ulteriormente i tempi ha contribuito anche il rigido inverno ucraino. «Sotto i cinque gradi il vapore esplosivo non si libera dal terreno e i cani non possono lavorare», spiega il nostro interlocutore. Finalmente, l’8 settembre 2025, a Pryshyb, nell’Oblast di Kharkiv, il progetto prende il via: nove mesi di missione sul campo, dieci giorni di lavoro intenso intervallati da quattro di riposo, tra la polvere dei campi minati e il costante silenzio dei cani che fiutano la terra alla ricerca di bombe nascoste.

Missili sopra la testa

Il progetto è un successo, ma il rischio resta altissimo. Per tutelare le vari Ong presenti sul territorio, il Governo vieta di operare entro venti chilometri dal fronte, ma la sicurezza non è mai garantita. «Vent’anni fa si sminava a conflitti finiti, come in Libano nel 2006», ricorda Van Roy. «Oggi dobbiamo farlo mentre i missili ci volano sopra la testa». A luglio 2024 sei veicoli della fondazione ginevrina sono stati distrutti da attacchi russi, nessuna vittima per fortuna. Ma il 4 settembre di quest’anno un altro raid ha colpito un’organizzazione consorella, uccidendo due sminatori e ferendone cinque.

Un lavoro infinito

Van Roy, australiano di nascita e cittadino statunitense, dedica la vita a questo lavoro dal 1999. «Vorrei che le guerre non esistessero, ma finché ci saranno continuerò a bonificare le terre dei Paesi in conflitto». Secondo sue stime, serviranno dai dieci ai vent’anni per rendere sicura l’Ucraina. «Il conflitto è ancora in corso: da una parte bonifichiamo, dall’altra vengono posate nuove mine. È un lavoro infinito». Nota bene: ancora oggi, in diversi Paesi europei, si trovano ordigni del Primo e del Secondo conflitto mondiale. E una terra sicura è il primo passo per restituire vita – e futuro – a un Paese che ha conosciuto la guerra.

Bombe vietate, leggi violate

La Convenzione di Ottawa del 1997 vieta l’uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento delle mine anti-persona e impone la distruzione degli stock e l’assistenza alle vittime. Ratificata dall’Ucraina nel 2005 ma mai dalla Russia, la Convenzione è violata nel conflitto in corso: vengono impiegate mine vietate, in particolare le PFM-1. Nell’estate 2025 Kiev ha annunciato l’intenzione di ritirarsi dall’accordo per motivi difensivi. La Svizzera, informata dall’ONU, ha dichiarato il 17 ottobre scorso che la sospensione della Convenzione durante un conflitto non è prevista e che un ritiro in tempo di guerra avrebbe effetto solo al termine dello stesso. Berna ha quindi formalizzato la propria obiezione, sottolineando la violazione del diritto internazionale e il rischio di compromettere gli sforzi globali di disarmo. Fondata anch’essa nel 1997, la Fondation suisse de déminage affronta ogni giorno le conseguenze di queste violazioni. «Molte Ong internazionali come la nostra sono nate proprio in quegli anni», racconta il direttore Hansjörg Eberle. «Eravamo sensibili al tema delle mine anti-persona e ancora oggi ci occupiamo di munizioni che rappresentano un pericolo per la popolazione civile». Nel 2024 la FSD ha distrutto migliaia di ordigni nel mondo, assistito oltre 300 vittime e bonificato più 6 milioni di metri quadrati di terreno. Con più di 700 collaboratori – oltre il 90% locali – la fondazione è attiva in una trentina di Paesi tra cui Ucraina appunto, Afghanistan, Iraq, Filippine, Tagikistan.