Sotto la superficie del modello nordico: povertà in aumento e polarizzazione politica mentre la destra avanza
L’ascesa del Partito del progresso (FrP) in Norvegia, con il suo profilo populista e anti-immigrazione, si inserisce in una tendenza continentale che vede rafforzarsi le destre radicali in diversi Paesi europei. Allo stesso tempo, la tenuta del centrosinistra norvegese, seppur con una maggioranza risicata e un Governo di minoranza, offre uno spunto di riflessione per le forze socialdemocratiche del Continente, chiamate a confrontarsi con nuove alleanze e crescenti tensioni interne.
Ma scendiamo nei particolari. La larga coalizione di centrosinistra guidata Jonas Gahr Støre (dell’Arbeiderpartiet o Partito laburista) ha vinto le recenti elezioni legislative norvegesi, ma il Partito del progresso di estrema destra populista e anti-immigrazione ha raddoppiato i propri voti rispetto al 2021, passando dall’11 al 23,9 per cento, raggiungendo il suo miglior risultato di sempre. Con una maggioranza risicata di 89 seggi su 169, il leader laburista guiderà un nuovo Governo di minoranza con l’appoggio esterno del Rødt (Partito rosso), del Centre Party (il partito di centro dei contadini), della Sinistra socialista (SV) e dei Verdi. Ma molte questioni nevralgiche dividono lo storico partito socialdemocratico Arbeiderpartiet da quelli del blocco rosso-verde come il Partito socialista di sinistra (SV), che ha ottenuto il 5,6% dei voti, perdendo due punti in percentuale rispetto all’ultima tornata elettorale; divergenze su questioni sociali, ambientali e di politica internazionale. Ne abbiamo parlato con la segretaria nazionale del Partito socialista (SV) Kirsti Bergstø nel suo ufficio allo Stortingsbygninge, l’edificio che ospita il Parlamento monocamerale della Norvegia che si trova sulla Karl Johans gate 22, in quella che chiamano la «strada principale» di Oslo.
L’estrema destra avanza anche in Norvegia ma è già al Governo in Svezia, in Finlandia, mentre in Danimarca ha vinto invece il centrosinistra ma pratica politiche restrittive in ambito migratorio. Che succede in Scandinavia?
Le vittorie delle destre sono un fatto globale, una tendenza che caratterizza gli Stati Uniti, la Germania, la Francia e molti Paesi europei. La destra è in grado di porre delle domande su temi importanti in cui la gente si riconosce. Problemi come la precarizzazione del mondo del lavoro, come quello immobiliare, controllato da grandi concentrazioni economiche esterne alla politica, o quelli legati alle cure mediche, che anche in un Paese ricco come la Norvegia sono diventati un problema per molti. La domanda è giusta, però la risposta della destra, ad esempio quella di creare un mercato libero per la sanità, secondo noi è sbagliata, mentre invece crediamo che si debba rafforzare la parte pubblica. La sinistra secondo noi deve rispondere con politiche sociali ancora più avanzate, magari spingendo sulla forza del sindacato, storicamente molto radicato e capillare qui in Norvegia.
Uno dei nodi più delicati che il nuovo Governo laburista norvegese dovrà affrontare riguarda il rapporto tra il Fondo sovrano (un fondo che serve a garantire stabilità economica e benessere alle generazioni future) – alimentato in larga parte dai proventi del petrolio – e gli investimenti in aziende israeliane che sarebbero coinvolte in violazioni dei diritti umani a Gaza. La questione è resa ancora più sensibile dal fatto che una parte significativa della comunità musulmana norvegese, critica nei confronti della politica israeliana, ha sostenuto il Partito laburista proprio nella speranza di un cambio di rotta su questi temi.
Insieme a molte altre organizzazioni, anche internazionali, ci stiamo impegnando per ritirare questi investimenti nelle società che operano in Israele e hanno contribuito al massacro dei palestinesi, e la maggioranza del popolo norvegese è d’accordo con noi. Pensiamo che non deve esserci una distanza tra le parole e le azioni. Pur riconoscendo che il Fondo sovrano ha ritirato i contratti con diverse società coinvolte, riteniamo che non sia stato fatto abbastanza. Su questo continueremo a portare avanti la nostra battaglia, sia in Parlamento che nel Paese.
C’è anche la questione ambientale. Sia voi che Rødt (Partito Rosso), ma anche i Verdi, in cambio di appoggio chiedete una graduale riduzione dell’estrazione di petrolio e gas nei mari norvegesi, e lo stop totale entro il 2040.
La posizione del partito è chiara, desideriamo che non si facciano nuovi investimenti nella ricerca di ulteriori zone petrolifere, per ridurre le emissioni di gas serra. La produzione continuerà per diversi anni solo nei giacimenti già scoperti, ma deve cambiare la nostra politica industriale ed è necessario creare posti di lavoro alternativi e sostenibili a quelli che si perderanno. Soprattutto nei settori dell’agricoltura e dell’allevamento ittico, che può essere sviluppato lungo la costa e nelle forme cooperative.
In un Paese che ha fatto del welfare e della giustizia sociale la propria bandiera è difficile immaginare che la povertà stia crescendo. Eppure, in Norvegia, la percentuale di famiglie a basso reddito è aumentata dal 8,1% al 10,1%, mentre la povertà infantile rimane purtroppo decisamente alta.
La povertà infantile negli ultimi anni è scesa, perché ci siamo impegnati a far aumentare le sovvenzioni che vengono date alle famiglie numerose, anche se i rincari di beni alimentari e affitti hanno indebolito e a volte vanificato questa azione. La distanza tra i ricchi e i poveri è aumentata, c’è un problema di ridistribuzione della ricchezza, è stata eliminata la tassa di successione. Dobbiamo ricostruire un principio di solidarietà sociale. Faremo una dura battaglia in Parlamento, a cominciare dalla votazione della legge di bilancio insieme agli altri partiti di sinistra, non solo sui temi sociali ma anche su quelli ambientali che per noi sono molto importanti e legati tra di loro.
Quali sono le vostre proposte per il futuro della Norvegia?
Intanto siamo riusciti a far passare una riforma sanitaria legata alle cure odontoiatriche, molto costose qui in Norvegia: adesso tutti i giovani fino a 28 anni di età pagheranno molto meno o potranno addirittura curarsi gratuitamente; naturalmente contiamo di estenderla a tutti i cittadini e cittadine, soprattutto alle persone anziane che sono spesso l’anello debole della catena. Un’altra cosa che siamo riusciti a fare è aumentare le pensioni più basse e quelle di invalidità, oltre a mantenere un doposcuola gratuito per tutti gli studenti norvegesi. Ma dobbiamo impegnarci di più, e lo faremo sul fronte dell’occupazione, perché tutti/e hanno diritto a un lavoro sicuro e dignitoso, ben retribuito, una scuola pubblica efficiente e di qualità, a una ridistribuzione equa della ricchezza. Il nostro impegno si estende anche alla tutela dell’ambiente: è stato fermato il progetto di estrazione di minerali preziosi dai fondali marini. Solo attraverso politiche sociali e ambientali coraggiose come questa possiamo davvero costruire le basi per un futuro più giusto e sostenibile.
