Contemplando la fioritura di Capo Verde

by azione azione
17 Novembre 2025

In "Hanami", la regista Denise Fernandes racconta l’isola di Fogo come un luogo di radici e assenze, sospeso tra mito e memoria

Forse il merito principale di Hanami è quello di portarci in un luogo che il cinema ha esplorato poco: Capo Verde. La regista Denise Fernandes, nata a Lisbona da genitori capoverdiani, cresciuta a Locarno e oggi residente a Lisbona, ambienta il suo primo lungometraggio su una delle dieci isole dell’arcipelago, Fogo, dominata da un vulcano attivo.

È proprio l’isola a imporsi come uno dei protagonisti silenziosi del film. Grazie a una fotografia molto interessante, dai colori vivi ma anche cupi e taglienti, il paesaggio diventa presenza costante e quasi spirituale, un corpo vivo che osserva i personaggi. Colori ancestrali, diremmo, che fanno di Fogo un luogo sospeso tra il reale e il mitico. La stessa Fernandes ha raccontato di come, da bambina, notasse l’assenza di Capo Verde dalle carte geografiche e dai mappamondi, e di come il suo cinema sia nato dal desiderio di «rendere visibile un paese che sembrava non esistere fuori dalle mura di casa mia».

La vicenda ruota intorno a Nana, una ragazza che sceglie di restare quando tutti intorno a lei desiderano partire. La madre Nia è emigrata in Ticino poco dopo la nascita della figlia, lasciandola crescere con la famiglia del padre. Il legame di Nana con la terra e la comunità dell’isola diventa sempre più profondo, fino al giorno in cui Nia ritorna e deve affrontare le conseguenze del lungo esilio.

Premiato al Locarno Film Festival 2024 per la miglior regia emergente nella sezione Cineasti del presente, e con una menzione per la miglior opera prima, Hanami è un film dal ritmo lento, che cerca deliberatamente di farci entrare nel tempo sospeso delle isole atlantiche. La voce off che racconta la storia di Nana alterna momenti di riflessione a parentesi più leggere, come il ballo o la musica, restituendo il respiro quotidiano della vita su Fogo. È un film che procede per immagini e sensazioni più che per snodi narrativi, e questo è al tempo stesso il suo fascino ma anche il suo limite.

Oltre alla fotografia e alla forza dell’ambientazione, infatti, non resta molto altro. Manca un arco narrativo capace di coinvolgere fino in fondo lo spettatore, una tensione che dia profondità emotiva al conflitto tra madre e figlia. È un difetto comune a molti esordi, e in questo caso si percepisce come il riflesso di una regista più interessata a osservare che a raccontare, più attenta alla potenza visiva del paesaggio che all’intensità drammatica della vicenda.

Il titolo, Hanami – parola giapponese che indica la contemplazione dei fiori di ciliegio – aggiunge un tocco poetico e simbolico. In un arcipelago soggetto alla siccità, la fioritura diventa immagine del desiderio e del sogno, di ciò che esiste solo per un attimo e poi scompare.

In definitiva, Hanami è un esordio imperfetto ma abbastanza promettente. Fernandes mostra una mano sicura nel dirigere un cast di non professionisti e un talento visivo già maturo, ma il film resta soprattutto un’esperienza contemplativa, un tentativo di dare forma cinematografica al senso di appartenenza e di sradicamento.

Hanami sarà presentato in anteprima, alla presenza della regista, lunedì 24 novembre alle 20.30 al Cinema Lumen di Locarno (prevendite sul sito: lumenlocarno.ch). L’uscita ufficiale nelle sale è invece prevista dal 27 novembre, con proiezioni ad Airolo, al Lumen di Locarno e al Cinema Iride.