Caccia al tesoro per il Giallo Mondadori

by azione azione
10 Novembre 2025

Cultura popolare: si cercano risposte alla misteriosa scomparsa dalle edicole della collana che, in Italia, diede nome al genere

«Una pioggerella sottile ma insistente batteva sui tetti di Milano. In centro, le luci dei semafori si offrivano sbiadite e l’aria aveva quel sapore acre, quasi ferroso, che viene quando l’asfalto è bagnato da troppo tempo. Non c’era nessuno in giro, almeno nessuno di quei lettori che, una volta, affollavano le edicole come vecchi amici in cerca di qualcosa da sfogliare e condividere. Milano, la città dei libri che si compravano al volo tra un tram e l’altro, pareva ora un’enorme distesa di gadget e souvenir per turisti, con le edicole trasformate in piccoli chioschi di sopravvivenza urbana. E lì, tra gli ombrellini appesi e messi in fila come dieci piccoli indiani, bottigliette d’acqua, snack veloci, calamite per il frigorifero e bolle di vetro con il Duomo miniaturizzato sul quale fiocca a ogni giravolta, qualcosa mancava», così avremmo potuto leggere nell’incipit di un giallo in merito al caso della collana culto ormai introvabile nelle edicole…

Nel 1933, a soli quattro anni dal lancio del marchio,
aveva venduto già un milione e mezzo di copie

Chi ha ucciso il Giallo Mondadori? No, non è stata una di quelle sparizioni teatrali, con la pistola fumante e l’alibi che regge fino all’ultimo minuto. È stata una scomparsa silenziosa, lenta, ma implacabile, che ha lasciato dietro di sé solo supposizioni, vecchi fascicoli e un pubblico che, come un detective smarrito, cerca la copia di uno qualsiasi degli ultimi numeri, quasi fosse la prova schiacciante che manca all’investigazione.

Se ne parlava già alle porte degli anni Sessanta, quando Friedrich Dürrenmatt – uno da non prendere alla leggera – scrisse quel Requiem per il giallo (quale prefazione a La promessa) che pare quasi un’epigrafe in anticipo sui tempi. Secondo lui, il giallo aveva i giorni contati: troppo gioco intellettuale, troppa logica, troppa meccanica. Il pubblico avrebbe presto smesso di farsi incantare da omicidi perfetti e investigatori infallibili, ricordando bene quanto la realtà sia molto diversa dalle invenzioni. Ora, ci viene il sospetto che Dürrenmatt non stesse solo filosofeggiando: forse aveva fiutato l’aria prima di tutti.

Nata nel 1929, all’epoca in cui i giornalai gridavano i titoli a squarciagola e ogni edicola era una porta verso un mondo misterioso, la collana dei Libri gialli – che sarebbero stati ribattezzati con la definizione Giallo Mondadori – pubblicavano Agatha Christie, Edgar Wallace, S.S. Van Dine, Ellery Queen: li trovavi tutti lì, confezionati in quel colore giallo che, oltre a diventare una garanzia di qualità, diede proprio il nome al genere: ben prima che Netflix ci bombardasse di thriller e serie tv poliziesche, ogni nuova uscita rappresentava un invito all’indagine. Si pagava poco, si leggeva in fretta, ma l’effetto era di quelli che lasciavano il segno. Nel 1933, a soli quattro anni dal lancio del marchio, aveva venduto già un milione e mezzo di copie. Oggi l’edicola è diventata altro e da essa è scomparso anche il Giallo Mondadori, prodotto che aveva legato il suo destino proprio alle bancarelle di carta e che in Italia si può avere solo su abbonamento o cercandolo nelle pochissime edicole che ancora lo propongono.

Se in Italia trovare un numero di Giallo Mondadori oggi è come vincere alla lotteria (abbiamo cercato anche ad Alessandria e a Padova, e in tre mesi non siamo riusciti a trovarne una copia), dalle nostre parti la situazione è ancora più disperata: da anni è stato chiuso il canale di distribuzione dell’iconica collana: non solo non se ne trovano copie, ma dalla Svizzera non è nemmeno possibile ordinarli online.

Se qualcuno desiderasse un libro di questa collana – la cui produzione continua senza sosta – è necessario che si prepari a una caccia al tesoro, soprattutto se si considera che in rete si trovano perlopiù vecchi numeri messi all’asta come reliquie: 250, 300 euro per un romanzo che un tempo si prendeva quasi gratis. È il mercato della nostalgia, ma sospettiamo che sia più di questo. È l’effetto di una sparizione centellinata. Troppo caro? Beh, consideratelo un investimento nel mistero più grande di tutti: quello della collana scomparsa senza quasi lasciare traccia di sé.

Potrebbe infatti trattarsi di un’operazione escogitata proprio in onore del fascino del giallo che è sempre stato questo: giocare sul sottile confine tra ciò che è evidente e ciò che si cela nell’ombra. Nel nostro caso, la verità, però, è forse più semplice di quanto possa sembrare, e si riassume in una parola: distribuzione. È questa l’ironia più amara, la fine del Giallo Mondadori da edicola probabilmente non è stata decretata dalla mancanza di lettori, ma dalla scomparsa dei luoghi dove trovarlo. Oppure, come in uno scenario degno della Christie, non c’è un colpevole ben definito, ma piuttosto una serie di complici: le edicole in via di estinzione, certo, ma anche l’era digitale, la crescente disaffezione verso la carta stampata dei lettori più forti, la concorrenza, e magari anche il fatto che da genere pop, il vecchio giallo oggi si è trovato un posticino dove stare tra alcuni grandi della letteratura… Una risposta definitiva ancora non l’abbiamo, sebbene Mondatori sembrerebbe intenzionato a esplorare la possibilità rafforzare la presenza in libreria di questa collana, come anche Segretissimo e Urania. Non abbiamo trovato una conferma ufficiale, ma a dichiararlo sono stati alcuni autori di Segretissimo durante un incontro pubblico al Nero Festival di Roma, una paio di settimane fa.

Ma allora, è davvero morto il Giallo Mondadori? Forse no. Forse sta solo aspettando, come ogni buon mistero, che qualcuno lo riporti alla luce. Potrebbe esserci un colpo di scena dietro l’angolo, come per l’appunto la comparsa di una nuova forma di distribuzione o la nostalgia che spinge gli editori a un grande ritorno, magari in vista del centenario: mancano, in fondo, solo cinque anni.

E nel frattempo, ci dovremo ricordare di portare con noi un giallo in treno, perché di certo non ne troveremo all’edicola della stazione.