Il mare sulla luna

by azione azione
27 Ottobre 2025

Salire nottetempo sul ponte di una barca a vela alla fonda da qualche parte remota delle Isole Incoronate – quelle che i Croati chiamano Kornati o anche Stomorski – al centro della costa dalmata è un’esperienza unica. Dovesse poi capitare che ci sia la luna piena lo stupore sfuma per lasciare spazio ad un senso di estraniamento: quelle che i naviganti della Serenissima chiamavano le Isole Incoronate appaiono come una miriade di ciotole di purissima maiolica rovesciate bocca in giù nell’acqua. Emergono da un mare immobile come immobili dorsi di balene addormentate. La bonaccia fa specchio a una luna che esalta il candore del calcare in un riverbero che quasi offende l’occhio. Se De Chirico avesse mai dipinto paesaggi avrebbe dipinto le Incoronate: metafisiche, surreali, inquietanti: dove siamo? Dove andiamo? Chi siamo? Il Mare della Tranquillità che compare nelle mappe della Luna è lì, alle Isole Incoronate…

Così il vostro Altropologo di riferimento. Navigante per mancata vocazione – di sottocosta e piccolo cabotaggio – una volta l’anno con tre amici attraversa l’Adriatico per infilarsi in quel labirinto che sono le isole dell’antica Dalmazia, oggi Croate e Montenegrine, e perdersi fra fiordi e insenature, a scanso di secche ed improvvise raffiche di bora – ora ridossati alla costa ora invece lanciati in mare aperto per sfruttare il vento favorevole. Spostandosi come vecchi mercanti veneziani di cala in cala e di porto in porto fra toponimi antichi che come tutte le cose di mare rispondono ad almeno due – a volte più – denominazioni nazionali perché le cose di mare sono di tutti e di nessuno… Pelagosa/Palagruza, Lastovo/Lagosta/Augusta Insula: porta meridionale della rotta che i mercanti greci seguivano verso gli empori di Spina e Adria per commerciare vasellame con l’ambra del Baltico e l’oro degli Sciiti. Quella che i Romani chiamarono l’Augusta Insula era ricchissima per essere punto di riferimento obbligato quasi al centro dell’Adriatico. Lontana dai possibili attacchi dei pirati dalmati divenne punto strategico della marina jugoslava interdetto al turismo. Oggi è un gioiello, un trionfo di flora mediterranea che sembra voler crescere fino sotto l’acqua senza lasciar spazio agli scogli… Scivolare non visti nottetempo in porto a Lastovo, al termine della traversata dalle Isole Tremiti, è un’esperienza sempre emozionante… viene in mente Montale, il suo Euforia di Naufraghi… e tutti quei sentimenti lì perché il mare è bello anche e proprio perché è sempre pericoloso non foss’altro che nella mente.

Poi uno ascolta storie improbabili, quelle che i marinai hanno ispirato alla gente di terra, che ha paura di loro perché i marinai sono infidi… Così, alle Bocche di Cattaro – il Kator montenegrino – si sente ancora raccontare la storia delle Tre Sorelle. Chi dice si chiamassero Fiomena, Gracijana e Rina – chi Nera, Bianca e Rosa. Figlie di un ricco mercante vivevano in armonia in un bel palazzo – siamo nel XVI secolo – costruito dal padre. Talmente armonica e condivisa era la loro vita che finirono per innamorarsi tutte dello stesso uomo. Che era però un marinaio. Questi (pare si chiamasse Valentin) preferiva delle tre Rina – la più giovane. Sotto pressione – mettiamola così – dall’eccesso d’amore decise di tornare per mare promettendo che al suo ritorno avrebbe sposato quella delle tre che lo avesse aspettato con più fervore. Le Tre Sorelle allora decisero di ritirarsi a una vita virtuosa di preghiera in attesa del ritorno dell’amato. Passarono gli anni senza che il Nostro tornasse. La più anziana delle sorelle morì. Le altre due allora decisero di murare la finestra della sua stanza con vista mare per dare un chiaro segnale al Valentin di ritorno. Poi morì anche Gracijana – e Rina murò anche la sua stanza. Oggi, delle tre finestre del palazzo vista mare ne rimane aperta solo una. Incalzato dalle domande del vostro Altropologo preferito, l’anziana oste di una dignitosa bettola sul retro delle mura della Città Vecchia di Cattaro, dall’aspetto di chi abbia combattuto più di una battaglia amorosa, mi spiegava che il marinaio non fosse mai più tornato. «Perché nessuno ha provveduto allora a murare le sua finestra?» – insistevo. Come irritata sbottò: «Perché Rina è ancora là che aspetta! Cosa crede?! Noi donne non siamo come voi uomini». Poi un attimo di pausa: «… poi dicono che là, nella casa delle Tre Sorelle, ci sia un fantasma…». Misteri della Dalmazia.