Le donne di Colette

by azione azione
20 Ottobre 2025

Nelle nuove edizioni curate da L’Orma, torna l’urgenza di chi non si lascia addomesticare

C’è la moda, che passa inevitabilmente, e ci sono i classici, anzi le classiche in questo caso: Colette Sidonie-Gabrielle (1873-1954) appartiene alla seconda categoria ed è protagonista di un’operazione di ripubblicazione dei suoi romanzi da parte della casa editrice L’Orma di Roma. Si tratta di un progetto curato nei minimi particolari, con traduzioni nuove e prefazioni di studiose rinomate, nonché una veste grafica affascinante, con le copertine ispirate ai disegni di un grande illustratore francese del periodo della Belle époque: George Barbier. Per ora i romanzi già usciti sono Gigi del 1942 e La vagabonda che fu pubblicato a puntate sulla rivista «La Vie parisienne» a partire dal 1910.

Sotto l’apparente candore della giovinezza sognante di Gigi brilla l’intelligenza spregiudicata di chi sa già come muoversi nel mondo

Gigi, con la traduzione di Ornella Tajani e la postfazione di Daria Galateria, è un romanzo breve o novella lunga che dir si voglia, che racconta una storia d’altri tempi, è il caso di dirlo. Gilberte, la protagonista, è un’adolescente che vive con sua nonna e sua madre che però non c’è mai per via degli orari lavorativi a teatro dove svolge il ruolo di «seconda donna». Nel corso della storia Colette lascia intendere che la sua scarsa presenza in casa possa essere anche dovuta al desiderio di stare lontano dalle premure asfittiche di sua madre che le riversa, allora, tutte sulla nipotina. A occuparsi dell’educazione della ragazzina c’è anche la prozia Alicia, che non si è mai sposata, ma è riuscita grazie alla sua astuzia e al suo coraggio ad accumulare nella sua lunga vita avventure e gioielli di gran valore. A caratterizzare Gilberte sembra essere la sua ingenuità, tanto che le donne della sua famiglia credono che lei sia in ritardo rispetto alle sue coetanee, ma Colette è abile a farci capire che la protagonista di questa storia a lieto fine è animata invece da una vitalità schietta, da un’intelligenza che va ben al di là delle macchinazioni delle anziane di casa. Grazie a questa sua dote innata e a un corpo attraente riuscirà a garantirsi un ottimo matrimonio e a sistemare anche il suo clan, tutto al femminile.

Gigi, come viene raccontato nella postfazione, è un romanzo probabilmente ispirato a un fatto di cronaca rosa, verificatosi ai tempi della giovinezza di Colette, che aveva come protagonista una ragazza di umili origini finita in moglie a un magnate, conteso da tutte le nubili parigine, ma non è la verosimiglianza della storia il segreto del suo successo. A leggerlo resta in bocca il gusto dolce della favola e quello forte della trama borghese, la capacità di Colette di donarci, in queste poche pagine, il quadro di una giovinezza intatta, di quel momento della vita in cui tutto è ancora possibile, persino la felicità.

Di tutt’altro tono è il romanzo La vagabonda, scritto molti anni prima e che paradossalmente potrebbe essere un possibile prosieguo della vicenda di Gigi. La protagonista Renée è una donna che si è separata dal marito, dopo aver subito e sopportato per anni i suoi maltrattamenti e gli innumerevoli tradimenti. Dopo aver preso la decisione di mettere fine a una vita di sofferenza e di annientamento di sé stessa, Renée va a vivere in un piccolo appartamento al piano terra e inizia a mantenersi da sola, a lavorare per sopravvivere, in un café-cabaret parigino dove balla, canta e recita in diverse pantomime con il suo collega Brague. Ecco che anche qui, come in Gigi, ritroviamo il mondo dei caffè-concerto parigini, abitato da cantanti squattrinate e acrobati che hanno popolato la vita della scrittrice, la quale dopo la separazione da suo marito aveva iniziato a lavorare come attrice e mima. Colette racconta questo mondo con affetto e con immensa stima, riconoscendo a questi artisti un’onestà intellettuale e una dignità uniche.

Renée, che nel presente della storia ha trentatré anni, è una donna divisa tra la spinta sociale di ritornare in coppia con un uomo, di risposarsi, e la libertà che ogni giorno si conquista a fatica, a prezzo della solitudine e delle sue dolorose conseguenze. La vagabonda è un libro di un’attualità disarmante e, anzi, colpisce come a tratti leggendolo appaia più moderno di molti romanzi contemporanei. In questa storia, infatti, il conflitto interiore della protagonista, il suo dilemma tra la solitudine e la libertà non viene risolto come succede spesso nella narrativa attuale, grazie a un evento come la maternità o all’eroismo della protagonista che si rivela indenne ai contraccolpi della solitudine. In La vagabonda Renée convive con il suo dolore e con la soddisfazione che le dà provvedere ogni giorno per sé stessa, perseguendo senza troppe ambizioni una carriera che le permette di vivere dignitosamente e la spinge a compiere avventure e viaggi.

Colette è un’alchimista, poi, nella descrizione approfondita, anzi nello scandaglio, non solo della psiche della sua protagonista, ma anche della realtà materiale di un universo umano che non è né quello dei vinti, né quello dei vittoriosi, ma della gente normale che si incontra in metrò, nei bar, che spera, si affanna, a volte ce la fa, altre soccombe: dell’umanità.