Le sfide del commercio: ogni spesa conta

by azione azione
20 Ottobre 2025

Uno studio della SUPSI analizza il settore della distribuzione al dettaglio in Ticino e il suo impatto economico. I nodi sono demografia, e-commerce e turismo degli acquisti. E la DISTI si rivolge ai consumatori del Cantone

Come sta il settore del commercio al dettaglio nel Canton Ticino? Che impatto ha sull’economia cantonale? Quali problemi deve affrontare nel presente? Quali le principali sfide nel futuro?

A queste domande risponde uno studio realizzato dalla SUPSI su mandato della DISTI (associazione dei distributori ticinesi) che fotografa e analizza come e quanto il commercio al dettaglio contribuisce allo sviluppo economico del Canton Ticino. Presentato settimana scorsa da Carmine Garzia, professore di strategia aziendale e imprenditorialità alla SUPSI, lo studio è particolarmente interessante perché si basa non solo su dati statistici pubblici ma anche su dati raccolti direttamente presso i principali operatori della distribuzione. Il quadro che ne emerge è quello di un settore di peso per l’economia cantonale, con un giro di affari complessivo di 4,9 miliardi, il che corrisponde, ha precisato il prof. Garzia, a circa il 14% del PIL cantonale, ma che è in una fase di stagnazione. Negli ultimi anni, infatti, il tasso medio di crescita di quelle che sono definite le Insegne DISTI, cioè Migros, Coop e Manor, è negativo (-0,6 %).

Un settore strategico

Lo studio mette in luce come il commercio al dettaglio rappresenti un settore strategico e di peso per l’economia cantonale sotto molti punti di vista. A livello occupazionale, ad esempio, nel 2022 impiegava 11.982 addetti, corrispondenti a una massa salariale di oltre 736 milioni. La retribuzione mensile lorda mediana ammontava a 4.729 franchi mentre gli apprendisti in formazione erano 398.

Le aziende del commercio al dettaglio contribuiscono, inoltre, in maniera significativa al gettito fiscale del Cantone. Nel 2023 hanno, infatti, versato 49 milioni di franchi in imposte cantonali, federali e comunali. A queste si aggiungono i quasi 283 milioni di gettito IVA (dati 2022) e i 52 milioni che provengono dalla tassazione delle persone fisiche impiegate nel settore, di cui il prof. Garzia stima che più di 40 rimangano sul territorio.

Sul piano degli investimenti il comparto ha destinato nel 2023 oltre 115 milioni a strutture fisiche, attrezzature e impianti (e qui si intendono gli investimenti per l’apertura di nuovi punti vendita, per la manutenzione, lo sviluppo e l’ammodernamento). Chiaro, inoltre, che questi investimenti hanno poi avuto una ricaduta positiva anche per altri attori economici del territorio, come gli artigiani. Ma non è tutto, lo studio ha messo in evidenza anche il forte legame con l’economia locale: nel 2023 gli acquisti di merce da fornitori ticinesi hanno raggiunto i 55 milioni e gli acquisti di beni e servizi generici sul territorio ticinese e del Moesano hanno superato i 43 milioni. Infine le spese pubblicitarie sui media locali ammontavano a circa 797mila franchi.

Le prospettive future

Un settore strategico per l’economia cantonale che in questi anni, però, ha smesso di crescere, ha raggiunto una fase di stagnazione confermata dal fatto che i grandi operatori del commercio al dettaglio negli ultimi anni hanno conosciuto una crescita sensibilmente inferiore a quella dell’economia cantonale e nazionale. Servono, dunque, come ha sottolineato il prof. Garzia, investimenti per migliorare la produttività e mantenere le aziende competitive e vive sul territorio.

Una sfida non da poco se si tiene conto delle prospettive future analizzate nello studio della SUPSI. Lo sviluppo dei prossimi anni del settore del commercio al dettaglio sarà, infatti, influenzato da fattori che sfuggono al controllo delle aziende stesse. Tra questi c’è l’andamento demografico che, nelle proiezioni ufficiali dell’Ufficio cantonale di statistica, prevede una crescita molto contenuta della popolazione residente. La situazione demografica sfavorevole va a sommarsi a un altro dato sottolineato dal prof. Garzia, che vede in diminuzione i consumi pro capite degli abitanti del Cantone (passati da 2’131 franchi al mese, a 1’982). Le famiglie hanno, dal canto loro, ridotto del 17% i loro consumi dal 2007 al 2021. E in Ticino non si può contare su flussi turistici tali da poter compensare queste diminuzioni.

Un secondo elemento che condiziona e condizionerà significativamente il commercio al dettaglio è la concorrenza dell’e-commerce. Il commercio online ha avuto uno sviluppo rilevante, la cifra d’affari è più che triplicata in 14 anni e continua a crescere anche dopo il Covid. Siamo cioè di fronte, ha spiegato il prof. Garzia, a un vero e proprio cambiamento strutturale, non congiunturale che vede la tendenza alla sostituzione degli acquisti fisici con quelli online.

Il settore è infine esposto a una pressione molto forte derivante dal turismo degli acquisti, favorito dal tasso di cambio. Il fenomeno è stato analizzato anche in uno studio da poco pubblicato dall’Università di San Gallo, nel quale si evidenzia una forte crescita anche a livello nazionale del turismo degli acquisti (dagli 8,43 miliardi del 2022 agli attuali 9,26 miliardi), in particolare nel settore alimentare. Nello stesso studio i consumatori svizzeri intervistati dichiarano di acquistare il 34,2% del loro fabbisogno totale nei negozi fisici all’estero, tra i motivi principali di tale scelta citano i prezzi più bassi e gli orari di apertura più vantaggiosi (Thomas Rudolph, Nora Kralle, Tim-Florian Gerlach, Einkaufstourismus Schweiz 2025, Universität St. Gallen, Institut für Handelsmanagement).

La DISTI lancia una campagna

Di fronte a questo quadro la grande distribuzione ticinese è preoccupata e per questo motivo la DISTI punta su una campagna di sensibilizzazione per valorizzare il commercio locale al motto «Ogni spesa conta».

«L’idea della campagna è nata dopo aver letto i risultati dello studio commissionato alla SUPSI; abbiamo deciso che, invece di lamentarci, dovevamo muoverci per difendere e valorizzare un settore così importante per l’economia cantonale. L’invito ai consumatori ticinesi vuole essere moderato – ha spiegato Enzo Lucibello, presidente della DISTI – nessuno vuole demonizzare chi va a fare la spesa all’estero, siamo perfettamente coscienti delle difficoltà che le famiglie e tutti i ticinesi affrontano soprattutto alla luce dei nuovi aumenti delle casse malati. La nostra è una campagna propositiva e positiva, un invito a sostenere l’intero tessuto commerciale cantonale, in ogni sua forma».