Fabrizio Altieri, Omicidio sull’Hindenburg, Pelledoca (Da 11 anni)
Un’ambientazione insolita e interessante, quella che Fabrizio Altieri, non nuovo alla scrittura di gialli per ragazzi, sceglie stavolta per il suo delitto in «spazio chiuso», ambientazione classica delle storie di indagine. Solo che qui non siamo né in una villa, né su un Orient Express, ma su un dirigibile. Per la precisione il dirigibile tedesco Zeppelin Hindenburg, il più grande oggetto volante mai costruito, che il 6 maggio 1937 concluse tragicamente negli Stati Uniti il suo ultimo volo (era partito da Francoforte tre giorni prima), incendiandosi mentre cercava di attraccare al pilone di ormeggio della Stazione Aeronavale di Lakehurst, nel New Jersey. Nel disastro – ampiamente documentato all’epoca da cinegiornali, fotografi e dalla testimonianza radiotrasmessa dal campo d’atterraggio dall’annunciatore Herbert Morrison, che Altieri inserisce nel romanzo – morirono 36 persone, ma fortunatamente non i due ragazzini protagonisti della storia immaginata da Altieri, Olmo e Astrid, i quali viaggiavano, come minori non accompagnati, per andare a trovare i loro parenti in America.

A bordo, Olmo e Astrid fanno amicizia con una volitiva ed eccentrica giornalista britannica, Lady Cassandra Eastwood (ispirata al personaggio reale di Lady Grace Marguerite Hay Drummond-Hay, reporter britannica che viaggiò sia sullo Zeppelin che sull’Hindenburg) e il terzetto da loro composto costituirà la «banda» di detective determinata a scoprire il colpevole dell’assassinio di Abraham Kaufmann, un ricco commerciante di pietre preziose. Kaufmann viene trovato morto nella sala fumatori (che esisteva realmente sull’Hindenburg ed era pressurizzata). Il dirigibile è appunto uno «spazio chiuso», quindi l’assassino si trova per forza a bordo. E a bordo varie persone avrebbero potuto volere la morte di Kaufmann: per motivi passionali, economici, o altro ancora. Ad indagare, riflettendo sulla lista dei sospettati, gli intraprendenti ragazzini con il sostegno di Lady Cassandra (peraltro anch’ella non esente da qualche sospetto) e con l’appoggio morale di Werner, il mite barman. Una detective story che ci porta dentro la Storia con la esse maiuscola, in quella fine degli Anni Trenta che segnarono il definitivo tramonto dei dirigibili e l’inquietante sorgere di venti di guerra.
Jamila Gavin, Non vi scorderò mai, Giunti (Da 12 anni)
Nata nel 1941 ai piedi dell’Himalaya, in India, da madre inglese e padre indiano, e trasferitasi dopo la guerra in Inghilterra, Jamila Gavin sa bene cosa significhi rapportarsi con diverse culture. E questa consapevolezza è di ispirazione per i suoi libri, molto amati dal pubblico anglofono, e ora, con la traduzione di questo Never forget you, speriamo vivamente anche dal pubblico italofono. Non vi scorderò mai ci porta, all’inizio, in un collegio inglese, nel 1937, dove si incontrano le quattro ragazze protagoniste. Sono state affidate a quel collegio dai rispettivi genitori, per offrire loro una sorta di rifugio dalle ombre cupe che stanno oscurando l’Europa, e non solo. C’è Gwen, l’io narrante, inglese nata in India perché figlia di funzionari del governo inglese; c’è Noor, figlia di un principe indiano, musulmano e seguace del sufismo, indiana autentica ma vissuta in Europa, a Parigi; a Parigi aveva vissuto anche Vera, che è ebrea, nata in Polonia da padre polacco e madre russa; e infine l’esuberante Dodo, i cui ricchi genitori facevano la bella vita in giro per il mondo, cominciando a manifestare simpatie naziste.

Non si può non essere coinvolti da questa storia, anzi da queste storie, perché dapprincipio le ragazze sono insieme e insieme vivono la loro amicizia, che è profonda, pur essendo così diverse l’una dall’altra, e qui ci troviamo in una classica atmosfera da boarding school stories, storie di collegio; poi arriva la Guerra, tutto cambia, e le quattro ragazze si ritroveranno scaraventate in varie zone di guerra, dove dovranno affrontare, ognuna a proprio modo, immensi pericoli ma anche la necessità di trovare un senso alla tragedia, facendo ciascuna la propria parte, con coraggio e con la speranza di potersi un giorno ritrovare. Un romanzo che unisce emozione e ricco affresco storico, e che inviterà i lettori a riflettere sulla ricchezza del dialogo tra culture. Una storia che si legge come un’avventura ma anche come una spy story, visto che si basa sulla storia vera di Noor Inayat Khan, agente segreta durante la Seconda Guerra Mondiale.
 
			         
			         
			        