L’azienda farmaceutica ticinese è nata 80 anni fa, da 40 anni è guidata da Arturo Licenziati che spegne 90 candeline
Prendi lo sciroppo per la tosse, oppure applichi un cerotto che rilascia gradualmente il principio attivo che calma il dolore e nemmeno lo immagini che dietro quel farmaco che ti attenua il malanno di turno c’è una storia di fatica, di visione e di coraggio che è iniziata molto tempo fa in Ticino, a un certo punto ha rischiato di naufragare, ma ha trovato un nuovo inatteso slancio e oggi costituisce una delle realtà aziendali più floride e interessanti del nostro Paese. Stiamo parlando di IBSA (Institut Biochimique SA), una realtà farmaceutica internazionale fondata a Lugano nel 1945 che oggi festeggia ben tre anniversari importanti: gli 80 anni dalla fondazione, i 40 anni dalla guida di Arturo Licenziati, che nel 1985 ha acquisito l’azienda e ne ha trasformato radicalmente la visione e la strategia, e i 90 anni di Licenziati stesso.
Il presidente è un imprenditore anomalo, socialmente schivo («Sono un animale preistorico», dice di sé), molto attento a un ambiente di lavoro sano improntato a uno stile imprenditoriale umanistico («In questa azienda si pretende il rispetto a tutti i livelli, ma per quanto riguarda me, l’unico “vezzo” che mi permetto è quello di leggere il giornale in ufficio, agli altri non è consentito…)».
Si definisce un uomo semplice, ma con IBSA ha messo in piedi un piccolo impero. Quando ne assunse la guida nel 1985, l’azienda contava appena 40 dipendenti e un fatturato di 5 milioni di franchi. Nell’85, era vicina al fallimento, con poche decine di dipendenti e un fatturato modesto.
Oggi, a distanza di quarant’anni, IBSA è una multinazionale presente in oltre 90 Paesi, con 20 filiali e più di 2500 collaboratori. Fin dall’inizio ci ha messo molto del suo, Licenziati, per raggiungere questo obiettivo. «Ho avuto fortuna», si schernisce. Ma anche fegato: «Sono entrato in una situazione abbastanza pericolosa. Ognuno è matto come gli pare!», sostiene ricordando quei tempi, «ho fatto delle scelte economiche piuttosto audaci per rilanciare IBSA, che in quel momento produceva pochissimo: un farmaco chiamato Urogastrone e antibiotici generici. L’Urogastrone era un estratto di urina di donne gravide, che aveva un’attività anti-ulcerosa, perché faceva diminuire la motilità gastrica. Questo passava il convento…».
A distanza di quarant’anni IBSA produce farmaci di tutti i tipi: mucolitici come fra gli altri il Solmucol e soluzioni saline per tosse, raffreddore e igiene nasale; cerotti come Flector, granulati e capsule antinfiammatori, ritrovati per la stimolazione ovarica e i trattamenti di fertilità assistita, come il Fostimon… e molti altri. Sotto la guida di Licenziati il gruppo ha conosciuto una crescita esponenziale, espandendosi in tutto il mondo, con filiali tra Europa, Asia e America e sviluppando soluzioni terapeutiche avanzate. La filosofia che ha guidato questa trasformazione si riassume nel motto «Farmaci nella forma migliore»: un approccio che coniuga innovazione scientifica e attenzione ai bisogni concreti di medici e pazienti.
Dando seguito a una chiara strategia incentrata su innovazione, qualità e internazionalizzazione, Licenziati ha giocato la propria scommessa puntando su settori spesso trascurati dalle grandi realtà farmaceutiche, dimostrando che anche una piccola azienda locale può crescere se riesce ad adattarsi con agilità. Senza, tuttavia, perdere di vista la sostenibilità. Il suo approccio etico prevede attenzione all’ambiente, all’inclusione sociale, alla cultura e allo sport.
All’alba dei novant’anni, dopo aver trasformato una piccola realtà locale in un’impresa globale, Licenziati non smette di sognare e di immaginare un futuro diverso, senza perdere mai di vista i valori fondanti. «Un’azienda deve avere un’anima. Senza valori, non c’è futuro», sostiene.
 
			         
			         
			        