Grazie all’attualità dei temi trattati e a una scrittura immediata, Natsuo Kirino e Murata Sayaka sono la prova del valore della letteratura nipponica al femminile
In una fantomatica (ma lo sarà poi davvero?) società in cui l’omicidio non rappresenta più un atto «inammissibile», il sesso è stato definitivamente separato dalla procreazione. Quest’ultima, infatti, è appannaggio di cosiddette e cosiddetti gestanti, ossia donne e uomini impegnati a occupare il proprio tempo portando a termine una gravidanza dopo l’altra – dieci per l’esattezza – per vocazione, desiderio di vendetta o espiazione. Una volta nati, i nuovi esseri umani saranno consegnati a un Center, dove è auspicabile che i bravi (poiché pensano all’assetto demografico del proprio Paese) cittadini vadano ad adottarli. Sono molti i motivi per cui una persona finisce per diventare gestante. Vi è chi ci si ritrova per potere accedere al Gran Premio finale, che consiste nell’omicidio di un/a cittadino/a a scelta, oppure chi deve scontare una condanna, solitamente diretta conseguenza del fatto di averlo già compiuto, un omicidio.
Nel mondo distopico di Sayaka Murata (classe 1979), in cui è rappresentata una società certamente postfuturistica, ma non così aliena da alcune realtà cui assistiamo, vicine e lontane (nei racconti di Murata, a un certo punto, scompaiono anche la morte, così come il concetto di coppia come lo conosciamo noi), a dire il vero i personaggi riescono a interagire, seppur non senza una buona dose di rassegnazione, anche con una certa armonia, dimostrandosi vicendevolmente forme d’amore diverse e poco convenzionali. Forse, inconsciamente a volere dimostrare che alla fine, anche nel più «post» dei mondi, gli esseri umani sono destinati a rimanere tali, con le proprie costellazioni di affetti e le piccole preoccupazioni di ogni giorno.
Da questo viaggio nel futuro escono – in mezzo all’inesorabilità di talune situazioni, come quando, ad esempio ricevi una la lettera in cui lo Stato ti annuncia che sei diventato il trofeo del Gran Finale di qualche gestante – sprazzi di paradossale speranza, grazie alla scrittura capace di Murata, impavida narratrice che non conosce paura nel dilungarsi in scene splatter e nello scendere nei particolari più sgradevoli. Parti e omicidi (titolo mutuato al primo dei quattro racconti), dunque, al netto del sangue e di altri liquidi corporei, che a tratti sgorgano a fiotti, è una raccolta in grado, con leggerezza ed expertise, di mostrare a chi legge le due facce della complessa medaglia della nostra epoca.

Su tutt’altro sfondo si muovono i personaggi dei sette racconti di Natsuo Kirino (classe 1951) contenuti in Ambos Mundos, titolo spagnolo che in qualche modo crea da subito una dissonanza con la terra d’origine della sua autrice. Niente paura per i cultori di certa letteratura orientale: Ambos Mundos è semplicemente il titolo di un racconto, oltre che il nome del vecchio hotel messicano in cui si rifugiano due amanti nipponici in fuga dalla loro asfissiante realtà . Al loro rientro in patria, dopo giorni di ebbrezza amorosa e ore a indugiare nell’hic et nunc, per i due amanti nulla potranno scuse e giustificazioni: le maglie di acciaio delle norme sociali nipponiche sono più forti di qualsiasi legame affettivo, finendo per stritolare chiunque non sia disposto a rispettarle.
Chi di Kirino aveva amato le Quattro casalinghe di Tokyo, con le sue protagoniste un poco operaie, un poco donne di casa e un poco killer, o le atmosfere ipnotiche e gradevolmente erotiche di Grotesque, con le sue questioni di identità e corporalità , in Ambos mundos ritroverà una certa difficoltà del vivere, che affiora a più riprese, a testimonianza della complessità che si annida anche (o forse soprattutto) nelle vite più strutturate e tecnologiche, là dove l’individualismo che coltiviamo con tanta assiduità finisce per sbattere contro i costrutti sociali. L’infelicità trova un potenziale habitat ovunque, sia nella relazione di una donna con un amante che non si rivela all’altezza della situazione, e per questo dovrà pagare, sia nella necessità di condividere locali angusti con persone invise a causa della ristrettezza degli spazi delle grandi metropoli.
Ma anche la felicità , sotto forma di guizzi fugaci, di piccole inattese accelerazioni, ogni tanto riesce a fare capolino, stupendo non solamente i personaggi delle trame, ma in primis la lettrice e il lettore, che vi ritroveranno quegli stessi ingredienti che hanno fatto grandi i romanzi di un Murakami, ma che, e lo stanno dimostrando a più riprese, sono anche il materiale di cui si nutrono sempre più scrittrici femminili, basti pensare all’intenso eppur leggero Seni e uova (Edizioni e/o) di Mieko Kawakami, o alla scrittura precisa, semplice e al contempo toccante di Aki Shimazaki, di cui proprio quest’anno è uscito in italiano il delicato Una campanella silenziosa (Feltrinelli).
Bibliografia
Murata Sayaka, Parti e omicidi, Roma, Edizioni e/o, 2024
Natsuo Kirino, Ambos Mundos, Vicenza, Neri Pozza, 2024
 
			         
			         
			        