Affrontare un tradimento nel tempo dell’ascolto

by azione azione
29 Settembre 2025

Cara dottoressa,
le scrivo perché mi aiuti a risolvere un dilemma. Da ragazza sono stata una femminista impegnata e intransigente sulla necessità di stipulare un rapporto uomo-donna libero e reciproco. Ora la vita mi ha messo alla prova. Sposata da trent’anni con l’uomo che amo credendomi ricambiata, abbiamo superato insieme molte difficoltà, tra cui l’adozione di un bambino gravemente handicappato. Ma ultimamente sono venuta a sapere che intrattiene da tempo, con riservatezza, una relazione con la sua più stretta collaboratrice. Che fare? L’amica femminista, richiamandomi alla morale che abbiamo condiviso, vuole che gli chieda subito un confronto minacciando d’immediata separazione. Ma che senso ha? Come posso pretendere amore se lo prova per un’altra? Mio marito occupa una importante carica pubblica e un divorzio potrebbe danneggiarlo. Far finta di niente, come le nostre nonne, mi sembra a tratti la soluzione migliore ma come conciliarla con gli ideali giovanili? Che cosa posso fare per sentirmi in pace con me stessa e conservare l’equilibrio e la coerenza? La saluto e ringrazio. / Valeria  

Cara Valeria,
avendo partecipato a quella stagione del femminismo, la capisco bene e so che, negli anni, si presentano nuovi problemi. Nella sua lettera si intrecciano due fili: la donna che è stata – giovane, appassionata, convinta che la giustizia nei rapporti tra i sessi fosse non solo un diritto, ma un fondamento di vita – e la donna che oggi si trova davanti a un dolore che scuote il cuore e l’ordine della propria esistenza. Il primo impulso è quello di cercare coerenza, di non «tradire» gli ideali giovanili. Ma la vita, con le sue lunghe stagioni, ci insegna che la coerenza non è rigidità: è fedeltà a se stesse dentro il mutare delle circostanze, riconoscendo che ciò che un tempo appariva netto, oggi può mostrarsi sfumato.

La fedeltà coniugale non è solo questione di esclusività sessuale, ma di alleanza profonda, di un «noi» costruito insieme. Questo patrimonio non si cancella per un tradimento, pur doloroso. Ma nemmeno si può negare il dolore che esso provoca: far finta di niente, come le nostre nonne, può sembrare una scorciatoia, ma rischia di trasformarsi in un silenzio che corrode.

L’amica femminista le ricorda la voce dell’assoluto: o tutto o niente. Ma l’amore maturo conosce anche il linguaggio della complessità: a volte la verità non sta solo nella rottura o nel perdono immediato, bensì in un tempo di ascolto, di chiarimento, di scavo interiore. Non si tratta di subire, ma di decidere quale posto vuole dare a questa ferita. Le suggerirei di parlare con suo marito, non come giudice che decreta una condanna, ma come compagna che chiede di capire: che cosa rappresenta per lui questa relazione? Le risposte, qualunque esse siano, le offriranno un terreno su cui scegliere consapevolmente. Tacere oggi potrebbe sembrare proteggere la pace, ma rischia di lasciarla sola nella tempesta.

Essere fedele a se stessa, oggi, non significa ripetere alla lettera ciò che pensava a vent’anni, ma rimanere in contatto con la propria dignità, con la propria verità. Forse non sarà necessario un gesto drastico, forse la vita di coppia potrà rinnovarsi, ma questo accadrà solo se anche il suo dolore e il suo bisogno di rispetto troveranno parola e ascolto. La pace interiore non nasce dall’evitare il conflitto a tutti i costi, ma dall’aver affrontato ciò che accade con lucidità e senza autoinganni. In questo modo, qualunque decisione prenderà – restare, cambiare, ridisegnare i confini del vostro patto – sarà frutto di libertà, non di paura. E questa libertà è, in fondo, l’eredità più preziosa del suo femminismo.