Il Ticino di fronte alla soglia del turismo sostenibile

by azione azione
22 Settembre 2025

I buoni dati sul turismo estivo nel nostro cantone sono stati accolti con visibile soddisfazione. Nell’eterna altalena tra entusiasmo e delusione, oggi è un giorno sereno. E forse potremmo approfittarne per qualche riflessione a più ampio raggio, senza il pungolo dell’urgenza. Per esempio, raramente ci chiediamo quanto turismo sia la giusta misura per noi, quanto dovrebbe bastarci. Partiamo da qualche dato.

Già ora il settore turistico ticinese contribuisce per circa il 10% al prodotto interno lordo e si traduce nel 12% dell’occupazione. Sono cifre molto più alte della media nazionale, dal momento che in Svizzera il turismo rappresenta solo il 3% circa del PIL. Certo qualcuno, specie tra gli operatori, potrebbe obiettare che il turismo non è mai troppo. Perché dovremmo mettere dei limiti alla sua espansione? Sembra un punto di vista ineccepibile, ma diversi studi di economisti suggeriscono invece che affidarsi principalmente al turismo per sostenere la crescita non sia una buona idea. Vediamo perché.

Lasciamo da parte per un momento l’intrinseca vulnerabilità del turismo, la sua dipendenza da crisi sanitarie o attacchi terroristici. Restiamo ai soli aspetti economici. Per cominciare ‒ sostengono questi ricercatori ‒ il turismo sfrutta il clima, il paesaggio, le bellezze naturali e i monumenti allo stesso modo in cui altri Paesi sfruttano i giacimenti di petrolio o i terreni coltivabili; risorse già esistenti e in quantità comunque finite. Certo è sempre possibile pensare e proporre nuove esperienze, ma nei fatti l’abitudine prevale, insieme a una certa pigrizia nello sviluppo di altri settori (la cosiddetta «maledizione delle risorse naturali»). E se è vero che il turismo crea molti posti di lavoro, spesso questi sono stagionali, poco qualificati e mal pagati. Non a caso il settore turistico cantonale deve reclutare stranieri di varia provenienza, perché i locali sono poco interessati a queste mansioni. È difficile poi aumentare la produttività in una professione di servizio: un cameriere servirà sempre lo stesso numero di avventori, una guida non può estendere oltre un certo limite le dimensioni del gruppo, alberghi e ristoranti hanno un numero definito di stanze e tavoli.

Come ha scritto recisamente la giornalista economica Mariasole Lisciandro, «affinché un settore sia davvero decisivo per l’economia di un Paese bisogna valutarne le potenzialità di crescere e di portare sviluppo, cioè se attrae investimenti, stimola l’innovazione, e se crea posti di lavoro ben retribuiti e vantaggi per la società nel suo complesso. Il turismo questo non lo fa». Non per nulla, continua, alla testa dello sviluppo turistico europeo troviamo Croazia, Portogallo, Spagna e Italia. Al contrario, i Paesi più ricchi e avanzati del continente (Francia, Germania, Danimarca e la stessa Svizzera) non puntano sul turismo, oltre un certo limite, e preferiscono investire su settori ad alta produttività; nel caso della Confederazione in particolare banche, farmaceutica, meccanica di precisione.

Come se non bastasse, il turismo è un’attività con un forte impatto sui territori, come abbiamo imparato in questi anni di Overtourism. La vicina Como, da molti invidiata senza troppe ragioni, lo mostra bene: inquinamento, aumento del costo della vita e degli affitti, trasformazione del centro storico, congestione nei luoghi più popolari.

Se gli economisti sconsigliano dunque di scommettere tutto sul turismo, non bisogna tuttavia esagerare nelle critiche. Se mantenuto nei giusti termini, il turismo resta un’attività importante per l’economia e la società. È un ottimo settore complementare e fonte di diversificazione. E anche al di là dei profitti, è un momento di apertura al mondo, di incontro con l’altro, di reciproca scoperta, di celebrazione della bellezza. Basta saper riconoscere e accettare i suoi limiti naturali. Ora io penso che questa soglia materiale e psicologica noi in Ticino l’abbiamo raggiunta da tempo (e forse anche superata). Invece di inseguire improbabili sogni di uno sviluppo illimitato, lavoriamo sui dettagli, perfezioniamo la nostra offerta senza l’ossessione di un segno più davanti ai numeri degli arrivi. A volte la scelta giusta è non fare nulla.