La rivincita della gentilezza: il «caso» Frank Caprio

by Claudia
15 Settembre 2025

Nell’arco delle ultime settimane, una delle notizie maggiormente rilanciate dai principali social network internazionali è stata quella relativa alla morte per malattia dell’ottantottenne Frank Caprio, amatissimo giudice italoamericano protagonista di Caught in Providence, un reality show trasmesso da vari canali TV statunitensi a partire dal 1988 e poi divenuto, dal 2017 a oggi, un vero e proprio fenomeno «virale» su YouTube.

Fin qui, nulla di strano: dopotutto, viviamo in un’epoca in cui i protagonisti dei programmi televisivi sono spesso osannati dal grande pubblico. Tuttavia, nel caso del Giudice Caprio, l’incredibile stima e affetto che gli spettatori gli hanno tributato fino alla morte (avvenuta il 20 agosto scorso, a causa di una riacutizzazione del cancro al pancreas di cui aveva già sofferto), rappresentano un fenomeno quantomeno atipico, dal momento che milioni di persone in tutto il mondo, indipendentemente da razza, lingua, cultura, ceto sociale o credo religioso, hanno deciso di elevare quest’uomo gentile, e perfino umile, a vero e proprio modello di virtù: un esempio da seguire, quasi una sorta di «guru laico» in grado di fare breccia nel cuore delle persone al punto da meritare un funerale di stato nella natìa Rhode Island.

La spiegazione, in realtà, è semplice quanto intrigante: per i milioni di persone che negli anni hanno seguito le sue avventure, Frank Caprio ha rappresentato l’incarnazione stessa della gentilezza e della compassione, giungendo a rivestire i panni del mentore ideale. Dal suo seggio di giudice nell’aula del tribunale di Providence, scenario di ogni puntata del reality, Caprio ha infatti assistito al passaggio di un incredibile campionario umano: centinaia di persone, di tutte le età ed estrazioni sociali, che si trovavano a presentarsi davanti a lui come imputati per innumerevoli violazioni minori, soprattutto relative al codice della strada.

Di fatto, il miracolo si riproponeva con ognuno di loro, poiché, con rara sensibilità ed empatia, il Giudice sembrava in grado di «radiografare» all’istante chiunque si trovasse di fronte, riuscendo nella non semplice impresa di afferrare, in appena pochi minuti di conversazione, quali fossero le reali circostanze – personali, psicologiche, economiche – del malcapitato di turno, nonché le difficoltà con cui questi doveva quotidianamente combattere.

In tal modo, il giudizio finale risultava invariabilmente soffuso di grande comprensione e delicatezza – al punto che riesce davvero difficile riportare alla mente anche solo un imputato che sia mai stato duramente punito o redarguito da Caprio. E sebbene ciò si possa in parte attribuire alla selettiva «magia della televisione», è altrettanto vero che la particolare forma di giustizia amministrata dal Giudice ha lasciato un segno profondo sulla psiche di moltissimi spettatori, fungendo da ispirazione per innumerevoli aspiranti emuli, letteralmente formatisi alla «scuola della compassione» di Frank Caprio.

Un insegnamento che ha attecchito con inaspettata forza nella mente e nel cuore di una considerevole fetta di umanità, la quale lo scorso agosto si è stretta, sia fisicamente sia virtualmente, intorno alla famiglia Caprio per l’ultimo saluto a un uomo che ha avuto un effetto tanto profondo sulle vite di molti.

In fondo, questo non fa che dimostrare come il lascito di Frank non consista soltanto nel messaggio da lui trasmesso a parole – ovvero, nel suo invito a essere sempre gentili e compassionevoli verso gli altri –, quanto piuttosto nel fatto che, per tutta la vita, il Giudice abbia vissuto questi precetti fino in fondo, incarnandoli con tale sincerità da poter offrire un esempio davvero autentico e costruttivo a tutti i suoi ammiratori.

Soprattutto, l’innegabile amore che ha circondato, e tuttora circonda, quest’uomo sembra suggerire che qualcosa stia davvero cambiando, nelle priorità di una società occidentale per molti versi piuttosto fredda e distaccata. Sì, perché forse la gentilezza e la compassione possono davvero tornare a rappresentare qualcosa di irrinunciabile: un valore assoluto, che sia la misura non solo di un singolo uomo, ma anche dell’intera società che lo contiene e rappresenta.