Dal mito di

by azione azione
15 Settembre 2025

Adrenalina: lo skateboard ticinese ha da oggi un nuovo spazio di svago Al Macello, inaugurato mentre esce il documentario RSI

Thrashin’ – Corsa al massacro. Chi ha già qualche capello grigio, forse questo titolo se lo ricorderà. In qualche soffitta, anche ticinese, una copia di quel film del 1986 a cura di David Winters ci sarà ancora. E forse in diversi, alle nostre latitudini, avranno iniziato a skateare in un vago tentativo di impersonare Corey Webster. Perché, in fondo, è proprio negli anni immediatamente successivi all’uscita di quel film che anche in Ticino ha iniziato a prendere piede la «tavola a rotelle». Dunque ben prima che lo skateboard venisse ammesso nel bouquet delle discipline olimpiche (cosa avvenuta a Tokyo nel 2021).

Lo skateboard non è però solo e unicamente competizione e medaglie. È, prima ancora di tutto questo, una forma di espressione. Di libertà e di creatività, che si manifesta attraverso una serie di combinazioni «che ti fanno anche correre parecchi brividi lungo la schiena», assicura Mattia, mesolcinese oggi 41enne, che negli anni Novanta ha scoperto la sua passione per questo sport: «Proprio in questi giorni mi è capitato fra le mani uno scontrino di uno dei mei primissimi acquisti legati allo skateboard: portava la data del 1996. A quell’epoca avevo 11-12 anni. A spingermi su questa strada era stato un compagno di qualche anno più vecchio di me con cui frequentavo la palestra per gli allenamenti di basket. Così, dopo un corso di una settimana di basket, son tornato a casa dicendo ai miei genitori che… volevo uno skateboard».

Ma a quel tempo non c’erano ancora parchi dedicati: «Ogni piazza, ogni spigolo o corrimano poteva rappresentare un potenziale spot. A Roveredo, c’era ad esempio la vecchia lavanderia, anche se ogni volta dovevamo mettere in conto le proteste della gente di lì: se ci andava bene, solo a (male)parole, se ci andava male, anche con qualche sputo».

Mattia è anche uno dei molti testimonial protagonista del documentario Skate Borders – Storie di Skater nella Svizzera italiana (nato da un’idea di Pablo Creti, diretto da Nick Rusconi e prodotto da Andrea Sala) realizzato dalla RSI e proposto in anteprima durante l’inaugurazione dello Skatepark di Mendrisio, che ha avuto luogo lo scorso 5 settembre. Struttura, quella nata nell’area di svago Al Macello, a cui gli appassionati di questo sport hanno anelato e che hanno atteso per oltre un decennio e che finalmente proprio hanno potuto provare in prima persona.

Il nuovo documentario RSI offre uno spaccato del Ticino su rotelle dell’ultimo trentennio, narrato dalla voce di parecchi dei protagonisti di quella scena. In Skate Borders c’è anche Lara, ventisettenne luganese praticamente… cresciuta con la tavola sotto i piedi: «Anche se ora ho dovuto forzatamente lasciarla da parte, dopo il mio terzo infortunio al ginocchio, capitato un anno e mezzo fa circa. Colpa dello skate, ovviamente. Spesse volte, dopo una caduta o un infortunio, mi sono detta  “Basta, adesso smetto”. Purtroppo, o per fortuna, alle parole non ho però mai fatto seguire i fatti. Sono cresciuta proprio di fronte allo Skatepark di Lugano, quindi per me andarci nel tempo libero era qualcosa di naturale».

Prima gli allenamenti di pallanuoto a Trevano e poi lo shopping con la mamma. Sempre passando davanti allo Skatepark di Lugano, che Kevin fin da piccolo guardava con occhi sognanti. Finché… «Finché un giorno, stanco di vederlo semplicemente sfilare via dal finestrino dell’auto, in quello Skatepark ci sono entrato. È subito scattata la scintilla; anche ora, da ventisettenne, quell’entrata la varco appena posso. Lo skate non è solo uno sport: rappresenta uno stile di vita, un modo di socializzare. Col mio gruppo, i Warriors, abbiamo portato avanti diversi progetti, trovando uno spazio tutto nostro nella scena underground di Lugano: siamo un po’ come una grande famiglia».

«Ho cominciato ad andare in skate a 11-12 anni» racconta Samuele, oggi 33enne. «Vicino a dove abitavo c’era un ragazzo un po’ più grande di me che ci andava, e ne ero affascinato. Vedendo la mia brama, il portinaio del palazzo mi ha allora proposto di riordinare il ripostiglio delle bici in cambio di una tavola che tanto mi piaceva. Quello stesso giorno, appena rincasato, la prima cosa che ho fatto è stata riordinare il sottoscala. Ed eccomi qui…». Samuele è un momò DOC, e dunque attendeva con ansia la realizzazione dello Skatepark di Mendrisio: «È il coronamento di un sogno per il quale abbiamo lottato per anni, di cui potremo beneficiare noi ma anche le generazioni di skater che seguiranno la nostra».

Yari, classe 1979, è quello che si potrebbe definire, e così infatti si definisce lui stesso, «uno della generazione di mezzo. Approdato al mondo dello skateboard dopo il primo boom, ma prima che in Ticino aprisse il primo Skatepark. Thrashin’? Eccome se lo ricordo! Per gli amanti del genere rappresentava un cult: ha ispirato parecchi giovani. Me compreso. La nostra generazione è stata la prima in cui i più bravi potevano contare sulle sponsorizzazioni e che ha visto nascere competizioni internazionali e riviste specializzate. Io con lo skate mi sono divertito e ho anche girato il mondo. Lo skateboard ha un denominatore comune, che è la libertà, e tante forme per esprimerla. Inizialmente, anche per forza di cose, quando non c’erano ancora le infrastrutture, questa libertà si manifestava con il core, che in parole semplici consisteva nello skateare in strada, su muretti o corrimano, scappando da chi cercava di fermarti. Poi è arrivata la parte più competitiva, con i contest e i vari campionati, Olimpiadi comprese».

Nico, invece, è una sorta di… ex della tavola: «I miei anni d’oro sono quelli compresi tra il 1995 e il 2002, suppergiù. Io sono mesolcinese, ma per coltivare la mia passione su rotelle mi spostavo spesso nel Locarnese. A quei tempi di strutture specifiche in Ticino non ve n’erano: era tutto molto street. Poi, con gli anni, le cose, e anche le mentalità, sono cambiate. Nel Locarnese è ad esempio arrivato lo Skatepark alla Siberia, sorta di precursore di tutto, benché fosse un’installazione solo stagionale. E con l’apertura dello Skatepark di Lugano l’intero movimento ha guadagnato popolarità». La citata apertura dello Skatepark di Mendrisio, dovrebbe dare ulteriore slancio al… Ticino delle rotelle.