I felici impiegati nel turismo

by Claudia
11 Marzo 2024

Chiedimi se sono felice. Tra i lavori più strani in circolazione, c’è chi si occupa di rilevare la soddisfazione dei dipendenti. Per esempio EngageRocket è una piattaforma digitale che elabora ricerche sulla felicità degli impiegati (Employee Happiness Index Survey). Tra le variabili considerate troviamo naturalmente il salario e i benefit, ma anche le condizioni di lavoro, la sicurezza del futuro, le opportunità di crescita professionale e le relazioni coi colleghi. Non sono dettagli: per il 43% degli intervistati il lavoro è la principale fonte di gratificazione nella vita. E naturalmente le aziende con dipendenti soddisfatti hanno un migliore livello di produttività, un minore turnover e soprattutto utili decisamente più elevati delle altre (+147%).

Un’altra società, BambooHR, ha considerato invece le diverse attività settore per settore. Nell’insieme ha rilevato un generale e sempre più rapido calo di soddisfazione negli ultimi quattro anni (‒10% dal 2020). In questo caso si fa riferimento al mercato americano, ma molte conclusioni hanno un valore più ampio. I dipendenti più scontenti sarebbero nella tecnologia e nel no profit, i più appagati in edilizia, viaggi e istruzione.

Il turismo in particolare ha registrato l’incremento maggiore, passando dal quinto al secondo posto. Va detto che la situazione poteva solo migliorare. Negli scorsi anni i dipendenti dell’industria turistica hanno dovuto sobbarcarsi quasi solo compiti ingrati: gestire clienti pieni di dubbi e paure, cancellare o posticipare viaggi, disporre rimborsi. E anche quando si è ricominciato timidamente a viaggiare, hanno dovuto controllare il rispetto di impopolari protocolli sanitari. Anche così la maggior parte ha preferito restare al proprio posto, finché è stato possibile; ci sono stati più licenziamenti che dimissioni in vista di un nuovo lavoro.

Adesso però soffia un vento nuovo. La fine delle restrizioni legate alla pandemia e la vigorosa ripresa dei viaggi (Revenge Tourism) hanno generato un crescente ottimismo. Dopo tutto, al di là delle contingenze, lavorare nel turismo piace. Probabilmente aiuta anche un’immagine sociale positiva. Tutti hanno qualcosa da chiedere a un agente di viaggio quando lo incontrano, per esempio a una festa. E ognuno è felice di dare consigli, attingendo alle proprie esperienze in giro per il mondo.Nonostante queste buone premesse, il futuro è incerto. La ripartenza a razzo del settore richiederebbe il ritorno dei vecchi impiegati e nuove assunzioni su ampia scala. In Italia, per esempio, il turismo è al secondo posto tra i settori più attivi nella ricerca di personale, secondo la FIPE (Federazione italiana Pubblici Esercizi). Del resto prima della pandemia il turismo assicurava un posto di lavoro su dieci nel mondo: 320 milioni di occupati, con una notevole percentuale di donne e giovani. Ora potrebbero essere anche di più, ma la pandemia è stata una tempesta perfetta.

In tempi normali il turismo è elastico, resiliente. Se un Paese attraversa un momento difficile, un altro prende il suo posto e sempre nuove destinazioni si affacciano sul mercato. Solo una crisi sanitaria globale ha potuto arrestarlo completamente. Adesso però chi, nonostante la buona volontà, ha dovuto cercare impiego altrove non è detto che torni. Inoltre gli stipendi nel turismo sono comunque bassi, molti impieghi sono precari o stagionali e formare nuove figure non è facile né rapido.

Anche i lavoratori sono cambiati in questi anni. Se in passato chiedevano soprattutto la possibilità di mettersi in gioco per fare carriera e guadagnare, dando in cambio una disponibilità quasi illimitata, ora sono più attenti alla qualità della vita, alla flessibilità degli orari, al tempo libero. Le difficoltà di reclutamento sono maggiori soprattutto nel settore dell’ospitalità, dove oltretutto manca la motivazione legata alla possibilità di viaggiare.

Oggi molti dipendenti del settore alberghiero si dividono tra due impieghi e due stagioni: per esempio estate al mare e inverno in montagna. Ma gli incastri sono incerti e faticosi. La creazione di impieghi stabili, su base annuale e con stipendi migliori, resta la vera sfida da cogliere: per avere dipendenti soddisfatti.