Negli scorsi giorni, la consigliera federale Viola Amherd, direttrice del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport, ha annunciato che il Governo avrebbe stanziato un credito di soli 4 milioni di franchi a sostegno dell’organizzazione dei Campionati europei femminili di calcio, in agenda nel 2025 nel nostro Paese. Rabbia e delusione sono stati i sentimenti di coloro che si aspettavano di più.
Accordi ufficiosi parlavano di una forchetta tra i 15 e i 30 milioni di franchi. Comunque briciole, se messi in relazione al budget annuale della Confederazione. Sono tempi duri per le casse federali, bisogna fare delle scelte oculate, ha sostenuto la ministra. Ciò comporterà dei tagli dolorosi, soprattutto nella promozione dell’evento in casa e all’estero, hanno ribadito i dirigenti dell’Associazione svizzera di football. È un tema di grande attualità . Anche nella ricca Svizzera. Se i governanti dovessero agire con lo sguardo di chi deve fare quadrare i conti a fine anno, potrebbero essere a rischio anche i Mondiali di sci alpino affidati a Crans Montana nel 2027. E non si vede come possa avere delle chances di essere accettata la candidatura svizzera ai Giochi olimpici invernali caldeggiata da Swiss Olympic.
Ne sappiamo qualcosa in Ticino. Lo scorso anno il Consiglio di Stato ha negato un credito di 5 milioni di franchi per l’organizzazione nel nostro Cantone del Grand Départ del Tour de France. I 5 «saggi» hanno indossato il completo giacca-cravatta del contabile, e hanno focalizzato un orizzonte vicino. Che sia a causa del decreto votato dal popolo, che predica il pareggio dei conti dello Stato entro il 2025, o che sia per altre ragioni, sta di fatto che il progetto è naufragato, anche se la cordata interessata a portare sulle nostre strade il terzo evento sportivo più seguito al mondo, sembra non aver riposto definitivamente le sue ambizioni. Se quel giorno, a Palazzo, avessero indossato il «cashmirino casual» da coraggioso imprenditore, l’orizzonte avrebbe travalicato le pagine contabili dei prossimi due o tre anni, e avrebbe forse consentito di capire come mai, in Francia, regioni e comuni fanno a gara per ospitare sulle loro strade la carovana della Grande Boucle.
È un enorme circo itinerante di circa 5mila persone, alle quali si aggiungono parenti, amici, tifosi. Calcolando che il Grand Départ prevede una permanenza di sei giorni, si sarebbero potuti preventivare almeno 50mila pernottamenti da Airolo a Chiasso. E questo con persone disposte a spendere anche 200, 300 e più franchi a notte senza batter ciglio. Aggiungiamo cibo, shopping, serate nei locali, passaparola ad amici e conoscenti una volta rientrati a casa. Non male come indotto. Vogliamo parlare del ritorno d’immagine? Le riprese del Tour de France sono il top di una produzione televisiva. A France Télévision sono dei maestri nel creare un cocktail magico tra la corsa più seguita al mondo e tutte le meraviglie del suo paesaggio. Ai commentatori televisivi di tutto il globo viene consegnato un librone con un’inimmaginabile serie di informazioni relative alle località toccate dalla Grande Boucle. Qualora il Tour giungesse dalle nostre parti, non ci stupiremmo di sentire il commentatore danese, ruandese, australiano o cinese parlare della tal realizzazione di Mario Botta, dei Castelli di Bellinzona, della farina bona o dei Merlot barricati del Mendrisiotto. Insomma non c’è una vetrina più seducente del Tour de France, al punto che i suoi organizzatori sostengono che per ogni euro investito, si ottiene un ritorno sette volte maggiore.
Purtroppo, noi che abbiamo la fortuna e il privilegio di vivere in un Paese incantevole, non lo abbiamo capito e continuiamo a puntare le telecamere della SRG solo sulla corsa. Peccato. Non voglio nascondere il fatto che i grandi eventi sportivi si portano appresso anche problematiche di ordine etico e ambientale. Ne avevamo accennato pochi mesi fa in questa rubrica e ribadiamo che è fondamentale prenderle in considerazione. Tuttavia, continuare a non capire quanto queste manifestazioni, se organizzate in modo oculato, possano portare benefici enormi, equivale a un’autogol spettacolare all’incrocio dei pali, che neanche il più gatto dei portieri riesce a salvare.