Federale Lugano, Pregassona, Viganello, Molino Nuovo, Bellinzona, Momò Basket, Sav Vacallo, Sam Massagno. Nella serie A maschile di pallacanestro sono rimasti I Lugano Tigers e la Sam Massagno. Club tradizionalmente vincente il primo. Club formatore in corsia di sorpasso il secondo. Società accomunate da due caratteristiche fondamentali. La straordinaria passione di chi da decenni tira il carro, e l’eterna lotta per far quadrare i conti. Ai tempi del boom del basket cantonale, nel pieno degli anni Settanta, c’erano soldi ed entusiasmo. Me lo hanno ricordato i due presidenti. Quello dei Tigers, Alessandro Cedraschi, a quei tempi era protagonista sui parquet. Il suo omologo della Sam Massagno, Fabio Regazzi, era semplicemente un appassionato che ricorda le grandi firme che giocavano accanto o contro il suo collega-rivale. Chuck Jura, Manuel Raga, Charlie Yelverton, John Fultz. Sono solo alcuni esempi di chi aveva lasciato i palazzetti più prestigiosi d’Italia per venire a giocare da noi. «Ma allora, ricorda Cedraschi, giravano ingaggi da 30 a 50mila franchi al mese. Oggi giungono prevalentemente americani di seconda o terza fascia che non trovano una sistemazione migliore e che si accontentano di cifre attorno ai 2500 franchi mensili».
Eppure, in città e in collina, si guarda avanti, cercando di aggrapparsi alla risorsa più importante e più salvifica: il settore giovanile. I due club, insieme, possono vantare un movimento di oltre 700 ragazzi. Per i Tigers, che attualmente navigano in acque finanziariamente meno quiete, si tratta di una conditio sine qua non.
«Manca l’entusiasmo di un tempo» confessa Cedraschi. «Quando c’erano quattro squadre luganesi in serie A, l’hockey non aveva l’appeal degli ultimi decenni. E il calcio era sceso nella hit parade del gradimento, dopo i fasti del Grande Lugano dell’era Prosperi-Luttrop-Brenna. Per noi non fu difficile costruire un clima di incredibile entusiasmo».
Se è difficile immaginare un ritorno all’Eldorado di un tempo, è addirittura impossibile ipotizzare una pallacanestro dalla chiara connotazione professionistica. Il bacino d’utenza è scarso. Le risorse pure. Il richiamo delle altre discipline sportive è incantatorio. Quei pochi giovani che riescono a emergere lasciano il Cantone. Per studiare. Oppure, se ci sanno fare, anche per giocare a basket.
«Nonostante tutto ciò – sottolinea Regazzi – non riuscirei a immaginare oggi una serie A con una sola squadra ticinese. So che la penuria di mezzi è una spada di Damocle che pende costantemente su noi dirigenti. Non è un caso che con regolarità disarmante, ogni anno c’è una società che getta la spugna. Recentemente è capitato al Boncourt, già campione svizzero, e allo Swiss Central. Ma il Derby con i Lugano Tigers ci offre quantomeno l’illusione che l’interesse possa essere rilanciato».
Ma è storia di poche sfide di campanile. Nelle altre partite, pare impossibile riempire dei palazzetti, che di per sé non sono enormi. E questo nonostante la Sam si sia consolidata come seconda forza del campionato alle spalle dell’Olympic Friburgo. In riva alla Sarine, il calcio è una cosiddetta quantité négligeable. Il basket convive amorevolmente con l’hockey, al punto che Olympic e Gottéron sono amati e considerati come un vanto cittadino.
Cedraschi si aggrappa al progetto del Polo luganese dello sport e degli eventi, che prevede anche la costruzione di un impianto multifunzionale da 4mila spettatori. Non è facile ipotizzare cambiamenti epocali. C’è il rischio che si possa arrivare a percepire chiaramente l’urlo di ogni singolo spettatore con il classico effetto-cattedrale. Facciamo gli scongiuri. E soprattutto gli auguri, affinché la passione sorregga i due presidenti, e li induca a non mollare, nonostante le difficoltà finanziarie, nonostante la fragilità dei vertici federali, nonostante la consapevolezza dei passi enormi che anche la classe arbitrale dovrà intraprendere per essere all’altezza di uno sport veloce e difficile da interpretare nelle sue finezze. A beneficiare del loro amore, della loro passione e di coloro che camminano accanto a loro, saranno soprattutto le centinaia di ragazzini coinvolte nel movimento. Il riuscire a garantire continuità in questo senso sarà già una vittoria.