L’invenzione delle casalinghe

by Claudia
2 Ottobre 2023

Se si dovesse fare un rapido sondaggio su quale libro nel 1861 sia riuscito a vendere 68’000 copie in un solo anno per poi passare attraverso innumerevoli edizioni fino a essere in print ancor oggi, la Bibbia stessa farebbe – credo – una magra figura, così come le saghe di Tolkien o Harry Potter, entrambe ben lontane dall’essere concepite.

Mrs Beeton’s Book of Household Management, noto anche come Mrs Beeton’s Cookery Book – nell’edizione italiana corrente Il libro di Mrs Beeton. Saggi consigli domestici per la perfetta gentildonna fu pubblicato a Londra il primo ottobre 1861. Non era il primo libro del suo genere. Intendiamoci, che anzi molte ricette derivate da pubblicazioni precedenti ma meno fortunate vi trovarono zitte zitte rifugio e gloria imperitura (a chi gridò al plagio fu risposto che un cavolo bollito è ohibò un cavolo bollito anche senza diritti d’autore). Fu però il primo a rendere il suo editore – nella persona del Samuel consorte della Signora Beeton – ricco all’istante. Oltre le 68’000 copie del primo anno, nel 1868 le vendite furono due milioni di copie. L’autrice morì nel 1865, ma il volume continuò ad arricchirsi di nuovi capitoli che a loro volta producevano nuove edizioni. Nel 1907 contava 74 capitoli, tutti più o meno riccamente illustrati nel corso di più di duemila pagine. Insomma, un autentico mattone la solidità del quale ha permesso – grazie anche a una miriade di imitazioni nazionali – la crescita di una vera e propria «civilizzazione borghese delle casalinghe» in tutta Europa. Non ridano pertanto coloro che sostengono che il libro più breve del mondo sarebbe proprio quello della cucina inglese. Pregiudizio puro: l’edizione del 1906, con le sue 2056 pagine (al netto della pubblicità) riportava 3931 ricette e qualcosa al di là del record dovrà pur salvarsi – o no?

L’interesse antropologico di un siffatto volume si estende ben al di là di un’etnografia del gusto e della crapula. Questo perché attorno a patate bollite a morte, cavoli insipidi e innumerevoli tiepide salsine a base di dado, cresce un’enciclopedia di maniere, usi e costumi dello stare a tavola allineati e coperti conversando senza accavallarsi (e senza – orrore! – ubriacarsi) che si lascia leggere come un regolamento di disciplina del crescente/possente esercito imperiale laico e borghese.

Le prime cento pagine dell’editio princeps del 1907 esordiscono con la descrizione di doveri e maniere della Padrona di Casa in quanto ospite e cuoca. Seguono suggerimenti relativi all’armamentario della cucina, la scelta dei prodotti al mercato e i primi rudimenti della cucina. Dal capitolo 7 al 38 troviamo ordinate per tema e ingredienti mille pagine di ricette inglesi seguite come in una carica di cavalleria da un capitolo sull’arte di tagliare al tavolo le carni con la descrizione dell’armamentario necessario a non spargere eccessivo sangue/sugo nella foga del momento decisivo del pranzo/cena (compito che peraltro ancor oggi nelle ultime case inglesi dove ancora si osserva il bon ton Beetoniano spetta al Padrone di Casa il quale volteggia sciabola e acciarino rigorosamente coram populo che spesso applaude discreto: si fa così). Seguono poi, proprio come al termine di una battaglia, ricette per la cucina degli ammalati e istruzioni sulla produzione di dolciumi, marmellate e confits. Negli otto capitoli dedicati alla gastronomia esotica troviamo financo la cucina canadese accanto a quella australiana e sudafricana – e altre più nobili istanze. Tutto tace per quanto riguarda la cucina italiana, forse allora ancora tramandata oralmente da nonne analfabete e gelose. Non un accenno ai grandi trattati dei cuochi italiani del Rinascimento (l’Artusi era uscito solo nel 1891 e con le sue sole 790 ricette avrebbe sofferto digiuno di vendite prima di affermarsi).

Insomma, l’opera di Mrs Beeton va letta come un manuale di antropologia applicata. Nelle sue stesse parole lo scopo era quello di consolidare la famiglia coniugale delle nascenti classi medie attorno al desco domestico. Una buona qualità del cibo salvaguardia non solo la salute e lo stipendio del marito, del quale la Madre di Famiglia stava divenendo almeno in parte l’Amministratrice delegata, ma qualifica anche lo status del nucleo famigliare sul borsino del decoro sociale. Richiama anche il marito al desco domestico evitando gli eccessi dei pasti al club o in taverna: la pacchia della cena per soli gentlemen servita da cameriere rassegnate/generose è finita.