Colorado, l'Olanda d'America

Nello stato delle montagne rocciose si può acquistare la marijuana come un caffè a Starbucks. Piantagioni industriali, turismo della cannabis, pioggia di dollari: è il nuovo sogno americano dell'erba legalizzata a uso ricreativo, recentemente seguito anche dalla California
/ 15.05.2017
di Xavier Filliez. Foto di Didier Ruef

«Cheese Power», «Kurple Fantasy», «Jackie White»: sono i nomi esotici dei prodotti a base di marijuana, esposti sui banchi di vendita nel coffee shop di Medicine Man a Denver, il più grande del Colorado, situato vicino a un impianto di imbottigliamento Nestlé. Il negozio rappresenta solo l'ultimo gradino di una scala di produzione della cannabis che ormai ha assunto proporzioni industriali. 

Il vero business si trova infatti dietro le quinte, non sui banconi di vendita. Duemila metri quadrati di magazzini, bombole di CO2, condizionatori d'aria di marca tedesca che climatizzano le stanza di fioritura, 30.000 dollari al mese di elettricità per alimentare centinaia di luci accecanti che simulano la primavera. Ovunque i cartelli ammoniscono che è «vietato fumare».

Pete Williams, la guida che ci ha mostrato il «retrobottega», ci sorride: non perché è in uno stato di ebbrezza da THC, (delta-9-tetraidrocannabinolo), il prodotto chimico che causa gli effetti psicotici della marijuana. Ha ben altri motivi per farlo. L'azienda che ha fondato con il fratello Andy investendo 600mila dollari con un prestito della loro madre, ha 80 dipendenti e nel 2014 ha chiuso con un fatturato di 9 milioni. 

«Stiamo realizzando il sogno americano», commenta Pete sorridendo e annusando una lattina di «Girl Scout Cookie», «il meglio del meglio», 12.800 dollari al chilo. «Quando gli chiediamo quanta marijuana stocca nel suo deposito prima di esporla per la vendita, Pete Williams strabuzza gli occhi e risponde: più o meno fino 136 chili. A 4000 dollari al pound (circa mezzo chilo) siamo sui 120mila dollari, ossia 1,2 milioni di dollari». 

Dopo avere legalizzato la marijuana ad uso terapeutico nel 2000, il Colorado è stato il primo stato americano che dal 1. gennaio del 2014 ha aperto il mercato ricreativo e non semplicemente medicinale in seguito a una votazione popolare. Basta avere 21 anni per andare in uno dei tanti negozi o coffee shop del Colorado e comprare fino a un oncia – 28 grammi – (mentre i non residenti possono acquistare fino a un quarto di oncia per ogni acquisto) di erba pura, di sigarette al vapore o di caramelle alla marijuana. 

Nei coffee-shop locali la vendita dei prodotti commestibili a base di cannabis sta diventando sempre più popolare e si può consumare sotto varie forme: cioccolatini, caramelle, pipe ad acqua (il tutto può contenere un massimo di 100 mg di THC per prodotto, il 90 per cento di THC). La visita guidata a Medicine Man si svolge come una gita scolastica al museo o un viaggio di turisti all’estero. Selfie e risate davanti alle piante di Marie-Jeanne. Nel gruppo insieme a noi c’erano una coppia in luna di miele, giovani del Nebraska  dove si coltiva mais e non cannabis, un giardiniere del Texas, un sessantenne che voleva provare di nuovo dopo anni di astinenza.

Secondo alcuni il proprietario, Pete Williams, è lo Steve Jobs della marijuana, che senza timore di esprimere un luogo comune dice di dormire molto bene la notte perché sa che il commercio di cannabis non fa del male a nessuno. «Se vendessi vodka, spiega, non dormirei sonni tranquilli perché l'alcool causa gravi problemi sociali. Mentre i fumatori di marijuana mangiano patatine, guardano la Tv e non picchiano le mogli».

Al municipio di Denver, Ahsley Kilroy, incaricata di applicare le norme relative alle leggi sulla marijuana nella «Mile High City», ha un approccio molto più prosaico verso l'industria. Ricorda che il 66 per cento dei cittadini di Denver ha accettato la modifica della Costituzione, ciò significa che l'amministrazione e la politica non sono state in alcun modo le artefici di questa rivoluzione verde che si preannuncia oltretutto molto proficua per le casse dello stato.

Nella città di Denver infatti turismo e economia sono ripartiti alla grande. La città di Denver ha raccolto 8,62 milioni di dollari fino all'ottobre 2014 in tasse sulla vendita di cannabis. L’industria della marijuana del Colorado ha avuto un fatturato diretto – senza contare i benefici del turismo, i ristoranti ecc., di circa 700 milioni di dollari nel 2014, stando alle stime ufficiali. Le tasse sulla marijuana, che in certi casi arrivano fino al 40% e che vanno a costruire scuole e altri progetti sociali, hanno già portato circa 80 milioni nelle casse dello Stato. 

Secondo uno studio recente il fatturato della marijuana legale negli Stati Uniti è stato di 1,53 miliardi di dollari e potrebbe superare quello della NFL (National Football League, 10 miliardi) entro il 2020. Ashley Kilroy ci tiene inoltre a sottolineare che sono stati creati 37 posti di lavoro nel settore dei servizi del comune per gestire le licenze, il monitoraggio delle piantagioni, le norme sanitarie concernenti i prodotti alimentari a base di  THC (possono contenere un massimo di 100 mg di THC per prodotto, il 90 per cento di THC), la gestione dell'elettricità, ecc. Lo stato del Colorado, spiega, sta raccogliendo tutti gli studi che sono stati fatti nel mondo per capire i rapporti fra cannabis e salute pubblica. Alcuni programmi di prevenzione nelle scuole sono già finanziati con il denaro della marijuana a Denver: «Sappiamo per esempio che i giovani fanno la loro prima esperienza con l'alcol e con le droghe fra le 3 e le 5 del pomeriggio. Ci vogliono programmi di doposcuola».

La legge in Colorado vieta il consumo di erba negli spazi pubblici, incluse strade e parchi e in tutti i posti visibili dall'esterno (compresi i balconi degli hotel). Un'ondata di nuovi alberghi, da Aspen a Denver, si sta però prontamente organizzando con una percentuale del 25% di stanze in cui è permesso fumare (erba compresa). Secondo una statistica forse più interessante, perché dà un’idea della richiesta, è che il numero di negozi è raddoppiato da 156 a più di 300 nello spazio di dodici mesi. I coffee-shop stanno diventando sempre più popolari.

Qui a Denver è più che mai stridente l'ipocrisia intorno alla marijuana: si può essere tossico in uno stato e paziente in un altro, nonostante le leggi favorevoli e i benefici economici che l’esempio del Colorado sta portando. Stati vicini come il Nebraska e l'Oklahoma perseguono il Colorado perché la legalizzazione della marijuana provoca il traffico di erba importato dal Colorado. E anche a livello di federazione vi sono evidenti contraddizioni: in tutti gli stati, tranne Washington, Alaska, Oregon e California, si rischia di finire in prigione per un po' di erba.